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Riforma dell’Emission Trading anticipata al 2017?

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Il Parlamento Europeo discute sul futuro del mercato delle emissioni Inquinanti

Fonte: Rinnovabili&Territorio

Autore: Redazione

Più che un confronto sembra uno scontro quello in corso  tra ambientalisti e industria all’Europarlamento sul futuro del mercato delle emissioni inquinanti. Al centro della discussione, il nuovo meccanismo legato al mercato della CO2 (Ets-Emissions Trading System).
L’ETS nasce con lo scopo di incentivare le industrie ad inquinare di meno ma, anche a causa della crisi, stenta a decollare e necessita quindi di un ripensamento. Il primo passo in questa direzione è la proposta di stabilire una “’riserva di stabilità”,  meccanismo che, tuttavia, secondo le aziende comporterebbe costi eccessivi per il settore. Con il voto di venerdì scorso la Commissione Industria del Parlamento Europeo ha rinunciato ad avere una posizione in merito bocciando il compromesso (il 2019) proposto dal relatore Antonio Tajani (ex commissario all’Industria), con 31 voti contrari, 28 favorevoli e 7 astenuti. Interpellato dall’ANSA in merito alla bocciatura, Tajani ha espresso la sua perplessità al riguardo: "È stato respinto con una strana alleanza fra socialisti, verdi, l’Ukip di Farage e non inscritti".
Oggetto del contendere è soprattutto la data di avvio del nuovo meccanismo; se la Commissione UE ha proposto il 2021 per l’entrata in vigore, socialisti e verdi vorrebbero anticipare questa data al 2017. Nel voto in Commissione Industria, una volta passata la data del 2021 e non quella del 2017, la strategia è stata quella di rinviare l’intera partita in Commissione Ambiente, responsabile del dossier, e poi in plenaria, senza far entrare nei negoziati la Commissione Industria. "Si sono dati la zappa sui piedi -ha aggiunto Tajani – perché sono stati respinti i compromessi sulla data del 2019 e sul carbon leakage", cioè sulle possibili misure di compensazione per evitare la delocalizzazione delle industrie più inquinanti. Di fatto "rimane la posizione del testo di quando ero commissario, e per me va bene" ha concluso Tajani. La riserva dovrebbe consentire sia di affrontare l’eccedenza di quote di emissioni che si è costituita negli ultimi anni, e che ha fatto crollare il prezzo della CO2, sia di regolare automaticamente le quote da mettere all’asta.
La Commissione Industria, che non è riuscita a trovare una posizione comune, si ritrova così esclusa dai negoziati, che si spostano ora in Commissione Ambiente e poi in plenaria. Se dovesse passare la posizione di socialisti e verdi, che intendono anticipare la data di entrata in vigore del nuovo meccanismo della cosiddetta "riserva di stabilità" al 2017 invece che al 2021, questa nuova misura implicherebbe, per i prossimi dieci anni (secondo stime di Confindustria) "costi aggiuntivi per la siderurgia pari a sette miliardi di euro, sette miliardi e 800 milioni per il settore dell’alluminio, un miliardo e mezzo per quello della carta, sei miliardi per l’industria cementiera, quattro miliardi per il comparto della ceramica e sei miliardi per la raffinazione dei prodotti petroliferi".
Il mercato delle emissioni è uno strumento amministrativo utilizzato per controllare le emissioni di inquinanti e gas serra a livello internazionale attraverso la quotazione monetaria delle emissioni stesse ed il commercio delle quote di emissione tra stati diversi, per il rispetto di ciascuno di questi dei vincoli ambientali imposti dal protocollo di Kyoto. La direttiva 2003/87/CE prevede che dal 1º gennaio 2005 nessun impianto che ricada nel campo di applicazione della stessa (settore energia, industria siderurgica, dei prodotti minerali, ceramica e della carta), possa emettere gas a effetto serra, ossia possa continuare ad operare senza un’apposita autorizzazione. La prima fase prevedeva che entro il 28 febbraio 2005 a tutti gli impianti che ricadessero nel campo di applicazione della direttiva fossero rilasciate quote di emissione di CO2 per consentire loro di partecipare al mercato di scambio comunitario. La direttiva parte dal presupposto che lo scambio di diritti di emissione costituisce uno strumento efficiente delle politiche ambientali e attraverso lo scambio di quote di emissioni le riduzioni di emissioni avranno luogo su tutta la comunità. Ogni gestore che non restituisca un numero di quote di emissioni sufficienti a coprire le emissioni emesse durante l’anno precedente sarà obbligato a pagare un’ammenda per le emissioni in eccesso pari a 100 euro per tonnellata)
Sono ricompresi nel campo di applicazione gli impianti con Potenza termica installata di 20 MW. Ai fini della verifica del raggiungimento della soglia di capacità di 20 MWt, non devono essere prese in considerazione le unità con una potenza termica nominale inferiore a 3 MWt e le unità che utilizzano esclusivamente biomassa.