Home Cosvig Pannelli solari, soddisfazione (parziale) dei produttori europei per i dazi sul fotovoltaico...

Pannelli solari, soddisfazione (parziale) dei produttori europei per i dazi sul fotovoltaico cinese

422
0
CONDIVIDI
il Comitato Ifi (Associazione che riunisce oltre l’80% dei produttori nazionali di celle e moduli fotovoltaici), esprime solo parziale soddisfazione

Fonte: greenreport.it

Autore:

 

Sulla questione dei dazi antidumping provvisori sulle importazioni di moduli e componenti principali (wafers, celle) fotovoltaici dalla Cina, l’Europa lascia uno spiraglio aperto al paese del Dragone per favorire le trattative che si svolgeranno nei prossimi mesi. Il Regolamento Esecutivo è stato pubblicato in data odierna sulla Gazzetta Ufficiale Europea, ma le restrizioni, almeno secondo molti addetti del settore, sono soft e a due riprese temporali:  l’11,8% applicato a tutti, fino al prossimo 6 agosto e il 47% o 67% per i successivi 4 mesi.
Eppure le prove raccolte dalla Commissione Ue, utili a valutare se, nel periodo 2011 e fino a giugno 2012, i produttori e/o gli importatori di moduli cinesi avessero posto in essere pratiche illegali di dumping nelle vendite dei loro prodotti in Europa, sembrano schiaccianti. Il Regolamento Esecutivo della Commissione ha rivelato che l’esistenza di queste pratiche non solo sia stata accertata, ma che la loro entità e azione continuativa sia stata elemento di grave pregiudizio per tutta l’industria europea e, nello specifico, nazionale.
Tra l’altro il margine medio di dumping accertato dall’indagine, pari all’88%, è lontano dalle misure molto mitigate decise oggi dalla Commissione, per questo il Comitato Ifi (Associazione che riunisce oltre l’80% dei produttori nazionali di celle e moduli fotovoltaici), esprime solo parziale soddisfazione. «Non credo ci sia un caso nella storia delle precedenti investigazioni condotte dalla Commissione che presenti modalità analoghe di progressività nell’imposizioni di dazi- ha dichiarato Alessandro Cremonesi – presidente Ifi-. E’ altresì sintomatico come,  dopo la mano tesa offerta la settimana scorsa dalla Germania alla Cina nel dirimere la disputa sui dazi, metà degli Stati Membri abbiano invertito espressione di voto, a suo favore».
Secondo Cremonesi l’imposizione dei dazi di dumping con il sistema a due riprese avrà le seguenti conseguenze: «La prima (11,8%) non produrrà alcun effetto benefico sulla manifattura europea e nazionale, anzi potrebbe portare a massive importazioni di prodotto dalla Cina tali da coprire molti mesi di domanda interna;  la seconda (47% e/o 67%), ben al di sotto del margine di dumping medio rilevato dalla Commissione, pari all’88%, è altresì poco rispettosa del disastro industriale che il dumping cinese ha generato in Europa  negli ultimi  tre anni».
Il Comitato Ifi informa che negli ultimi tre anni la manifattura nazionale, per reagire ad una competizione drogata da prezzi di dumping praticati dai cinesi, al di sotto del 50% del valore medio di mercato, si è trovata costretta a comprimere i propri margini fino ad un livello diventato nel tempo insostenibile e, nonostante questo, è riuscita a coprire per solamente 1/3 la propria capacità produttiva. La somma dei fattori ha  generato gravi diseconomie su tutta la manifattura nazionale che hanno costretto numerose imprese alla messa in cassa integrazione dei propri addetti, ad avviare procedure di insolvenza e/o concorsuali, fino alla chiusura delle stesse.  «Infatti, oltre alla perdita di decine di migliaia di posti di lavoro nella manifattura fotovoltaica, il perdurare del dumping ha prodotto un’oggettiva impossibilità per le nostre imprese di poter investire, crescere e potenziarsi. Per questo –  ha aggiunto Cremonesi – è difficile esprimere oggi una valutazione positiva per la  decisione della Commissione, incapace di motivare e imporre  le evidenze raccolte dall’indagine da essa stessa condotta».
Più soddisfatto e meno pessimista Milan Nitzschke, presidente di EU ProSun. «Oggi è il primo passo più importante dopo tre anni di dumping cinese che ha causato la perdita di lavoro a migliaia di europei e la chiusura di 60 aziende europee delle quali 30 solo in Germania. Il risultato finale dell’indagine sarà l’adozione di misure efficaci sulle tariffe o una soluzione negoziata con la Cina. É fondamentale che la Cina blocchi il dumping. Non appena verrà interrotto il dumping illegale, il settore solare europeo potrà tornare ad essere pienamente competitivo».
La Commissione europea respinge le preoccupazioni che le misure anti-dumping possano rallentare il mercato dei pannelli solari oppure danneggiare gli installatori o fornitori europei. Al contrario, l’UE prevede il ripristino di una concorrenza leale, e quindi una maggiore varietà di produttori ed una crescita di lavoro a lungo termine nel settore solare europeo.  Questa sicurezza dell’Ue è conseguente anche all’analisi di quanto avvenuto lo scorso anno in America, dove  l’introduzione di misure anti-dumping contro la Cina non hanno portato ad un calo nel mercato, ma piuttosto ad un’espansione dello stesso. Una concorrenza leale, piuttosto che il dumping, ha portato a prezzi più bassi e maggior lavoro nel settore solare americano.  «Gli argomenti delle lobby sostenute dai cinesi sono assurdi ed un insulto alle reali capacità tecnologiche europee. Dire che uno spostamento verso l’energia solare è possibile solo con beni soggetti a dumping equivale a dire che le prestazioni sportive sono possibili solo con il doping. Dumping significa frode e distrugge concorrenza e mercati. Con una quota di mercato di oltre l’80%, la Cina è oggi sempre più vicina ad un monopolio» ha concluso Nitzschke.
Purtroppo l’Europa, come evidenzia ancora il Comitato Ifi, si è spaccata anche su questo tema. Paesi come l’Italia sono stati coerenti nell’aver promosso fin dall’inizio l’indagine, fino a sostenerne i provvedimenti punitivi generati dall’evidenza dei fatti. Mentre altri Stati Membri, tra cui la Germania, a ridosso della decisione della Commissione, hanno invertito  atteggiamento e modificato l’espressione di voto circa la punizione delle accertate pratiche illegali, spinti dalla promessa di accordi commerciali bilaterali vantaggiosi  e/o da minacce di ritorsione commerciale  avanzate dall’alta diplomazia Cinese nelle ultime settimane. «L’ industria nazionale, continuerà  ad appellarsi ai propri rappresentanti governativi e comunitari affinché proseguano nell’ impegno già dimostrato in questi ultimi mesi per la difesa del principio di equità competitiva del mercato fotovoltaico, rendendo, in occasione della decisione definitiva attesa dal voto del Consiglio Ue entro il prossimo 6 dicembre, i dazi di dumping da provvisori a permanenti», ha concluso Cremonesi.

