Ne parla il ricercatore dell’Agenzia per l’Ambiente della Valle d’Aosta, Lorenzo Frassy, chiamato ad approfondire le problematiche relative allo sfruttamento del sottosuolo come serbatoio termico per riscaldare e raffreddare edifici mediante l’utilizzo di piccoli impianti geotermici. Lo studio finalizzato all’utilizzo di impianti geotermici a bassa entalpia rientra nell’agenda 2010 dell’assessorato regionale del territorio e ambiente per incentivare la diffusione di impianti da fonti di energia rinnovabili.
"Il sistema geotermico – ha spiegato Frassy – estrae energia dal suolo o dalle falde acquifere e porta il calore nelle case. La temperatura del terreno valdostano, che si aggira attorno ai 10-15 gradi, non permette l’utilizzo della geotermia a fini industriali o per immobili di una certa importanza, mentre l’installazione di pompe a calore può rappresentare una soluzione conveniente per piccoli edifici di nuova costruzione".
Frassy non tralascia la doppia funzione delle sonde geotermiche: "D’inverno prelevano il calore dal sottosuolo e riscaldano l’immobile e in estate lo cedono, rinfrescandolo". Secondo il ricercatore si presta all’installazione di pompe di calore la piana di Aosta per la presenza di una vasta falda acquifera superficiale. Cita poi l’esempio delle rocce della Corma di Machaby nel comune di Arnad "ideale sotto il profilo geotermico come molti terreni rocciosi" dove è prevista la costruzione di un ostello comunale che farà ricorso al calore della terra per gli impianti energetici.
"Se con l’installazione di pompe a calore si può risparmiare sulla bolletta – conclude – per una casa a consumo energetico zero si dovrebbero impiegare tutte le fonti rinnovabili, installando pannelli solari fotovoltaici e termici e anche eolici in un’ottica di sostenibilità ambientale".