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Quale ruolo per la geotermia nella nuova strategia sulle rinnovabili del MiTE

Per la produzione di elettricità l’orizzonte al 2030 prevede meccanismi d’asta per 0,2 GW. Il decreto FER2 atteso per il mese in corso

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Per la produzione di elettricità l’orizzonte al 2030 prevede meccanismi d’asta per 0,2 GW. Il decreto FER2 atteso per il mese in corso


Pianificazione quinquennale del calendario delle aste, semplificazioni per l’accesso agli incentivi con eliminazione dei registri per piccoli impianti competitivi fino a 1 megawatt, accesso ad asta per gli impianti oltre 1 MW, governance per mantenere adeguata concorrenza sul mercato, equilibrio territoriale e sicurezza sulla rete: è questa in sintesi, la nuova strategia sulle energie rinnovabili a cui sta lavorando il Ministero della Transizione Ecologica (MiTE), dove figura anche la geotermia.

«Questa roadmap – spiegano dal ministero – sarà parte integrante delle riforme varate dal Governo per la semplificazione delle autorizzazioni e dello schema di decreto legislativo di attuazione della direttiva Red II, al termine del processo che prevede anche le valutazioni delle commissioni parlamentari competenti e della Conferenza unificata».

L’obiettivo generale della strategia è quello di delineare un percorso che possa accelerare le installazioni di nuovi impianti per la produzione di elettricità da fonti rinnovabili, a un ritmo sufficiente per centrare gli obiettivi UE che fissano al 2030 un target di riduzione nelle emissioni di gas climalteranti pari al -55% rispetto al 1990 (quando l’Italia ha finora conseguito un -19,4%).

Coerentemente con gli indirizzi finora assunti con il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC), per le fonti rinnovabili elettriche il Governo punta soprattutto su fotovoltaico ed eolico: su 60 GW di nuova potenza da installare al 2030, 43 GW arriveranno dal solare e 12 GW dall’energia del vento.

Per le altre rinnovabili il MiTE preannuncia nuova potenza in esercizio dal 2020 al 2030 traMiTE meccanismi d’asta, nel caso della geotermia per un ammontare pari a 0,2 GW puntando su una non meglio specificata «valorizzazione delle nuove produzioni secondo criteri di minimo impatto ambientale».

Un sensibile passo avanti rispetto alla precedente bozza riferita al PNIEC, dove non veniva specificato nessun quantitativo per la geotermia, ma ancora molto poco rispetto alle potenzialità stimate per questa fonte rinnovabile dall’Unione Geotermica Italiana, che spiega come le «risorse geotermiche su terraferma potenzialmente estraibili in Italia entro 5 km di profondità possono essere stimate da un minimo di 2×10^19 J (~500 MTep), a 4×10^20 J (~104^4 MTep)», ben più ampi rispetto ai consumi totali di energia in Italia (nel 2015 pari a 171 MTep).

In questo contesto s’inserisce anche l’annosa vicenda del decreto FER2, atteso ormai da anni per incentivare la produzione di elettricità da fonti rinnovabili cosiddette “innovative” come nel caso della geotermia: nel corso dell’audizione tenuta lo scorso luglio in Senato dal ministro Cingolani, la deadline per la presentazione del FER2 veniva fissata a “settembre 2021”, mentre nel nuovo documento ministeriale si parla del mese in corso, ovvero “novembre 2021”.