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Non è la geotermia la responsabile dell’inquinamento da mercurio del fiume Paglia

Commissione Ecomafie: «Si deve ritenere che non vi siano prove di un concorso di tali attività all’inquinamento da mercurio del fiume Paglia»

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Commissione Ecomafie: «Si deve ritenere che non vi siano prove di un concorso di tali attività all’inquinamento da mercurio del fiume Paglia»


Dopo varie missioni e sopralluoghi in Umbria e nel territorio del Monte Amiata, insieme ad acquisizioni e analisi di documenti, la Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (ovvero la commissione Ecomafie, presieduta da Stefano Vignaroli) ha consegnato ai presidenti delle Camere la relazione sulla contaminazione da mercurio del fiume Paglia, confermando l’estraneità della geotermia al problema: «Si deve ritenere che non vi siano prove di un concorso di tali attività all’inquinamento da mercurio del fiume Paglia», come peraltro già concluso da ricerche scientifiche condotte in materia dalle Università di Firenze e Perugia, dal CNR nonché dalle ARPA di Toscana, Marche e Umbria.

Dalla commissione Ecomafie sottolineano piuttosto che «nell’area del monte Amiata le miniere esaurite di cinabro, minerale da cui si ricavava il mercurio, e la sua stessa lavorazione, attiva per secoli fino al 1980, rappresentano le fonti di tale inquinamento. Nella zona, che da sola generava oltre l’11% della produzione mondiale di mercurio, l’attività mineraria e metallurgica potrebbe aver prodotto nel corso dei decenni fino a trentamila tonnellate di emissioni e residui di mercurio. La Regione Toscana ha svolto attività di bonifica ma su questo argomento si sconta uno scarso coordinamento tra normativa mineraria e normativa ambientale».

Secondo le informazioni e gli studi scientifici dell’università di Firenze acquisiti dalla Commissione, attraverso il corso del fiume Paglia l’inquinante ha raggiunto anche il Tevere, in qualità di corso d’acqua recettore, e da qui potenzialmente il mar Tirreno.

Ad oggi il mercurio risulta presente nell’ambiente in forma insolubile e di particolato, quindi non nelle acque ma su sedimenti dei fiumi e nel suolo.

Attualmente il flusso di mercurio lungo il Paglia è stimato in circa undici chilogrammi per anno, e dalle indagini della Commissione è emerso come la contaminazione sia diffusa e difficilmente risolvibile tramite interventi di bonifica.

Nonostante tutto «non vi sono allo stato attuale delle conoscenze, situazioni che facciano pensare ad un rischio immediato per la popolazione, in particolare in considerazione della forma stabile assunta dal mercurio presente nell’ambiente. Vi sono tuttavia casi di trasferimento alla biosfera con potenziali contenuti anomali di mercurio nei pesci, mentre non vi sono evidenze di presenza di mercurio nei vegetali della zona».

Come già accennato, il lavoro di approfondimento della Commissione ha preso in considerazione anche la questione della geotermia nell’area dell’Amiata.

Nel merito, si afferma che «sulla base delle acquisizioni si deve ritenere che non vi siano prove di un concorso di tali attività all’inquinamento da mercurio del fiume Paglia, oggetto specifico dell’inchiesta della Commissione: nondimeno, in termini più generali, la Commissione raccomanda che l’impatto ambientale di queste attività sia oggetto concorrente di ulteriore costante esame da parte delle autorità pubbliche, nel rispetto del principio di precauzione anche in vista dell’eventuale ampliamento dello sfruttamento delle potenzialità produttive dell’area dell’Amiata».

Chiarite le cause, la relazione si chiude con alcune raccomandazioni: «Si afferma in primo luogo la necessità di condurre monitoraggi e studi sistematici sulle matrici ambientali, la fauna e la flora per la verifica della penetrazione del mercurio sia negli ecosistemi, sia soprattutto nelle catene alimentari. È inoltre necessaria l’estensione del monitoraggio alle aree costiere e marine potenzialmente coinvolte. In tali attività, raccomandate in base al principio di precauzione e in un’ottica di minimizzazione del rischio, è necessario che le Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente di Toscana, Umbria e Lazio, già impegnate in monitoraggi, siano accompagnate dall’intero Sistema Nazionale di Protezione Ambientale. La Commissione ritiene inoltre necessario che il Ministero dell’Ambiente assuma un’iniziativa su scala nazionale relativa al monitoraggio del fenomeno della contaminazione da mercurio e un ruolo maggiormente attivo rispetto alla condizione di inquinamento diffuso».

La relazione della Commissione si conclude inoltre «evidenziando come tale situazione di contaminazione possa essere l’occasione di esame tecnico-giuridico delle norme che disciplinano l’attività mineraria al fine di conciliarle efficacemente con quelle in materia di tutela dell’ambiente».