I Paesi del Medio Oriente e Nord Africa, conosciuti con la sigla Mena, hanno avviato massicci investimenti in energia rinnovabile e sono destinati a crescere sempre di più nei prossimi anni”. È quanto si legge in una relazione del prof. Angelo Todaro, Direttore del Dipartimento Energie Rinnovabili e Politiche energetiche dell’Isiamed, l’Istituto Italiano per l’Africa, l’Asia e il Mediterraneo che ha reso noti i lavori del Consiglio dell’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (Irena), il quale si è riunito in questi giorni ad Abu Dhabi, per discutere delle opportunità di crescita sostenibile dei paesi coinvolti.
Secondo l’agenzia Irena, spiega il prof. Todaro nella sua relazione, ”i paesi mediorientali e nordafricani hanno visto nel 2012 un investimento da 2.9 miliardi di dollari in energia pulita: un aumento del 40% rispetto all’anno precedente e del 650% in confronto al 2004”. In generale, l’anno in cui i progetti in fonti rinnovabili hanno surclassato quelli in fonti tradizionali è stato il 2008.
Todaro ha evidenziato che l’area Mena, che vede 21 paesi coinvolti, a livello produttivo potrebbe toccare quota 107 GW entro il 2017: ”in tutti questi paesi ci sono progetti che riguardano le energie alternative e, fra loro, almeno 19 stanno sviluppando tecnologie innovative grazie ai fondi destinati alla ricerca.
A livello di iniziative politiche e imprenditoriali sono gli Emirati Arabi Uniti ad aver stimolato grandi investimenti in Nord Africa: un esempio di questo stimolo è il Saudi Arabia’s King Abdullah City for Atomic and Renewable Energy, un’organizzazione indipendente creata dalla corona nel 2010 e destinata a diventare uno dei più grandi investitori globali di energia rinnovabile, con 120 miliardi dollari da stanziare entro il 2030”.
Secondo l’Isiamed, l’energia rinnovabile sta giocando e continuerà a giocare un ruolo cruciale nello sviluppo del continente africano. ”Dopo molti anni di stagnazione, in Africa abbiamo avuto quasi un decennio di crescita economica sostenuta fino al 7 per cento annuo.
Da un lato, si spiega nella relazione, c’è una classe media in crescita, l’aumento della produzione e del consumo, l’urbanizzazione e la crescita della domanda di energia. Dall’altro ci sono vincoli nella disponibilità di risorse tradizionali e l’energia necessaria per alimentare lo sviluppo del continente deve essere cercata altrove. Così molte paesi africani si trovano di fronte a una grande scelta tra l’uso del modello convenzionale di energia, altamente inquinante, e la possibilità di sfruttare il proprio potenziale di risorse rinnovabili”. Infine, secondo l’Atlante globale realizzato da Irena ed Isiamed, oltre alle risorse eoliche, solari e idroelettriche del continente, un enorme potenziale geotermico è disponibile in Tanzania, Kenya ed Etiopia: questo da solo basterebbe per soddisfare l’attuale domanda residua di energia.
La regione Mena attualmente conta 380.24 MW di capacità fotovoltaica installata, 182 MW di energia solare concentrata, 1.1 GW di energia eolica, 73.5 MW di energia prodotta da biomasse e rifiuti, e 17.6 GW prodotta da fonte idroelettrica.
Per quanto riguarda la capacità installata, i leader sono Iran ed Egitto con, rispettivamente 9.5 GW e 2.8 GW di energia prodotta da fonti pulite, seguiti da Iraq, Marocco e Siria che contano oltre 1GW”.