Il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ha dichiarato lo stato di emergenza regionale per la crisi idrica già il 16 giugno scorso, ancora prima che iniziasse l’estate, a causa delle condizioni critiche con cui da tempo convive il territorio. Ad oggi la situazione meteoclimatica non è migliorata, con siccità e canicola che continuano a opprimere la Toscana: ieri a Firenze la temperatura percepita è arrivata a 50 gradi centigradi. Di africano, però, non ci sono soltanto le temperature.
Come documenta Massimo Del Guasta dal Cnr, nella «prima settimana di agosto, oltre ad importare temperature tropicali, dall’Africa importiamo anche molte polveri: intuibili ad occhio nudo per l’atmosfera da loro resa "lattiginosa" attorno al sole, oppure per qualche deposizione sui vetri dell’auto. Soltanto strumenti ottici sofisticati come il Lidar ("radar ottico") consentono però di valutarne la presenza». Grazie allo strumento – unico in Toscana – installato a Sesto Fiorentino si notano così in queste giorni «spesse nubi di polveri sahariane tra i 2000m e i 6000m di quota, con zone di origine evidentemente nordafricane».
Un fenomeno intenso, ma non grave. A preoccupare maggiormente è l’ozono, un inquinante la cui presenza al livello del suolo «dipende fortemente dalle condizioni meteoclimatiche», come spiegano dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa), e che «si forma a partire da composti organici volatili (COV) e ossidi di azoto (NOx) in presenza di forte irradiazione solare». Come sta accadendo nella Toscana bruciata dal sole.
L’Arpa Toscana pubblica un bollettino quotidiano che riporta i livelli delle concentrazioni di ozono misurate il giorno precedente tramite la rete regionale di rilevamento della qualità dell’aria gestita e, in collaborazione con il Lamma, una previsione con un’indicazione sulla tendenza per il giorno stesso e il giorno successivo: quest’anno, come informa il Snpa, fra il 1° giugno ed il 31 luglio «sono stati rilevati n.2 superamenti della soglia di informazione prevista dalla normativa (concentrazione oraria >180 µg/m3)». Pure il 1 agosto sono stati registrati livelli di criticità “elevata” in gran parte della Toscana centrale, costiera e del nordovest.
Anche «nel 2016 – aggiungono dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente – è stata confermata la criticità di questo parametro nei confronti di entrambi i valori obiettivo previsti dalla normativa infatti il limite per la protezione della popolazione non è stato rispettato nel 50% dei siti ed il limite per la protezione della vegetazione non è stato rispettato per l’ 80% dei siti».
Un fenomeno che è cresciuto negli ultimi anni, molto probabilmente sulla spinta dei cambiamenti climatici, e con il quale altrettanto probabilmente dovremo fare sempre più i conti in futuro: «L’analisi statistica dei dati del periodo 2003–2016 mostra un trend crescente significativo delle concentrazioni medie giornaliere di ozono per 2 delle 9 stazioni di monitoraggio della rete regionale per le quali è stato possibile applicare un approccio di tipo statistico mentre, per le altre stazioni non è possibile individuare un trend statisticamente significativo».
Come contrastarlo? Oltre a portare avanti concretamente la lotta ai cambiamenti climatici, riducendo le emissioni di gas serra, c’è poco altro da poter fare: l’ozono è un inquinante «molto tossico per l’uomo – ricordano dal Snpa –, è un irritante per tutte le membrane mucose ed una esposizione critica e prolungata può causare tosse, mal di testa e perfino edema polmonare. Pertanto in situazioni di “allarme” le persone più sensibili (anziani, bambini, donne in gravidanza, chi svolge attività lavorativa o fisica all’aperto) e/o a rischio (persone asmatiche, con patologie polmonari o cardiache) è consigliabile rimangano in casa».