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Nuove fonti di energia geotermica progetto pilota con la Provincia di Pisa

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Il “Geo4P” studierà una metodologia per valutare le potenzialità dell’acqua nel sottosuolo.
Fra i pozzi da esaminare anche quello di San Cataldo nell’area del Cnr scoperto negli anni ’90

Fonte: Il Tirreno, Cronaca di Pisa

Autore: Daniela Salvestroni

La Provincia di Pisa è partner del progetto pilota “Geo4P” che studia una metodologia innovativa per valutare le potenzialità geotermiche della piana di Pisa. Gli altri partner sono la Direzione generale risorse minerarie energetiche del Ministero dello sviluppo economico, la direzione generale politiche ambientali energia e cambiamenti climatici della Regione, l’università di Pisa, la Scuola Superiore Sant’Anna, il Consorzio per lo Sviluppo delle Aree Geotermiche (Cosvig), l’Agenzia Energetica Pisana, Acque spa ed EnerGea. Il progetto consentirà di mettere a disposizione dei soggetti interessati varie informazioni: la valutazione del potenziale dei corpi acquiferi presenti nel sottosuolo della piana pisana, anche alle più basse profondità; l’ubicazione delle zone più indicate per l’impiego e la coltivazione della risorsa geotermica; l’individuazione delle tecnologie di coltivazione più adatte alle varie zone. I lavori sono già iniziati e avranno una durata di 18 mesi, ma i dati geologici e idrogeologici già disponibili indicano che la risorsa geotermica presente a vari livelli nel sottosuolo della pianura pisana può essere impiegata in maniera ottimale con l’impiego di pompe di calore, ma anche per usi diretti del calore (con un serbatoio geotermico superficiale a 50 gradi) ed eventualmente per la produzione di energia elettrica (con temperature di circa130 gradi profonde rinvenibili in strati più profondi del sottosuolo). La metodologia, una volta testata, potrà essere messa a disposizione degli amministratori locali in modo da avviare un processo di integrazione dei dati idrogeologici ed energetici per la pianificazione territoriale. Le aree interessate si trovano nei comuni di Pisa, Vecchiano, S. Giuliano, Calci, Buti, Bientina, Vicopisano, Calcinaia, Cascina, Pontedera, Fauglia, Crespina, Lari e Ponsacco. Tra i dati allo studio ci sono anche quelli relativi al pozzo di S. Cataldo, nell’area del Cnr, oggetto di indagini da parte di Enel negli anni ’90, quando venne scoperta una falda acquifera a una profondità di circa 800 metri con una temperatura tra i 50 e i 60 gradi. Ma poi il pozzo venne chiuso. «Il pozzo di S. Cataldo – spiega la direttrice di EnerGea Loredana Torsello – è stato scoperto negli anni ’90 da Enel nel corso delle indagini compiute per sondare le possibilità di ampliamento della zona geotermica. In seguito venne abbandonato perché non fu ritenuto interessante, per le tecnologie di allora e per gli interessi industriali. Ma i pozzi sono una fonte di dati utili per dare concretezza ai nostri studi. Inoltre sono in corso altre indagini per poter ipotizzare gli utilizzi geotermici. La metodologia indicherà le aree dove sarà opportuno investire denaro per fare gli scavi, ma siamo in contatto con i Comuni interessati per capire se hanno interessi particolari in certe aree per trovare acqua calda da utilizzare per impianti di riscaldamento e rinfrescamento. Al momento il pozzo di S. Cataldo è solo uno di cento potenziali pozzi scavati».