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Quale potrebbe essere il contributo della geotermia al 2050?

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Il contributo si riferisce all’uso della geotermia ad alta temperatura per la produzione di energia elettrica, con l’uso di tecnologie innovative

Fonte: GeotermiaNews

Autore: Redazione

E’ questo il tema del convegno organizzato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), dalla Società Italiana di Geologia Ambientale (SIGEA) e dall’Unione Geotermica Italiana (UGI) in programma oggi 8 giugno a Roma.
Lo scenario è al 2050, deadline prevista per la stabilizzazione della concentrazione della CO2 a quota 450 ppm (parti per milione) per evitare che la temperatura dell’atmosfera a livello planetario salga oltre i 2° C, secondo le raccomandazioni dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change).
Il contributo della geotermia potrebbe essere di notevole importanza, dunque, data la bassa produzione di anidride carbonica.
“Il costo crescente dei combustibili fossili, le sempre maggiori difficoltà per il loro reperimento e gli effetti negativi da essi prodotti sull’economia, sulla stabilità politica e sul riscaldamento globale- si legge sulla circolare di presentazione del convegno-richiedono uno sforzo delle istituzioni e degli esperti per vedere quale contributo le fonti rinnovabili potrebbero dare entro il 2050 alla copertura dei consumi di energia in Italia, in sostituzione di una parte significativa di quella predominante ottenuta oggi da carbone, gas e petrolio. In particolare, sarebbe opportuno conoscere quale ruolo potrebbe giocare la geotermia entro quell’anno se si potesse procedere al suo accelerato sviluppo per produrre energia elettrica con tecnologie consolidate e con altre innovative oggi allo studio, nonché per gli usi diretti del calore“.
L’obiettivo che si pone il convegno non è comunque quello di “coprire tutto lo spettro delle possibili applicazioni della geotermia fino al 2050,” quanto di “dare un primo contributo alla discussione sul ruolo che il calore terrestre di alta temperatura potrebbe assumere per la produzione di energia elettrica con tecnologie innovative applicate allo sfruttamento di tutti o di alcuni dei così detti sistemi geotermici non convenzionali: sistemi magmatici, sistemi a “rocce calde secche” (HDR/EGS), fluidi supercritici, sistemi geopressurizzati, e sistemi a salamoia calda“.
La quantità di energia prodotta nel 2010 in Italia dalla geotermia ad alta temperatura, ha raggiunto circa 5,4 TWh pari al 7,78% del complesso delle energie rinnovabili e l’1,5% del totale elettrico nazionale. Una quota che è comunque solo “lo 0,7 % dei 185 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio consumati complessivamente per usi energetici: 0,57% per produrre energia elettrica, e 0,13 per usi diretti” indicano i promotori del convegno.
“Si tratta quindi di una frazione di sfruttamento molto modesta – si legge- se rapportata ai 21 exajoules (corrispondenti a circa 500×106 TEP) di risorse geotermiche potenzialmente estraibili fino a 5 km di profondità su cui il nostro Paese può contare, soprattutto per usi diretti di media e bassa temperatura“.
Il proposito degli organizzatori è dunque quello di aprire una discussione tra gli esperti del settore con i produttori di elettricità, le associazioni tecnico-scientifiche e ambientaliste, e con i cittadini interessati, per valutare la possibilità di aumentare, nei prossimi decenni, in quantità rilevante il contributo della geotermia, e in particolare della sua componente geotermoelettrica, alla produzione dell’energia elettrica totale consumata in Italia.
“Lo sviluppo del calore terrestre come fonte sostenibile di energia -sostengono gli organizzatori del convegno- potrebbe dare un notevole contributo alla crescita economica di un Paese povero di materie prime come il nostro, specialmente in un periodo di crisi come quello attuale”.
I relatori, illustreranno le principali nuove tecnologie utilizzabili per lo sfruttamento delle risorse geotermiche a fini elettrici che si sono sviluppate dalla ricerca svolta negli ultimi decenni, tesa a superare le limitazioni oggi esistenti nello sfruttamento del calore geotermico di alta temperatura.
Saranno inoltre presentate e discusse le attività di Ricerca&Sviluppo proposte per estendere i cosiddetti “sistemi geotermici non convenzionali”.
L’auspicio è appunto quello di portare la geotermia di alta temperatura a ricoprire entro il 2050, nello scenario energetico nazionale, un ruolo molto più importante di quello avuto fino ad oggi.
Il programma prevede, dopo gli interventi di saluto di Enrico Brugnoli, Presidenza CNR,  di Giuseppe Gisotti, Presidente della SIGEA e di Walter Grassi, Presidente dell’UGI, le seguenti relazioni: 
R. Cataldi – W. Grassi – G. Passaleva (UGI): Stato attuale e previsioni di crescita della geotermia in Italia fino al 2030
A. Manzella (CNR/Istituto di Geoscienze e Georisorse, Pisa): I “sistemi geotermici non convenzionali”: definizioni, stato attuale delle tecnologie e frontiere di ricerca
S. D’Offizi (ELA srl – Energies, Large & Alternative):  Il progetto DS-HDR (Deep Shaft-Hot Dry Rock) per rendere alternativa la geotermia di alta entalpia.
G. De Natale – C.Troise (INGV-Osservatorio Vesuviano, Napoli):  Il “Campi Flegrei Deep Drilling Project”
A. Battistelli (SAIPEM SpA): Produzione combinata di idrocarburi e calore geotermico da sistemi geopressurizzati
E. Bonatti (CNR/Istituto di Scienze Marine, Bologna): Sistemi geotermici sottomarini negli Oceani e nel Mar Tirreno.
Alla fine della mattinata è previsto un dibattito sul tema: Idee per predisporre lo sviluppo dei “sistemi geotermici non convenzionali”
L’introduzione è affidata a Cataldi per UGI cui seguirà l’ intervento di Paltrinieri su ”Il Progetto Marsili per sfruttare la geotermia nel Tirreno meridionale” che aprirà la discussione.