Ha pochi dubbi Adele Manzella, dell’Istituto di Geoscienze e Georisorse (IGG) del Cnr che all’Adnkronos spiega se ci sono rischi legati allo sviluppo della geotermia. ”Le tecnologie attualmente in uso non hanno evidenziato alcun collegamento con l’attività sismica” sottolinea la Manzella ricordando che la geotermia esiste da 100 anni.
Inoltre, ”non c’è contatto con le falde acquifere” e quindi nessun problema per un possibile inquinamento anche perchè le perforazioni ”vengono effettuate a regola d’arte”. Per aumentare la produzione geotermica ”una delle tecnologie che si sta utilizzando è la Enhanced geothermal systems (EGS) che prevede iniezioni di flusso in profondità per rompere le rocce e, in alcuni casi, è emerso un rischio sismico”.
Ma questa tecnologia è ”in sperimentazione, non ha un utilizzo industriale, e si sta studiando proprio per evitare questo problema”. La geotermia nel nostro Paese ha enormi potenzialità ma ”non ci sono gli strumenti adeguati per incentivarne e favorirne lo sviluppo” e le risorse ”non bastano”. In particolare, spiega la Manzella, ”la geotermia ha delle caratteristiche peculiari che non sono favorite nel conto energia”.
Gli incentivi a disposizione ”sono per impianti che si realizzano in pochi mesi come avviene per fotovoltaico ed eolico e non ci sono le tariffe dopo il 2015”. La geotermia, invece, richiede tempi più lunghi: ”se volessimo pensare adesso a costruire un impianto geotermico non partirebbe prima del 2016” .
Questi fattori, dunque, ”non invogliano ad investire nonostante ci sia un interesse anche da parte di operatori stranieri”. Per la Manzella, ”finché non si sbloccheranno determinati strumenti come lo snellimento delle procedure, la definizione delle tariffe almeno a medio termine e gli incentivi, non ci saranno le condizioni mercato per favorire uno sviluppo della geotermia in tutto il paese”.
