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Nuovo pacchetto clima-energia UE c’è chi guarda al futuro e chi frena

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In seno alla Commissione europea -che sta lavorando alla bozza del nuovo pacchetto di misure per il dopo 2020- la discussione è aperta tra chi vorrebbe impegni ambiziosi e chi, invece, vorrebbe cedere

Fonte: Rinnovabili&Territorio

Autore: Redazione

La Commissione Europea sta lavorando alla redazione del Libro Bianco sul Clima e l’Energia per il 2030 che presenterà il prossimo 22 gennaio . Tra i documenti preparatori, per impostare il futuro pacchetto clima-energia, vi è anche  un Impact Assessment, una sorta di quadro di simulazioni sulla base delle quali dovrebbe poi essere fissato il quadro normativo di riferimento.
Secondo le prime indiscrezioni emerse su vari organi di stampa, il nuovo  pacchetto in preparazione sarebbe ancora più ambizioso del precedente e vorrebbe puntare in maniera forte sulle rinnovabili, sull’efficienza energetica, sul trasporto elettrico e su una ulteriore diminuzione delle emissioni di CO2.  Uno scenario che mal si concilia con gli interessi dei grandi gruppi dell’energia, che da tempo lanciano segnali di freno allo sviluppo delle rinnovabili e che vorrebbero, invece, aumentare la produzione di energia elettrica delle centrali a carbone, le più convenienti di tutto il parco europeo, e comunque non sganciarsi dalle fonti fossili.
In seno alla Commissione europea la discussione rispecchia entrambe le posizioni ed è dunque molto accesa tra chi vorrebbe accelerare il percorso delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica e chi invece è più incline ad assecondare le istanze dei grandi gruppi dell’energia. Tra questi ultimi, secondo le indiscrezioni riportate dal quotidiano tedesco, Sueddeutsche Zeitung, vi sarebbe anche il Presidente della Commissione Europea, Josè Manuel Barroso, che vorrebbe proporre che l’Europa “nel suo complesso aumenti la quota di energie rinnovabili dal 24% al 27%, ma su base volontaria”, lasciando dunque  ai singoli governi i compito di decidere come e quanto sostenerle.
Con il rischio che la mancanza completa di vincoli possa condurre ad una generalizzata assenza di impegni, con conseguenze facilmente immaginabili.
Il Parlamento Europeo ha intanto, di propria iniziativa, approvato una mozione presso le Commissioni Industria e Ambiente che impegna la Commissione a fissare l’obiettivo europeo al 2030 di ridurre le emissioni di gas serra del 40%, di spingere sull’efficienza energetica e fissare almeno al 30% la quota di consumi energetici coperta con la produzione da fonti rinnovabili.
Riguardo alle posizioni degli Stati membri anche in questo caso non c’è una unanimità di intenti: Germania, Italia, Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Irlanda e Portogallo sono  concordi nella necessità di prevedere impegni precisi e vincolanti ed hanno chiesto all’Unione Europea di fissare un obiettivo al 2030 per l’uso di energie rinnovabili da affiancare a quello sulla riduzione delle emissioni del 40%, mentre la Gran Bretagna è convinta che si debba andare a definire un unico target vincolante per la riduzione delle emissioni di CO2, lasciando agli Stati membri la scelta di come raggiungere l’obiettivo, senza dunque imporre target per efficienza energetica e sviluppo delle energie rinnovabili.
L’Italia, dunque, ha siglato la lettera inviata alla Commissione Europea prima di Natale per chiedere obiettivi ambiziosi e vincolanti ma c’è già chi mette in dubbio che la posizione assunta dal ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, firmatario della lettera, sia nei fatti la posizione dell’intero Governo italiano, come ha scritto il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, al Presidente del Consiglio Enrico Letta.
 «Riteniamo –ha scritto Squinzi dalle pagine del Sole 24 ore-  che la presa di posizione contenuta nella lettera congiunta inviata da alcuni ministri europei dell’Ambiente, tra i quali quello italiano, alla Commissione Europea a sostegno di un ambizioso obiettivo vincolante di riduzioni di emissioni di gas serra del 40% a livello domestico, non possa rappresentare la posizione del governo italiano»; aggiungendo l’auspicio «che le decisioni che saranno assunte in sede europea in merito, diano un segnale di sostegno alla competitività dell’industria e non penalizzino il sistema produttivo italiano».
Ma non sono dello stesso avviso i membri dell’ European Alliance to Save Energy (EU-ASE), associazione europea di multinazionali con siti produttivi in tutti i 28 Stati Membri dell’UE, più di 150.000 impiegati e un fatturato aggregato di oltre €70 miliardi. La Eu-ASE ha, infatti,  inviato una lettera al Presidente del Consiglio, Enrico Letta, per prendere le distanze da quanto sostenuto da Confindustria e chiedere che il Governo italiano si esprima a favore di un ambizioso pacchetto EU per l’energia e il clima per il 2030, in particolare per un target europeo vincolante per il risparmio energetico al 40%. Alla EU-ASE, ricordando nella lettera la posizione espressa dal Parlamento Europeo in favore dell’inclusione di un target vincolante del 40% per il risparmio energetico per il 2030, “si augurano che l’Italia possa sostenere questo appello, unirsi finalmente alla lungimirante richiesta di Germania e Francia a definire un pacchetto energia e clima per il 2030 con tre target vincolanti e avere un ruolo chiave in tal senso durante i negoziati che avranno luogo durante il nostro semestre di presidenza dell’Unione”.