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Per l’Agenzia internazionale dell’energia il 65% della produzione elettrica dovrà essere rinnovabile nel 2050

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Oggi il 65% dell’energia elettrica viene prodotta con combustibili fossili contro il 20% delle rinnovabili, nel 2050 secondo la IEA queste percentuali saranno ribaltate, e saranno le energie rinnovabili a coprire il 65% della produzione elettrica.

Fonte: Rinnovabili&Territorio

Autore: Redazione

Il rapporto dell’Agenzia internazionale dell’energia (IEA) Energy Technology Perspectives 2014 ETP 2014 sulle prospettive e tendenze delle tecnologie energetiche a livello mondiale, presentato a maggio a Seoul, è stato illustrato nei giorni scorsi a Roma, da ENEA e Ministero dello Sviluppo Economico.

Il rapporto offre una completa analisi a lungo termine delle tendenze nel settore dell’energia e delle tecnologie ritenute essenziali per realizzare un sistema efficace, sicuro e a basso tenore di carbonio, nella prospettiva al 2050.

ETP 2014 illustra anche una relazione annuale della IEA sugli sforzi globali messi in atto per progettare una trasformazione verso un’energia pulita, che nonostante tutto appaiono però ancora insufficienti e al di sotto a quanto documentato dalla stessa energia nell’anno precedente.

Dallo Studio emerge un’economia mondiale ancora troppo dominata dall’energia elettrica, la cui quota sul totale della domanda di energia è raddoppiata negli ultimi 40 anni ed ancora legata alle fonti fossili, che rappresentano il 65% delle fonti utilizzate – contro il 20% delle fonti rinnovabili -nella produzione.

«L’elettricità ha assunto un ruolo determinante nella prima metà di questo secolo come vettore per la crescita e lo sviluppo economico. Questo offre molte opportunità, ma dobbiamo farlo bene e oggi siamo sulla strada sbagliata» aveva dichiarato il direttore esecutivo dell’AIE Maria Van der Hoeven, nella sua relazione di presentazione a Seoul.

«L’incremento dell’uso del carbone a livello mondiale mette in secondo piano i progressi raggiunti nella diffusione delle energie rinnovabili -aveva indicato Maria Van der Hoeven- e nonostante vi siano stati alcuni miglioramenti in alcune regioni, l’intensità delle emissioni del sistema elettrico non è cambiato in 20 anni. Un cambio di rotta radicale a livello globale è atteso da tempo».

Il possibile cambio di rotta verso un sistema energetico low carbon, indicato dal direttore esecutivo dell’IEA è ipotizzato nel rapporto in tre scenari e con percorsi di breve e medio periodo, identificando il ruolo attivo dei decisori politici, degli operatori di settore, dell’industria e della ricerca.

Un dato comune a tutti gli scenari del rapporto IEA è che la domanda di energia elettrica appare destinata a crescere fino a coprire nel 2050 un quarto del totale della domanda di energia.

Entro quella data, inoltre, si prevede una diminuzione pari al 90% delle emissioni di CO2 rispetto ai livelli del 2011, grazie alla crescita delle fonti rinnovabili nel mix energetico.

L’obiettivo segnato dall’IEA è dunque il ribaltamento delle attuali percentuali di utilizzo delle fonti fossili per la produzione elettrica: oggi il 65% dell’energia elettrica viene prodotta con combustibili fossili contro il 20% delle rinnovabili, nel 2050 queste percentuali dovranno invertirsi,e dovranno essere le energie rinnovabili a coprire il 65% della produzione elettrica.

Lo scenario principale, “2 Degree Scenario” (2DS), si allinea con l’analisi dell’IPCC (il Panel intergovernativo sui cambiamenti climatici) e indica le azioni necessarie nel settore energetico per limitare l’aumento della temperatura globale a non più di 2°C, che si possono riassumere in un impegno concertato per ridurre drasticamente l’attuale dipendenza dai combustibili fossili.
Il rapporto stima che siano necessari investimenti pari a 44.000 miliardi di dollari per assicurare al 2050 il raggiungimento dell’obiettivo del 65% di elettricità prodotta con fonti rinnovabili; un impegno economico che rappresenta solo una piccola parte del PIL mondiale e che sarebbe ampiamente compensato dagli oltre 115 mila miliardi di dollari risparmiati in fonti fossili.

Ma è significativo che questa attuale stima di risorse necessarie sia molto più onerosa rispetto ai 36 miliardi di dollari indicati nella precedente analisi ETP; un incremento che conferma quanto da tempo la stessa IEA ha indicato: più si aspetta, più diventa costoso trasformare il nostro sistema energetico.