Il raggiungimento degli obiettivi
europei per le fonti rinnovabili (20% dei consumi al 2020) sarà
possibile solo se si arriverà a integrare nelle reti elettriche
l’insieme delle piccole unità della generazione distribuita. Questo
presuppone però progettare nuovi sistemi di gestione delle stesse
reti: sfida che è stata accolta dai partner di Alpenergy, che hanno
avviato un progetto comune per le reti elettriche della zona alpina.
Isei paesi che hanno aderito (Germania, Svizzera, Francia,
Italia, Slovenia e Austria) si sono per ora concentrati
sullo sviluppo di un modello di rete intelligente da applicare a
livello locale, in grado di accogliere in modo ottimale sulla
rete di distribuzione (quella a media/bassa tensione) gli
apporti che vengono dal fotovoltaico, dal mini idroelettrico,
dagli impianti rinnovabili alimentati a biogas e biomasse e, in
futuro, dal mini eolico.
In concreto, dopo tanto parlare di
smart grid, che restano ancora sulla carta, e qualche confusione da
parte dell’opinione pubblica con la telegestione dei contatori
intelligenti. l partner si stanno impegnando per sviluppare un
“virtual power system” che, integrando reti elettriche e
reti di comunicazione (quindi con il decisivo apporto dell’Ict), sia
in grado di combinare il carico e la produzione di energia nelle
diverse realtà coinvolte. Una soluzione che tende a rendere
autonome le singole porzioni di rete e che deve essere tagliata
su misura territorio per territorio, in funzione dei consumi
energetici locali e della quantità/tipologia di generazione
diffusa esistente.
Per l’Italia, il partner di
riferimento è la Fondazione Politecnico di Milano, the si
avvale delle competenze dei Dipartimenti di ingegneria
gestionale ed e energia dell’ateneo milanese. Quest’ultimo, in
particolare, collabora con i colleghi del Politecnico francese
di Grenoble e con quelli dell’Istituto Alari dell’Università di
Lugano. Tra i ricercatori impegnati nel progetto, Marco Merlo e
Maurizio Delfanti spiegano come con la crescita dei numeri della
generazione diffusa si imponga la necessità di individuare strumenti
per superare il modello tradizionale di rete di distribuzione,
impostato su un’unica direzione: dall’alto; e cioè dalla rete
di trasmissione, verso il basso. Impostazione oggi messa in crisi
dall’apporto dal basso della piccola generazione diffusa. «La
quale – proseguono – creano non pochi problemi ai gestori della rete,
che devono rispettare i livelli di qualità del servizio, molto
elevati specie nel nostro paese, e assicurare che l’energia
trasmessa coincida con quella richiesta. Ma questa variabile, con gli
apporti della generazione diffusa, non può più essere
pianificata con esattezza e ciò può provocare problemi di
sovraccarico, con guasti e rischi di mini black-out. Il
“virtual power system” dovrebbe servire a garantire il
bilanciamento distribuzione/consumo non solo a fine anno, ma,
sincronizzando su orizzonti temporali sempre più stretti la
produzione con il consumo e ottimizzando il contributo delle fonti
rinnovabili rispetto a quelle fossili».
In altre parole, si tratta di
costruire un sistema informativo che utilizza la normale rete di
internet, o in alcuni casi canali di comunicazione ad hoc, e che
raccoglie in tempo praticamente reale l’andamento sia della
produzione che del consumo. Le punte di carico sono riconosciute
dal software di gestione, che interviene per il bilanciamento e
fornisce indicazioni per l’autoregolazione dei consumi, promuovendo
in questo modo un uso più razionale dell’energia da parte
dell’utenza: altro tassello indispensabile per raggiungere gli
obiettivi europei al 2020. L’applicazione ha un ambito locale
presuppone a monte il censimento di tutti gli impianti di micro
generazione presenti sul territorio e la mappa dei singoli
punti di consumo.
Per l’Italia la prima fase di
sperimentazione del nuovo sistema è prevista entro il prossimo
anno nella provincia di Mantova, caratterizzata da una buona
presenza di fotovoltaico e da impianti a biogas, alimentati con
gli scarti provenienti dall’agricoltura e dagli allevamenti
zootecnici della zona. Dopo Mantova, sono previsti altri due impianti
sperimentali: a Belluno e in Val d’Aosta, che sono entrati
recentemente nel progetto Alpenergy. .