 

Sulla questione dei dazi antidumping provvisori sulle importazioni di moduli e componenti principali (wafers, celle) fotovoltaici dalla Cina, l’Europa lascia uno spiraglio aperto al paese del Dragone per favorire le trattative che si svolgeranno nei prossimi mesi. Il Regolamento Esecutivo è stato pubblicato in data odierna sulla Gazzetta Ufficiale Europea, ma le restrizioni, almeno secondo molti addetti del settore, sono soft e a due riprese temporali:  l’11,8% applicato a tutti, fino al prossimo 6 agosto e il 47% o 67% per i successivi 4 mesi.
Eppure le prove raccolte dalla Commissione Ue, utili a valutare se, nel periodo 2011 e fino a giugno 2012, i produttori e/o gli importatori di moduli cinesi avessero posto in essere pratiche illegali di dumping nelle vendite dei loro prodotti in Europa, sembrano schiaccianti. Il Regolamento Esecutivo della Commissione ha rivelato che l’esistenza di queste pratiche non solo sia stata accertata, ma che la loro entità e azione continuativa sia stata elemento di grave pregiudizio per tutta l’industria europea e, nello specifico, nazionale.
Tra l’altro il margine medio di dumping accertato dall’indagine, pari all’88%, è lontano dalle misure molto mitigate decise oggi dalla Commissione, per questo il Comitato Ifi (Associazione che riunisce oltre l’80% dei produttori nazionali di celle e moduli fotovoltaici), esprime solo parziale soddisfazione. «Non credo ci sia un caso nella storia delle precedenti investigazioni condotte dalla Commissione che presenti modalità analoghe di progressività nell’imposizioni di dazi- ha dichiarato Alessandro Cremonesi – presidente Ifi-. E’ altresì sintomatico come,  dopo la mano tesa offerta la settimana scorsa dalla Germania alla Cina nel dirimere la disputa sui dazi, metà degli Stati Membri abbiano invertito espressione di voto, a suo favore».
Secondo Cremonesi l’imposizione dei dazi di dumping con il sistema a due riprese avrà le seguenti conseguenze: «La prima (11,8%) non produrrà alcun effetto benefico sulla manifattura europea e nazionale, anzi potrebbe portare a massive importazioni di prodotto dalla Cina tali da coprire molti mesi di domanda interna;  la seconda (47% e/o 67%), ben al di sotto del margine di dumping medio rilevato dalla Commissione, pari all’88%, è altresì poco rispettosa del disastro industriale che il dumping cinese ha generato in Europa  negli ultimi  tre anni».
Il Comitato Ifi informa che negli ultimi tre anni la manifattura nazionale, per reagire ad una competizione drogata da prezzi di dumping praticati dai cinesi, al di sotto del 50% del valore medio di mercato, si è trovata costretta a comprimere i propri margini fino ad un livello diventato nel tempo insostenibile e, nonostante questo, è riuscita a coprire per solamente 1/3 la propria capacità produttiva. La somma dei fattori ha  generato gravi diseconomie su tutta la manifattura nazionale che hanno costretto numerose imprese alla messa in cassa integrazione dei propri addetti, ad avviare procedure di insolvenza e/o concorsuali, fino alla chiusura delle stesse.  «Infatti, oltre alla perdita di decine di migliaia di posti di lavoro nella manifattura fotovoltaica, il perdurare del dumping ha prodotto un’oggettiva impossibilità per le nostre imprese di poter investire, crescere e potenziarsi. Per questo –  ha aggiunto Cremonesi – è difficile esprimere oggi una valutazione positiva per la  decisione della Commissione, incapace di motivare e imporre  le evidenze raccolte dall’indagine da essa stessa condotta».
Più soddisfatto e meno pessimista Milan Nitzschke, presidente di EU ProSun. «Oggi è il primo passo più importante dopo tre anni di dumping cinese che ha causato la perdita di lavoro a migliaia di europei e la chiusura di 60 aziende europee delle quali 30 solo in Germania. Il risultato finale dell’indagine sarà l’adozione di misure efficaci sulle tariffe o una soluzione negoziata con la Cina. É fondamentale che la Cina blocchi il dumping. Non appena verrà interrotto il dumping illegale, il settore solare europeo potrà tornare ad essere pienamente competitivo».
La Commissione europea respinge le preoccupazioni che le misure anti-dumping possano rallentare il mercato dei pannelli solari oppure danneggiare gli installatori o fornitori europei. Al contrario, l’UE prevede il ripristino di una concorrenza leale, e quindi una maggiore varietà di produttori ed una crescita di lavoro a lungo termine nel settore solare europeo.  Questa sicurezza dell’Ue è conseguente anche all’analisi di quanto avvenuto lo scorso anno in America, dove  l’introduzione di misure anti-dumping contro la Cina non hanno portato ad un calo nel mercato, ma piuttosto ad un’espansione dello stesso. Una concorrenza leale, piuttosto che il dumping, ha portato a prezzi più bassi e maggior lavoro nel settore solare americano.  «Gli argomenti delle lobby sostenute dai cinesi sono assurdi ed un insulto alle reali capacità tecnologiche europee. Dire che uno spostamento verso l’energia solare è possibile solo con beni soggetti a dumping equivale a dire che le prestazioni sportive sono possibili solo con il doping. Dumping significa frode e distrugge concorrenza e mercati. Con una quota di mercato di oltre l’80%, la Cina è oggi sempre più vicina ad un monopolio» ha concluso Nitzschke.
Purtroppo l’Europa, come evidenzia ancora il Comitato Ifi, si è spaccata anche su questo tema. Paesi come l’Italia sono stati coerenti nell’aver promosso fin dall’inizio l’indagine, fino a sostenerne i provvedimenti punitivi generati dall’evidenza dei fatti. Mentre altri Stati Membri, tra cui la Germania, a ridosso della decisione della Commissione, hanno invertito  atteggiamento e modificato l’espressione di voto circa la punizione delle accertate pratiche illegali, spinti dalla promessa di accordi commerciali bilaterali vantaggiosi  e/o da minacce di ritorsione commerciale  avanzate dall’alta diplomazia Cinese nelle ultime settimane. «L’ industria nazionale, continuerà  ad appellarsi ai propri rappresentanti governativi e comunitari affinché proseguano nell’ impegno già dimostrato in questi ultimi mesi per la difesa del principio di equità competitiva del mercato fotovoltaico, rendendo, in occasione della decisione definitiva attesa dal voto del Consiglio Ue entro il prossimo 6 dicembre, i dazi di dumping da provvisori a permanenti», ha concluso Cremonesi.

– See more at: http://www.greenreport.it/news/economia-ecologica/pannelli-solari-soddisfazione-parziale-dei-produttori-europei-per-i-dazi-sul-fotovoltaico-cinese/#sthash.aFJlVNeD.dpuf