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Presto Internet alimentata al 100% da fonti rinnovabili?

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Greenpeace fa le pulci ai consumi energetici della rete. Le prospettive ci sono, ma oggi la situazione è ancora molto legate alle fonti fossili.

Fonte: Rinnovabili&Territorio

Autore: Redazione

In un mondo che vede crescere la quantità di dati scambiati del 20 per cento ogni anno, in particolar modo nel mondo della telefonia cellulare, è evidente che la richiesta di energia per far funzionare i data center sarà in crescita. “Per alimentare Internet, le compagnie hi-tech si stanno orientando verso la scelta più intelligente: le fonti rinnovabili” afferma Luca Iacoboni, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia in un comunicato stampa.

Apple, grazie agli ultimi investimenti, riuscirà ad alimentare il proprio cloud con energia 100 per cento rinnovabile. Yahoo è al 73%, Facebook al 49% e Google al 46 per cento. Lo rivela l’ultimo rapporto di Greenpeace “Clicking Clean: A Guide to Building the Green Internet”, che mostra come le più grandi compagnie della rete stiano lavorando per alimentare il web con energia rinnovabile.

Ma questi numeri, al di là delle buone intenzioni, possono essere letti anche alla rovescia, e allora si scopre un’altra classifica e si vede come il mondo delle telecomunicazioni, sia, allo stato attuale, ancora molto legato all’uso dei combustibili fossili, e in particolar modo al carbone, per l’approvvigionamento dell’energia necessaria per far funzionare i propri server in giro per il mondo.

Ecco dove viaggiano i dati più "sporchi" (le percentuali indicano quanta dell’elettricità utilizzata viene da centrali a carbone sul totale dei consumi elettrici):

Apple           54.5%
Facebook     53.2%
IBM             51.6%
HP              49.3%
Twitter        42.5%
Google        34.7%
Microsoft   34.1%
Amazon       28.5%
Yahoo!       
18.3%

Tra i giganti del web a più ampia espansione, Amazon risulta essere quella meno trasparente, secondo l’Organizzazione ambientalista. “Amazon deve fornire più informazioni sull’impronta energetica dei suoi data center, chiarendo come intende raggiungere l’obiettivo 100 per cento rinnovabili”, dice Iacoboni. “La rapida espansione di Amazon in Virginia, uno stato fortemente dipendente dal carbone, dovrebbe preoccupare i suoi clienti. La stessa Greenpeace Italia, che aveva mantenuto un contratto con Amazon Web Services fidandosi delle promesse di cambiamento fatte dal colosso americano, ora sta valutando di cambiare fornitore”.