Nuove tecnologie per lo sfruttamento delle rinnovabili e prospettive per il solare: il punto con Vincenzo Antonucci (Det-Cnr)

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    Entra nel vivo il dibattito sulla riforma del Conto energia: secondo il “Sole 24 ore” di oggi, il sistema di incentivazione per l’energia solare dovrà essere rivisto l’anno prossimo, e le tre associazioni più influenti nel settore (Gifi, Aper, Assosolare) hanno ieri unitariamente presentato ai ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico le loro proposte per le nuove tariffe incentivanti e per la logistica operativa del nuovo Conto energia.

    Fonte: Greenreport.it

    Autore: Riccardo Mostardini

    Anche se il presidente di Assosolare,
    Gianni Chianetta, sostiene che nel prossimo decennio il solare
    giungerà alla «grid parity, ossia un costo dell’energia fv
    paragonabile al costo dell’energia da fonti tradizionali», va
    comunque ricordato che comunque oggi il fotovoltaico è frenato dagli
    alti costi e dalla scarsità di silicio, data dalle molte
    applicazioni che questo elemento ha in svariati processi produttivi e
    dal fatto che in varie parti del mondo esso è sottoposto ad un
    regime di monopolio.

    Ma a che punto è la ricerca sulle
    nuove tecnologie per lo sfruttamento delle Fer, in particolare
    dell’energia solare? Ed è pensabile un futuro in cui l’energia
    solare potrà camminare sulle proprie gambe, senza bisogno di un
    sistema di incentivazione analogo al Conto energia? Di questo e di
    altro abbiamo parlato con Vincenzo Antonucci,
    responsabile del progetto “Energia distribuita” intrapreso
    dal Dipartimento energia e trasporti (Det) del Cnr.

    Dottor Antonucci, quali sono,
    tra le tecnologie di nuova generazione per lo sfruttamento delle
    fonti rinnovabili, quelle più promettenti?

    «Per l’energia eolica, che è la fonte
    di per sé più promettente, credo che soprattutto il mini- e il
    micro-eolico possano essere importanti, perchè a dispetto della
    ridotta taglia installata permettono produttività relative molto
    maggiori dell’eolico “tradizionale”.

    Per il solare, occorre distinguere:
    riguardo ai grandi numeri, le prospettive più interessanti sono
    offerte dal solare thin film (film sottile) e da quello a
    concentrazione, che in pratica fa giungere ai pannelli una “quantità
    di sole” 100-1000 volte superiore. Per valori più bassi, o
    magari come integrazione alle altre tecnologie, credo sarà utile la
    tecnologia DSSC (dye-sensitized solar cells, dette anche celle di
    Grätzel, nda): vanno però capite varie cose, ad esempio
    l’effettivo tempo di vita dei pannelli di nuova concezione, e inoltre
    va ricordato che la tecnologia in questione non è compresa in nessun
    conto energia».

    Quando diverrà competitiva
    questa tecnologia che, come da lei spiegato oggi al seminario
    organizzato dal Citt di Monterotondo, ha un’efficienza piuttosto
    bassa – 10% – ma costi 1000 volte più bassi dei pannelli
    tradizionali e una notevole flessibilità operativa?

    «Potrebbe diventare competitiva in 3-4
    anni».

    Se l’efficienza dei moduli
    disponibili in commercio arriva oggi al 15-17%, fino a che punto essa
    potrebbe crescere, col progresso tecnologico?

    «L’efficienza massima teorica potrebbe
    arrivare al 32-33%. Concretamente, direi che applicando le
    nano-tecnologie si potrebbe raggiungere il 25% di efficienza. Devo
    dire, però, che io spenderei tempo e risorse più nella ricerca sui
    nuovi semi-conduttori a basso costo, piuttosto che puntare su un
    aumento dell’efficienza dei pannelli tradizionali. Questo anche
    perchè il silicio è sottoposto a regimi di monopolio, e processi di
    riciclo del silicio sono stati messi in atto solamente in Cina, dove
    viene recuperato quello usato in elettronica».

    Ma a questo proposito, è
    pensabile usare, come fonte di silicio, la normale silice (SiO2)
    presente nella sabbia delle spiagge e dei deserti di tutto il mondo?

    «Si, però è chiaro che questo
    porterà a semi-conduttori di qualità più bassa, anche perchè il
    silicio utilizzato per i pannelli va prima fatto “crescere”,
    con tecnologie complesse e costose. Anche se in alcuni casi già il
    silicio si ottiene dalla silice, comunque, non è questa una delle
    strade maggiormente battute dalla ricerca odierna: la SiO2 significa,
    in pratica, “silicio ossidato”, e quindi è un composto
    molto stabile, e diventa difficile scindere il silicio da essa».

    Quali step mancano, secondo
    lei, alla definizione di un vero “Piano energetico nazionale”,
    che alla programmazione logistica (oggi, in pratica, fatta dai
    gestori stessi) aggiunga anche una visione di prospettiva per lo
    sviluppo delle rinnovabili sul territorio nazionale, e indichi una
    vera strategia a riguardo?

    «L’authority dell’energia e il
    ministero dello Sviluppo economico dovrebbero armonizzare i piani
    energetici regionali, perchè in essi già sono presenti i contenuti
    che si richiedono ad un piano energetico, e peraltro alcuni piani
    regionali sono già perfettamente coerenti con gli obiettivi europei.

    Basterebbe quindi armonizzare tra loro
    i piani regionali, e soprattutto evolverli da documenti di indirizzo
    a documenti cogenti».

    Arriveremo in futuro ad una
    “indipendenza economica” della tecnologia fotovoltaica,
    cioè essa potrà in futuro essere competitiva, ma senza bisogno dei
    sussidi e degli incentivi di cui essa gode oggi?

    «Col silicio non credo, ma ciò sarà
    possibile tramite le nuove forme di conversione energetica
    fotovoltaica. A breve, per esempio, le citate tecnologie DSSC
    arriveranno sul mercato, e se esse avranno bisogno di aiuti
    economici, credo che ciò sarà necessario solo per gli investimenti
    produttivi: è chiaro che il punto fondamentale è giungere, per
    queste tecnologie innovative, ad una vera capacità di produzione su
    scala industriale».