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Obiettivi rinnovabili al 2020: il burden sharing indica alle Regioni quale dovrà essere il loro contributo

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Sul fil di lana il Governo uscente ha approvato il decreto sul burden sharing, che indica la ripartizione tra le Regioni per rispettare l’obiettivo europeo di produzione (elettrica e termica) da fonti rinnovabili per il 2020

Fonte: Rinnovabili & Territorio

Autore: Redazione

Questo obiettivo per l’Italia corrisponde al 17% di energia da rinnovabili sul totale dell’energia consumata e per le regioni significa raggiungere –collettivamente- una copertura dei consumi energetici nazionali da FER pari al 14,3%.

La quota percentuale tra il 17% nazionale e il 14% regionale riguarderà il settore dei trasporti e il consumo di biocarburanti che rimangono di competenza nazionale.

Il decreto, –che andrà adesso al parere della Conferenza Unificata- prevede inoltre, a partire dal 2013, una verifica degli obiettivi da parte del Ministero dello Sviluppo Economico, entro il 31 dicembre di ciascun anno. In caso di inadempienza da parte delle Regioni, dal 2015, verrà inviato un richiamo dal Presidente del Consiglio (su proposta dello stesso Ministero per lo Sviluppo Economico) assegnando un termine minimo di 6 mesi per l’adozione dei provvedimenti necessari e alla scadenza del termine scatterà il commissariamento per la durata di 6 mesi.

La metodologia per la determinazione degli obiettivi regionali parte dalla ripartizione regionale del Consumo Finale Lordo (CFL) previsto
dal Piano nazionale (PAN) al 2020, che è stata ottenuta utilizzando la media dei consuntivi dei consumi regionali di energia elettrica nel periodo 2006-2010, e i consumi regionali di energia per usi termici nel periodo 2005-2007 elaborati da ENEA.

La ripartizione regionale è stata poi determina applicando criteri tecnico-economici, cioè facendo riferimento, per l’energia elettrica da fonti rinnovabili prodotta in Italia, al potenziale tecnico-economico di sfruttamento delle fonti rinnovabili nelle singole regioni, mentre per i consumi termici da fonti rinnovabili, principalmente al potenziale di impiego della fonte, tenendo conto, comunque, delle disponibilità locali delle fonti stesse.

Un approccio che tiene conto delle caratteristiche di disponibilità di risorse energetiche del territorio delle singole regioni (e province autonome), della possibilità di sfruttarle secondo i principi di sostenibilità ambientale ed economica, e della  possibilità di orientare parte dei consumi termici, che derivano dai fabbisogni residenziali, del terziario, dell’agricoltura e dell’industria, verso l’impiego di tecnologie che utilizzano fonti rinnovabili.

La ripartizione prevista nel decreto comporterà, in particolare per le rinnovabili termiche, impegni rilevanti per le Regioni che per raggiungere gli obiettivi assegnati dovranno in qualche caso triplicare l’attuale produzione energetica da FER.

Il divario in termini percentuali tra l’anno di riferimento e il 2020, nell’ambito delle rinnovabili elettriche, delle rinnovabili termiche e sul totale delle rinnovabili, pone Veneto e Liguria tra le regioni che dovranno sostenere impegni più pesanti.

Per quanto riguarda la Regione Toscana, l’obiettivo al 2012, richiede una percentuale pari al 9,6% di FER (elettrico + termico) sui consumi finali, per arrivare -con step biennali- nel 2020, a coprire i consumi totali di energia utilizzando per almeno il 16,5% fonti rinnovabili, cifra che equivale a 1.555 KTEP (migliaia di tonnellate equivalenti di petrolio).

Significativi sono gli incrementi che sottendono a questi obiettivi: l’aumento richiesto in termini percentuali è per la Toscana pari al 158% equivalenti a 953 KTEP in più rispetto all’anno di riferimento.

Questo incremento comporterà uno sforzo particolare sulle rinnovabili termiche: la suddivisione della percentuale totale tra FER elettriche e termiche corrisponde, infatti, ad una crescita pari al 38% (+ 213 KTEP) nel settore dell’energia elettrica ed a un aumento pari al 1596% (+ 740 KTEP) nel settore termico.

Entro tre mesi tutte le Regioni dovranno recepire questi obiettivi nell’ambito dei loro Piani energetici e il mancato raggiungimento di questi target, comporterà –dopo un richiamo formale- il loro commissariamento.

Obiettivi, sicuramente ambiziosi, ma che per la Regione Toscana non dovrebbero rappresentare un rivolgimento radicale rispetto alle linee di sviluppo attuali.

Nel Piano di indirizzo Energetico Regionale (PIER), che sarà fra breve sostituito dal più completo Piano Ambientale ed Energetico Regionale (PAER), era , infatti, già utilizzata la data 2020 per contestualizzare i propri indirizzi.

A quella data si stimava una produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili elettriche pari a 933 KTEP, ai quali aggiungere i 455 KTEP di energia termica proveniente da FER, per una somma prevista già pari a 1.378 KTEP. Non molto distante, quindi, dai 1.555 KTEP previsti dal Burden Sharing.

Il Piano Ambientale ed Energetico Regionale (PAER) –secondo le linee guida che sono state presentate recentemente dall’assessore regionale all’ambiente e all’energia, Annarita Bramerini- si propone di ridurre del 20% il consumo di energia elettrica al 2020, anche attraverso la promozione del sistema della certificazione energetica degli edifici.

Per quanto riguarda invece la produzione da energia rinnovabile i dati indicano che, al 2010, già il 43% circa dell’elettricità toscana è prodotta con energia rinnovabile, e che più dell’80% di questa quota è da fonte geotermica.