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Rinasce il Mulino sul Po darà luce a case e scuole

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L’esperimento realizzato a Mezzani (Parma): è il primo in Europa La corrente farà muovere le pale fornendo energia tutto l’anno

Fonte: La Repubblica

Autore: JENNER MELETTI

Arrivano anche i bambini, a guardare lo strano mulino del Po. «Papà, sembra un carro armato, con tutti quei cingoli». Il papà è preparato come una guida ai musei. «Vedi, quelle pale vengono mosse dalla corrente e con una puleggia fanno girare un pignone che muove un motore… E così il Po ci dà anche la luce elettrica». Tronchi, bidoni di ferro, taniche di plastica e schiuma sporcano le acque arrivate dalle montagne piemontesi e anche dall’Appennino, perché il torrente la Parma entra nel grande fiume trecento metri prima del mulino. «Io credo — dice il sindaco di Mezzani, Romeo Azzali — che costruire una cosa come questa sia un atto di riconciliazione, fra la gente e il fiume. Il Po ci ha dato tanto, in passato. Ma ci sono state anche le piene disastrose. Molta gente se n’era andata, dopo la devastazione del 1951. Nel 2000 il fiume è arrivato all’argine maestro ed è tornata la paura. Adesso abbiamo rinforzato gli argini, ci sentiamo più sicuri. E possiamo tornare a parlare con questo nostro amico, dopo tanti anni di diffidenza».
Il nuovo mulino del Po sembra davvero un carro armato. Ventuno pale fatte girare dalla corrente danno energia a un motore in grado di produrre almeno 20 KW. Potranno illuminare un paio di scuole o una decina di case. «Per ora — dice il sindaco — è un esperimento. Ma è importante perché in Europa nessuno ha costruito un impianto come questo, che produce energia pulita con energia pulita. Non c’è bisogno di dighe, di canaloni, di cemento. È per questo che quando sono venuti da me gli inventori di questo “mulino elettrico” e hanno chiesto di metterlo nella nostra acqua, ho detto subito sì».
Il mulino è stato messo nel Po la settimana scorsa e poi è stato riportato sulla riva per essere “calibrato”. «Tornerà in acqua al più presto e più leggero. Adesso pesa 15 tonnellate». Valter e Wolfango Abelli, padre e figlio, sono gli inventori del mulino che fa luce. «Ci ho lavorato due anni — dice il padre — cercando un progettista e un finanziatore. Il progettista l’ho trovato subito ed è il perito Riccardo Camellini, esperto di macchine per luna park. In fondo, il nostro mulino somiglia a una montagna russa. Alla fine ho trovato anche il finanziatore: me stesso. Centocinquantamila euro già spesi, ma da sempre ho nella testa l’idea di sfruttare questa enorme massa d’acqua che scende a valle senza essere utilizzata.
È una ricchezza che ci sfugge. L’energia idroelettrica è già usata in montagna, ma là occorrono dighe e altri sbarramenti: qui l’ambiente resta intatto, non si crea nessun ostacolo, nemmeno per i pesci».
C’erano migliaia di mulini, un tempo, sul Po. «L’idea l’ho avuta — racconta Valter Abelli — pensando proprio a quelle macchine che macinavano grano e mais. Quelli avevano però una sola pala mentre io ho voluto mettere tante pale in filiera, per raccogliere più energia». Il mulino è sostenuto da quattro grandi galleggianti in metallo. «Per trovare il giusto equilibrio — dice il tecnico Riccardo Camellini — e bilanciare la macchina, metteremo un po’ d’acqua nei galleggianti, come si fa sui sommergibili». Ci sono griglie che proteggono il mulino da tronchi galleggianti e altri detriti. «Già nelle prime ore di prova abbiamo capito che servono griglie anche sotto il pelo dell’acqua ». Il mulino è ancorato a un “plinto”, un blocco di cemento e acciaio, del peso di 150 quintali, messo sul fondo del fiume. «È legato con una catena da nave. Quando ci sono le magre, la macchina si appoggia da sola al fondo del Po, sui propri “piedi”».
Arrivano anche gli anziani, in riva al fiume. Sono nati tutti qui intorno, in queste terre che hanno cominciato ad emergere solo dopo il 1.300. Ricordano bene quando si andava al fiume per “trovare la cena”. «Si metteva una nassa per le tinche o le anguille, si usava una lenza o si andava a pescare il pesce gatto con le mani, nell’acqua bassa delle lanche». Adesso ci sono soprattutto i siluri e grande Po è pieno di rifiuti.
«Io so bene — dice il sindaco Romeo Azzali — che Regioni ed Asl fanno i controlli sull’inquinamento ma paradossalmente noi sindaci che siamo sulle rive non veniamo informati. Ci diamo comunque da fare, per fare pace con il fiume. Abbiamo costruito un piccolo pontile, come Comune abbiamo una barca, il Sorriso, per le gite sul fiume. Qui a fianco c’è la Parma Morta, antico alveo del torrente diventato una splendida oasi con aironi, pernici e farfalle rare. C’è anche un acquario, con sedici vasche, con tutti i pesci che una volta erano nelle nostre acque. Siamo riusciti a trovare anche uno storione, purtroppo non in una nostra lanca ma in un allevamento. Puntiamo sul piccolo turismo, soprattutto sui bambini delle scuole. Abbiamo costruito anche una casetta di legno, con un bar e un ufficio, che in caso di piena si solleva sull’acqua».
La casetta è a pochi metri dal mulino. «Sarà un’attrazione in più, questa macchina che non fa rumore, non inquina e ci dà luce. Darsi appuntamento qui in riva è come dare la mano al nostro Po, un amico ritrovato».