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Previsto un nuovo metodo di definizione dei bonus per il fotovoltaico: tremano le imprese Oltre mille posti di lavoro a rischio per il taglio del governo agli incentivi

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Nell’Empolese Valdelsa, come denuncia la Cna di zona, questo provvedimento mette a rischio circa mille posti di lavoro.

Fonte: Il Tirreno

Autore: MARCO PAGLI

. È polemica aperta tra associazioni di categoria delle imprese e gruppi ambientalisti e Governo sul decreto legislativo, già approvato in consiglio dei ministri, che recepisce la direttiva europea 28 del 2009 sulla promozione dell’uso per l’energia da fonti rinnovabili. In sostanza il decreto interviene pesantemente sugli incentivi all’installazione di pannelli fotovoltaici. Nell’Empolese Valdelsa, come denuncia la Cna di zona, questo provvedimento mette a rischio circa mille posti di lavoro.
Il settore dell’impiantistica in genere nel circondario conta più o meno 200 aziende con i 2mila dipendenti.
Quelli che operano nel campo del fotovoltaico tra diretti e indotto sono all’incirca la metà. Per loro, salvo modifiche, il futuro si preannuncia carico di incertezze.
Le novità. Il decreto presentato dal ministro dello sviluppo economico, Paolo Romani, introduce importanti novità nell’ottica di limitare il peso degli incentivi. Proprio a questo proposito, viene posto il termine del 30 aprile per ridefinire i bonus destinati agli impianti solari. L’attuale regime andrà in scadenza il 31 maggio prossimo (quando invece era previsto che andasse avanti fino al 2013) e dal 1º giugno entreranno in vigore i nuovi incentivi, che saranno sicuramente più bassi rispetto a quelli finora erogati a chi decideva di installare sul tetto della propria abitazione o azienda oppure sul proprio terreno un impianto fotovoltaico.
E sono stati molti in questi anni ad investirci e di conseguenza a lanciare un comparto economico che ha prodotto nuove professionalità e migliaia di posti.
Ma non finisce qui, le nuove regole impongono che gli impianti non occupino più del 10% del terreno e che non producano più di un megaWatt di potenza. Questo, nella volontà del Governo, dovrebbe frenare le grosse installazioni nelle zone agricole sulle quali in passato sono partite inchieste per truffa e infiltrazioni mafiose e si sono susseguite polemiche sulla costruzione di impianti in zone ambientali delicate.
Gli effetti. I rischi, oltre che per il futuro delle energie rinnovabili, riguardano, come accennato sopra, anche migliaia di lavoratori del settore. Le notevoli agevolazioni finora in vigore per il solare hanno, infatti, scatenato un vero e proprio boom che però ora rischia di arrestarsi, come è già successo per la Spagna in passato. A breve termine, essendo il regime attuale valido fino al 31 maggio, il rischio riguarda chi ha i lavori in corso e non sa se riuscirà a rientrare nei termini imposti.
A lungo termine, invece, il problema è quello di un netto calo degli investimenti in questo campo che decreterebbe la fine di moltissime aziende che in questi anni hanno puntato su questo campo e la conseguente riduzione del fotovoltaico, a favore di altre fonti come ad esempio il nucleare.

Le proteste. La Cna critica aspramente il decreto. «Questo provvedimento sta creando una situazione di grave incertezza per le aziende del settore, sia per i produttori di apparati che per gli installatori – spiegano dagli artigiani – il risultato è che il lavoro, in un settore che non ha risentito della crisi ed è anzi in crescita progressiva dal 2002, si sta completamente bloccando. Ciò è stato sottolineato anche nell’osservatorio sull’andamento del settore impiantistico nel circondario, presentato pochi giorni fa all’Asev. Questo sistema ha creato benefici economici e occupazionali, pur con meccanismi da rivedere. Bisogna, ad esempio, riconsiderare i meccanismi incentivanti in favore dei piccoli impianti, intervenendo in modo deciso contro la speculazione».