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Piancastagnaio. “Per favore, niente rossetto in cabina elettorale…” 70 anni fa, il primo voto delle donne Pianesi.

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Iniziativa “Donna Amiata-Val d’Orcia” e di ANPI, nell’ambito della Giornata mondiale di sensibilizzazione contro la Violenza alla donne, hanno voluto ricordare le 36 donne di Piancastagnaio, che furono per la prima volta al voto il 2 di Giugno 1946, in occasione del Referendum Popolare tra Repubblica e Monarchia

Fonte: AmiataNews.it

Autore: Giuseppe Serafini

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Trentasei anziane donne di Piancastagnaio, ventunenni nel 1946, protagoniste del primo voto libero alle donne nel 2 giugno 1946, anno del Referendum Popolare per scegliere tra  la Monarchia Sabauda e Democrazia Repubblicana, che stava nascendo sulle rovine di un paese, lacerato da anni di guerra, conflitti post bellici e in  cerca di un riscatto economico e morale. Su tutto, il soffio di una costituzione, pagata a duro prezzo dai cittadini Italiani.

Domenica scorsa, queste donne, come quelle che ormai non ci sono più, sono state ricordate nel corso di una bella  iniziativa, promossa dall’ANPI di Piancastagnaio e dall’associazione “Donna Amiata-Val d’Orcia”, nell’ambito  della  giornata mondiale di sensibilizzazione contro la Violenza alla donne.
evento_donna_chiama_donna_20161120Nel corso della manifestazione, sono stati proiettati due  interessanti video: il primo proprio sulla ricorrenza del voto alle donne; il secondo,  un lavoro realizzato dalla  terza Liceo Enrico Fermi di Castel del Piano, nell’ambito del progetto Five Men, video selezionato dal Dipartimento Nazionale delle Pari Opportunità .
Questi i nomi delle trentasei donne di Piancastagnaio, elettrici per la prima volta il 2 giugno 1946: Bacci Eia, Ballerini Fidalma, Benedetti Elidia, Brogi Antonia, Bulgherini Massimina, Buoni Angela, Capocchi Leda, Cappelletti Giulia, Cappellelletti Quintilia, Capretti Assunta, Coppi Leda, Delle Macchie Vittorina, Giglioni Annunziata, Guerrini Triestina, Guidotti Egle, Guidotti Elma, Guidotti Iolanda, Magini Assunta, Magini Marsilia, Magini Zelinda, Pacelli Cleofe, Paradisi Assunta, Paradisi  Iolanda, Paradisi Nazzarena, Pinzuti Ermenegilda, Ponzuoli Cesarina, Rossi Elide, Sacchi  Luisa, Sbrolli Maddalena, Tollapi Adelina, Vinciarelli Primetta, Ballerini Agostina, Ponzuoli Elvezia, Arezzini Francesca, Benedetti Silvana, Magini Annunziata. Purtroppo, tante di queste donne, non potevano essere presenti alla giornata promossa appositamente per ricordare questo avvenimento, ma è come lo fossero state attraverso i nipoti in sala, che hanno letto testimonianze e ricordi delle proprie nonne, ricche di commozione e bellezza di contenuti. A tutte, è stata consegnata una pergamena ricordo.

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A portare il saluto  del gruppo Donna  Amiata Val d’Orcia, la presidente Antonella Nutarelli, così come per l’ANPI di Piancastagnaio, la Presidente Maria Assunta Sbrolli. Nelle parole  di ringraziamento delle due rappresentanti, l’invito rivolto in particolar modo ai giovani e giovanissimi presenti, a non dimenticare e a fare tesoro delle conquiste e dei diritti,  che hanno trasformato la società italiana dal dopoguerra ad oggi. Ma anche un  monito a fermare, con ogni determinazione, quella violenza che  sembra colpire ormai quotidianamente la donna, fino ad arrivare a veri e tragici  episodi di femminicidio.

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Pur molti i diritti acquisiti da parte delle donne, all’orizzonte si intravedono segnali molto negativi, che fanno riflettere e sono motivo di preoccupanti interrogativi sulle libertà acquisite, e, in alcuni casi, negate incredibilmente anche ai nostri giorni. Certamente, per quelle prime donne della storia civile italiana, fu un grande momento, da portare con sé nella propria vita. Tanti aneddoti, ricordi, impressi nella mente; tante curiosità passate alla storia, come quella pagina del Corriere della Sera, in cui si invitavano le donne al loro primo voto a non coprirsi di rossetto le labbra, prima di entrare nella cabina elettorale.
Una  questione legata agli anni in cui l’Italia  navigava tra il bigottismo clericale e la censura di stato?  No, niente di tutto questo… Il motivo era pratico, in quanto, allora le schede elettorali venivano chiuse leccando la parte incollata e, dunque, il rossetto poteva macchiare indelebilmente la scheda  elettorale che poteva  essere anche riconoscibile e quindi annullata. L’autore del  consiglio sul quotidiano, però,  consigliava di tenere il rossetto nella borsetta e di usarlo all’uscita dal seggio, per avere un aspetto ancor più gradevole.