Chi l’ha detto che non convengono più. Al contrario. I pannelli fotovoltaici per allestire anche i piccoli impianti, e non solo quelli domestici, possono costituire un buon affare. E lo saranno ancora di più, anche senza i poderosi incentivi diretti che sono definitivamente tramontati lo scorso anno con l’esaurimento del quinto e ultimo “conto energia “. Investire nell’energia solare, insomma, conviene ancora. E ancora di più in futuro. Merito del progresso tecnologico, dei guadagni di efficienza e anche degli aiuti pubblici che continuano ad esistere sotto forma dei bonus fiscali.
Ce lo dicono gli analisti di QualEnergia, che confermano la loro buona obiettività di giudizio nonostante la matrice iper-ambientalista fortemente critica (sono una costola editoriale del Kyoto Club) sulla fine degli incentivi che starebbero provocando un drastico freno alla diffusione delle rinnovabili.
Stop and go
Certo, qualche freno al fotovoltaico esiste. L’arrembaggio ai ricchissimi sussidi pubblici finora concessi ai pannelli è finito. Ma “con i prezzi attuali e le detrazioni fiscali un impianto fotovoltaico sul tetto resta un buon investimento” si legge nell’ultima diagnosi di QualEnergia. Tant’è che «la convenienza aumenta al crescere del fabbisogno elettrico e dell’autoconsumo» e nei casi più favorevoli si rientra dell’investimento in meno di sette anni, con un guadagno netto a 20 anni di oltre 8mila euro a fronte di un investimento – secondo una delle simulazioni elaborate – di circa 6.600 euro.
La diagnosi va oltre la stima di convenienza delle piccole installazioni. Testimonia ben altro: il rapido raggiungimento della competitività netta della più prorompente energia verde del nostro paese, protagonista assoluta dello sconvolgimento del sistema elettrico. Una vera rivoluzione in atto, all’insegna del forte ridimensionamento della generazione tradizionale (gas e carbone con un ruolo ormai residuale dell’olio combustibile) ma soprattutto della generazione distribuita. Con tutti i noti problemi, ma anche le opportunità, di adeguamento tecnologico del sistema elettrico all’insegna delle smart grid e delle smart city.
Cosa aiuta
Ma torniamo alla rinnovata convenienza , che in molti mettevano in dubbio, dei piccoli impianti fotovoltaici. I prezzi di istallazione sono calati e stanno continuamente calando. Rispetto a tre anni fa si sono ridotti di quasi un terzo. Nel frattempo rimane in campo la detrazione fiscale spalmata in 10 anni del 50% sull’istallazione, per ora rinnovata fino a fine anno ma che si vorrebbe rendere permanente. A ciò si aggiunge il meccanismo della remunerazione dello “scambio sul posto” dell’energia non consumata direttamente e immessa nella rete elettrica pubblica. Facendo tutto nel modo migliore l’investimento si recupera in sette anni (che però possono superare i 10, nella simulazione degli analisti, se si autoconsuma meno energia e se l’irradiazione solare è più bassa rispetto alla stima campione) con un guadagno netto che può superare gli 8mila euro.
Gli esempi
L’esempio più favorevole si riferisce ad un impianto della potenza di 2,75 kilowatt installato nelle regioni meridionali, dove l’irradiazione e più alta. Mentre al Centro per raggiungere gli stessi risultati sono necessari almeno 3 kW di potenza teorica con un investimento che sale a circa 7.300 euro. Al Nord gli stessi risultati richiedono un impianto da almeno 3,5 kW con un investimento di 8.500 euro.
Le stime ci dicono che una famiglia tipo che installa un impianto di questo genere consuma direttamente, senza conferire l’elettricità in rete, circa un terzo dell’energia prodotta con il suo impianto solare, con un recupero dell’investimento stimato in circa di circa sette anni al sud e al centro, in otto al Nord. Considerando la detrazione fiscale del 50% si avranno guadagni netti a 20 anni tra 5.000 e 8.600 euro. Con un risparmio che e regime, dopo qualche anno, può superare abbondantemente 500 euro l’anno. E con un più che probabile trascinamento ancor più vantaggioso.
I vantaggi potranno infatti aumentare, ad investimento pienamente recuperato, durante il resto della vita utile residua dell’impianto. Che con la tecnologie di oggi (migliori anche dal punto di vista qualitativo e quindi della durata) può abbondantemente superare i 25 anni, anche se con un rendimento un po’ ridotto. Nei parametri di convenienza globale siamo insomma ad uno scenario equivalente a quello dei ricchi sussidi non dell’ultimo conto energia ma addirittura – concludono gli stessi analisti – del più generoso quarto conto energia.