Due notizie queste (la riapertura del Museo della Geotermia e
la pubblicazione dei risultati del monitoraggio delle aree
geotermiche da parte di ARPAT) che non hanno nessun elemento in
comune tra loro se non la geotermia. Eppure entrambe danno la
sensazione che qualcosa stia cambiando, o perlomeno ci auguriamo che
sia così. Da un lato l’apertura (seppure in maniera ufficiosa) del
Museo della Geotermia nella sua sede storica del Palazzo De Larderel
a Larderello sembra dare il senso di un nuovo inizio, di un
rinnovamento che parte dalla riscoperta e dalla valorizzazione del
passato per dare ancora maggiore visibilità a un territorio che
della geotermia ha fatto, concretamente e sostanzialmente, la storia.
Dall’altro i risultati estremamente positivi del rapporto ARPAT gettano
una luce nuova su
questioni ambientali che in passato venivano trascurate o perlomeno
non era possibile considerare, e fugano, secondo la nostra
interpretazione, molte paure sulla salubrità di questa risorsa.
Oggi sappiamo che la geotermia è una risorsa, una ricchezza
per un territorio. Una ricchezza che deve essere usata per investire
sul nostro futuro. Non possiamo nascondere gli evangelici talenti
sottoterra ma investirli in un futuro in cui sia possibile ritrovare
l’equilibrio perduto tra Uomo e Natura. Usare, quindi. Investire.
Rispettosi di ciò che ci circonda, e facendo tutto il possibile per
evitare stravolgimenti e danni che uno sfruttamento sconsiderato
potrebbe causare.