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Nel settore energetico i “Costi del non fare” pesano per 70 miliardi di Euro

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Solo la mancata sostituzione delle produzioni termoelettriche con circa 24 GW di rinnovabili costerebbe alla collettività più di 55 miliardi di euro in combustibili fossili, minore occupazione e ricchezza e maggiori emissioni. Tutti i dati nel rapporto “I costi del non fare”

Fonte: Rinnovabili&Territorio

Autore: Redazione

In un articolo pubblicato sul quotidiano Qualenergia.it, il direttore dell’Osservatorio “I Costi del non fare” (CNF), Stefano Clerici, spiega quanto pesa alla collettività , in termini economici, la mancata realizzazione di una serie di infrastrutture. In particolare lo studio condotto nel 2014 e presentato martedì 2 dicembre a Roma, ha focalizzato l’attenzione su quattro tematiche: le priorità infrastrutturali in Italia, l’efficientamento delle opere esistenti, i mercati globali delle infrastrutture e i finanziamenti.
“La mancata realizzazione delle opere prioritarie in Italia, nel periodo 2014-2030, potrebbe generare oltre 800 miliardi di € di CNF : 124 miliardi nei settori ambiente ed energia, 260 miliardi trasporti e logistica e 425 miliardi nelle telecomunicazioni”.
In particolare, nel settore energetico la mancata realizzazione di 24 GW di potenza di impianti rinnovabili, 5.430 km di reti di trasmissione, 162 stazioni elettriche e di un rigassificatore, potrebbe generare nel settore energetico quasi 70 miliardi di € di CNF.
Nel comparto elettrico, la mancata sostituzione delle produzioni termoelettriche con oltre 24.000 MW di impianti da fonti rinnovabili costerebbe alla collettività più di 55 miliardi di € per costi di approvvigionamento dei combustibili, per posti di lavoro non creati, per maggiori emissioni e per minori benefici per l’industria italiana. Nonostante la situazione di overcapacity, occorre ancora realizzare impianti di produzione per riequilibrare il mix produttivo oggi ancora sbilanciato verso il termoelettrico: al 2030 abbiamo ipotizzato 48% termoelettrico, 52% rinnovabili.
Circa le reti elettriche, un CNF di quasi 14 miliardi di € testimonia che vi è ancora un elevato fabbisogno di infrastrutture, nonostante l’intenso sviluppo che ha caratterizzato l’ultimo decennio con oltre 7 miliardi di investimenti. Occorre realizzare elettrodotti e stazioni per sfruttare al meglio le produzioni più efficienti, garantire la continuità del servizio, ridurre il rischio associato all’intenso sviluppo delle rinnovabili, ridurre i costi dell’elettricità, superare le situazioni di congestioni sul territorio nazionale e sulle interconnessioni.
“La strada per evitare questi costi –scrive Clerici- è indicata dagli obiettivi della UE al 2030 e al 2050 e della SEN: decarbonizzazione, sviluppo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica, sicurezza e indipendenza delle forniture energetiche, riduzione dei costi dei vettori energetici”.
E non si tratta solo di grandi opere ma anche di interventi di ammodernamento e miglioramento tecnologico delle opere esistenti, che dice Clerici “ permettono di migliorare la qualità dei servizi erogati ai cittadini e di ridurre gli impatti delle opere sul territorio e sull’ambiente”.
Gran parte di questi interventi, che vanno dalla realizzazione di smart grid, alla rimozione delle limitazioni della rete elettrica, all’efficientamento energetico della PA, se non compiuti può determinare quasi 17 miliardi di Euro in CNF.
Ciò che crea rallentamenti alla loro realizzazione, come anche negli interventi di innovazione, sono spesso gli ostacoli normativi e regolatori, lo scarso supporto finanziario, il basso livello di maturità tecnologica.
Secondo il direttore dell’Osservatorio dei Costi del Non Fare per un rilancio significativo dello sviluppo infrastrutturale del Paese si dovrebbe puntare con decisione almeno a rimuovere gli ostacoli normativi e regolatori ed a selezionare le priorità infrastrutturali, investendo in quelle che generano i maggiori ritorni in termini economici, ambientali e sociali.