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Riattivato l’Amis a Bagnore 3, continuano i controlli ARPAT

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Enel Green Power ha comunicato che dal 5 dicembre è entrata in funzione all’interno dell’impianto di abbattimento AMIS della centrale di Bagnore 3 una soluzione tecnica che consente di trattare regolarmente, l’idrogeno solforato. ARPAT riassume in una nota il sistema di monitoraggio in atto sull’Amiata

Fonte: GeotermiaNews

Autore: Redazione

Il 5 dicembre sono stati ultimati i lavori tecnici di potenziamento all’impianto AMIS della centrale di Bagnore 3 che, spiega in una nota Enel Green Power, consentono di trattare regolarmente e quindi di abbattere l’idrogeno solforato emesso dalla centrale presente nel comune di Arcidosso, dove sono in corso i lavori per la realizzazione della nuova centrale di Bagnore 4.

Anche la nuova centrale sarà dotata di impianti AMIS che consentiranno -come previsto nelle prescrizioni autorizzative- di abbattere sino al 95% le emissioni di idrogeno solforato.

Enel Green Power conferma che le tecnologie adottate sugli impianti di Bagnore permettono di ottenere i migliori standard ambientali a livello internazionale, con prestazioni ambientali superiori a qualsiasi altro impianto geotermico dello stesso tipo esistente su scala mondiale.

Intanto per le polemiche sollevate in merito alle emissioni delle centrali geotermiche di Bagnore 3 e 4, per effetto dei lavori in corso, l’Agenzia Regionale per la protezione dell’Ambiente della Toscana (ARPAT) ha ritenuto opportuno fare alcune precisazioni, riguardo ai sistemi di monitoraggio in atto e alle relative misurazioni rilevate per la qualità dell’aria ad Arcidosso.

I limiti alle emissioni previsti dalla VIA e dall’autorizzazione per le centrali di Bagnore 3 e 4 sono limiti tecnologici (cioè quelli adottati dalla Regione Toscana, derivanti dalla previsione della applicazione delle migliori tecniche disponibili); –scrive ARPAT- questi limiti “si applicano alle situazioni di marcia a regime e mirano a ridurre al massimo il flusso di massa degli inquinanti emessi. Per ridurre le emissioni nelle situazioni in cui la marcia non è a regime, nel caso di Bagnore 4 sono stati imposti elevati requisiti minimi di esercizio”. Ciò significa ad esempio che gli AMIS di Bagnore 3 e 4 dovranno funzionare per il 95% del tempo, invece che per il 90% come è previsto per le altre centrali.

In sede di Valutazione d’Impatto Ambientale sono stati valutati “gli impatti relativi alle maggiori emissioni nelle situazioni di marcia non a regime (con AMIS non funzionante)” dato che come evidente “in tali situazioni le emissioni sono molto più elevate” poiché “viene meno l’efficienza di abbattimento dell’impianto AMIS, che per un inquinante quale H2S è superiore al 97% nei gas incondensabili”. Nonostante ciò, ARPAT sottolinea che anche in situazioni come queste “non è però prevedibile che l’effetto sulla qualità dell’aria porti, per i vari inquinanti emessi dalle centrali, a concentrazioni anche solo vicine ai limiti sanitari (quelli indicati dalla Organizzazione Mondiale della Sanità per la tutela della salute)” mentre è “possibile che si incrementi il numero di ore in cui viene superata la soglia di odorabilità per H2S” come conferma il bollettino relativo alla qualità dell’aria emesso da ARPAT il 1 dicembre .

Nei giorni in cui è stato fermo l’impianto AMIS di Bagnore 3 si sono avuti valori più elevati, con il superamento per diverse ore del giorno della soglia di odorabilità “ma con un valore massimo della media giornaliera nove volte inferiore al valore di riferimento dello OMS per la tutela della salute”.

ARPAT ribadisce inoltre che lo stato della qualità dell’aria viene monitorato tramite la rete delle stazioni ENEL e tramite i mezzi mobili ARPAT e che tutti i dati sono confrontati e validati; inoltre il mezzo mobile GEO2 rileva anche la concentrazione di Hg (mercurio). Riguardo all’acido solforico immesso nelle condense circolanti di centrale, ARPAT ritiene comunque che questo non determini il rilascio in atmosfera di solfati, in quanto essi sono solubili in acqua. In sostanza, quasi tutti i solfati rimangono in soluzione nella condensa liquida e con essa reiniettati nel serbatoio geotermico.

Per quanto concerne altri dati della qualità dell’aria, in particolare per l’ammoniaca (NH3) e particolato (PM2,5 ecc.) il monitoraggio già in corso e realizzato tramite un analizzatore automatico ecampionatori passivi, non ha evidenziato criticità per quanto attiene i valori di NH3 . Per il particolato l’Agenzia si è già espressa più volte, spiegando che i contributi delle emissioni delle centrali geotemoelettriche al materiale particolato fine sono relativi solo alla componente secondaria e quindi l’attività geotermica non si traduce in un incremento di concentrazioni di particolato a livello locale, ma semmai contribuisce al livello di inquinamento su tutto il territorio regionale. Per questo al fine di mitigare questa influenza della geotermia, la Regione aveva predisposto nell’ambito della precedente programmazione sulla qualità dell’aria (Piano Regionale di Risanamento e Mantenimento della qualità dell’aria PRRM 2008-2010), l’intervento di “miglioramento delle prestazioni ambientali delle centrali geotermoelettriche”.

Questo intervento si è esplicitato nella delibera di Giunta regionale (DGR 344 del 22-03-2010), in cui sono identificate specifiche prescrizioni, date ad ENEL, tese a una drastica riduzione delle emissioni delle centrali stesse. In particolare è stato previsto l’obbligo di installare impianti AMIS e demister (per la separazione delle gocce di liquido trascinate dalla corrente gassosa) ad alta efficienza in tutte le centrali in occasione del rinnovo dell’autorizzazione alle emissioni in atmosfera; un valore limite di emissione per H2S più restrittivo rispetto a quanto previsto dalla normativa nazionale; il rispetto di livelli minimi di esercizio tesi a contenere gli sfioramenti diretti in atmosfera del fluido geotermico in caso di malfunzionamenti della centrale e dell’impiantistica associata; la sperimentazione di nuove tecniche e procedure per ridurre le emissioni di ammoniaca da applicarsi in occasione di realizzazione di nuove centrali, in particolare nell’area dell’Amiata.

Nel corso del procedimento di VIA relativo alla centrale di Bagnore 4, inoltre, è stato conseguito un importante risultato per quanto riguarda la minimizzazione delle emissioni di NH3, ottenuto con l’introduzione come Migliore Tecnologia Disponibile (MTD) dell’acidificazione delle acque di condensa con acido solforico sia per i due gruppi della centrale di Bagnore 4 sia il gruppo della preesistente centrale di Bagnore 3, che dovrebbe permettere di avere emissioni totali dai 3 gruppi, inferiori a quelle attuali date dal solo gruppo della preesistente centrale di Bagnore 3, nonostante che la potenza installata passi da 20 a 60 MW. Una volta verificata nella pratica l’efficacia dell’acidificazione delle condense per l’abbattimento della NH3, potrà essere verificata la possibilità di applicare tale MTD in altre centrali dove si hanno significative emissioni di NH3.