Sono dati destinati a modificare la nostra percezione, o meglio i nostri luoghi comuni sull’argomento. I “luoghi” infatti sono altri: nazioni e Paesi che non consideriamo tecnologicamente avanzati come Egitto o Messico o sviliamo come la Romania e che invece procedono a grandi passi verso la rivoluzione energetica, mentre Usa e Italia arretrano.
Gli Stati Uniti, leader dell’indice di Renewable Energy Country Attractiveness Indices di Ernst & Young da novembre 2006 a maggio 2010, sono ora distanziati di cinque punti a causa di una serie di fattori critici dal punto di vista economico-finanziario. L’Italia scende di una posizione calando al sesto posto, scavalcata dal Regno Unito. Del resto,non sembra che la crisi abbia aumentato la sensibilità verso un settore investito anche da scandali come le evasioni dell’Iva sui certificati Co2 (è cronaca giudiziaria di questi giorni una frode da 500 milioni di euro che riguarda 150 società di trading). Né pare godano di particolare slancio gli incentivi (55% spalmati su annosi periodi di rientro: 10 anni).
È la Cina (che sta sorpassando gli Usa anche per emissioni di Co2), che ha innescato una lungimirante politica ambientale. Gli investimenti di Pechino nell’eolico, nel terzo trimestre 2010, hanno rappresentato da soli quasi la metà di tutti gli investimenti in energia eolica a livello mondiale. I dati del secondo trimestre già ammontavano a circa 10 miliardi di dollari, su un totale mondiale di 20,5: nell’anno in corso una turbina su due nel mondo è entrata in funzione in Cina mentre anche l’industria del solare sta affermandosi rapidamente sul mercato mondiale.
È poi la volta dei Paesi emergenti. Quest’edizione degli indici di Renevable Energy include quattro nuovi protagonisti: Corea del Sud, Romania, Egitto e Messico. La Corea del Sud entra in 18ma posizione, Romania ed Egitto sono entrambi al 22mo posto, anche qui soprattutto grazie all’eolico.
Completa il quadro il Messico, recente ospite del vertice di Cancun dove ha ben figurato per concretezza economico-politica e abilità diplomatica: è 25simo grazie a obiettivi importanti e a risorse notevoli nel solare e nell’eolico. Tra gli altri Paesi, anche l’India cresce di un punto a seguito della finalizzazione, da parte di sette Stati federali, delle normative per il commercio dei certificati energetici e delle bozze preparate da altri nove. Infine il Giappone, che guadagna tre posizioni grazie al potenziale nel mercato delle cellule solari, per il quale è prevista entro il 2020 una crescita di quattro volte rispetto ai livelli del 2009, fino a raggiungere i 4,3 miliardi di euro, grazie anche alle politiche governative sul clima. L’unica a uscire dalla top 30 a causa dei piani di rimozione o riduzione significativa delle sovvenzioni per il solare è la Repubblica Ceca.
Comunque resista l’industria del petrolio o si sviluppi quella del nucleare, la strada delle rinnovabili è stata imboccata e si fa sempre più larga.