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Nel futuro delle energie rinnovabili c’è il rischio della carenza delle terre rare

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Un rischio che si può arginare ricorrendo al riciclo dei metalli rari e alla loro sostituzione con materiali alternativi

Fonte: Rinnovabili & Territorio

Autore: Redazione

La Cina ha deciso di impegnare molte risorse sulle energie rinnovabili e «solo nel 2012 investirà per il comparto eolico una cifra pari a quasi 48 milioni di dollari».

Lo dice Valerio Rossi Albertini, professore di chimica fisica dei materiali innovativi e ricercatore del Cnr, al ritorno dal summit di fine ottobre a Dalian, Cina, dal titolo “Leading the green economy: returning to harmony with nature”.

«Tra i progetti più ambiziosi -spiega ancora Rossi Albertini- entro il 2020 sarà costruito un immenso parco eolico, con una potenza installata di circa 20 GW, pari a quella di oltre una dozzina di reattori nucleari».

Oltre all’installazione di impianti a energie rinnovabili continua a crescere anche il settore della componentistica cinese, sia per l’eolico che per il fotovoltaico.

«Molte delle pale eoliche in giro per il mondo -ricorda il ricercatore- sono di fabbricazione cinese» e anche il fotovoltaico è in rapido sviluppo.

Ma non è solo la Cina a puntare sulle energie rinnovabili: anche i Paesi arabi e molti paesi del Nord Africa si dicono pronti ad investimenti in questo settore per arginare i cambiamenti climatici e per rilanciare l’economia in tempo di crisi mondiale.

C’è però un ombra che si aggira sul futuro dello sviluppo delle rinnovabili a meno che non si prendano provvedimenti.

Secondo uno studio condotto dal Joint Research Centre (JRC), l’Istituto Energia e Trasporti del Centro comune di Ricerca della Commissione Europea, il futuro di alcune delle maggiori fonti di energie rinnovabili potrebbe essere a rischio a causa della scarsità di terre rare.

Il JRC ha condotto uno studio specifico sull’approvvigionamento dei metalli fondamentali per sei tecnologie a basse emissioni, e più precisamente: eolico, solare, bioenergie, smart grid, CCS (Carbon Capture Storage, cattura ed immagazzinamento della CO2) e anche il nucleare.

La conclusione cui è giunto lo studio è che cinque metalli, utilizzati in particolare per le componenti necessarie per l’energia eolica e fotovoltaica, sarebbero in una situazione di rischio particolarmente elevato, in termini di disponibilità di riserve mondiali.

I cinque metalli in causa sono l’indio, il gallio, il tellurio, il neodimio e il disprosio, di cui dei quali negli ultimi anni -secondo quanto riporta lo studio- vi sarebbe stata una rapida crescita della domanda con conseguenze importanti sul piano dell’approvvigionamento determinate anche dalla concentrazione geografica dei giacimenti.

La loro scarsa disponibilità potrebbe significare che in un prossimo futuro potrebbero presentarsi situazioni di carenza con ripercussioni facilmente prevedibili sia in termini di costi di approvvigionamento che si ripercuoterebbero sulle forniture di elementi importanti per alcune tecnologie, in particolare per l’eolico e il fotovoltaico.

A risentirne di più potrebbe essere in particolare l’Europa dove lo sviluppo di molte tecnologie avanzate dipendono in misura pressoché totale dalle importazioni di questi metalli che rappresentano le materie prime con cui si fabbrica la componentistica degli impianti alimentati da risorse rinnovabili.

Lo studio JRC ha analizzato il possibile andamento della domanda dei metalli fino al 2020 e al 2030, individuandone 14 per i quali si potrebbero verificare carenze di disponibilità sui mercati internazionali rispetto alla domanda dei Paesi industrializzati.

Le maggiori criticità previste riguarderebbero l’industria eolica per quanto concerne il neodimio e il disprosio. Mentre nel settore fotovoltaico gli elementi critici in termini di possibili approvvigionamenti sarebbero il tellurio, l’indio e il gallio.

Le soluzioni per evitare questo scenario secondo lo studio JRC  però ci sarebbero.

Si possono, infatti, adottare strategie di mitigazione per affrontare le possibili carenze future, strategie che prevedono in prima battuta la possibilità di riciclare questi metalli rari dalle componenti nei quali sono stati utilizzati, per riutilizzarli al posto delle materie prime.

L’altra soluzione prospettata è quella di arrivare a una loro completa sostituzione con materiali alternativi.