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MUSE, il nuovo Museo delle Scienze di Trento sarà alimentato anche con la geotermia a bassa entalpia

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Aprirà i battenti sabato 27 luglio, il MUSE, il nuovo Museo delle Scienze di Trento, che sfrutterà per il suo fabbisogno energetico anche il calore della terra.

Fonte: GeotermiaNews

Autore: Redazione

E’ in programma domani una grande festa ricca di eventi che durerà dalle ore 18 fino alla stessa ora del giorno successivo, per inaugurare il nuovo Museo delle Scienze realizzato a Trento dallo studio di Renzo Piano.
L’apertura del museo è un appuntamento atteso da dieci anni, un progetto per offrire un luogo dedicato alla cultura scientifica di altissimo livello, innovativo per contenuti, modalità di fruizione e linguaggio.
Obiettivo primario del MUSE è, infatti, quello di lanciare un nuovo modo di confrontarsi con il pubblico attraverso spazi multimediali, giochi interattivi, sperimentazioni nei laboratori aperti al pubblico, interdisciplinarietà, in un innovativo intreccio tra cultura e “fare” per dar vita a strumenti di apprendimento informale. Il nuovo museo coniuga i contenuti e il tradizionale approccio dei musei di storia naturale con i nuovi temi e le modalità di interazione con il visitatore dei più moderni centri scientifici.
Innovativo anche nella progettazione architettonica, il MUSE porta la firma di Renzo Piano, che ha ideato un edificio caratterizzato da criteri di sostenibilità ambientale, un modello che traccia una via da seguire per l’economia verde, l’uso rinnovabile dell’energia e il risparmio energetico.

«Un museo di scienze deve per definizione celebrare la complessità e la fragilità della Terra» spiega Renzo Piano. «L’edificio -continua il grande architetto- certificato LEED Gold , è stato realizzato con grande attenzione ai principi di ecosostenibilità: ha le capacità di economizzare energia e di produrne attraverso un sistema di pannelli solari e pozzi geotermici che scendono a cento metri di profondità».
La certificazione LEED (Leadership in Energy and Environmental Design), è stata ottenuta attraverso una serie di scelte progettuali: dall’ottimizzazione della produzione e distribuzione generale del caldo e del freddo, attraverso un’unica centrale di tri-generazione per l’intero quartiere, all’attento controllo dell’involucro termico dell’edificio per ridurre le dispersioni fino all’attivazione di una serie di sonde geotermiche. Le coperture opache del Museo sono ricoperte da un totale di circa 340 m2 di pannelli fotovoltaici che, con appositi sostegni, sono inclinati verso sud di un angolo di 23° rispetto al piano delle falde.
Il sistema degli impianti è centralizzato e meccanizzato e per ridurre l’irraggiamento nelle ore estive e facilitarlo durante le giornate invernali è stato installato un sistema  frangisole e tende comandate da sensori di temperatura e di irraggiamento solare, gestito in automatico. Le acque meteoriche vengono utilizzate per i servizi igienici, per l’irrigazione della serra, per alimentare gli acquari e lo specchio d’acqua che circonda l’edificio, il risparmio stimato di acqua d’acquedotto è del 50% circa.
L’alimentazione alle 12 sotto-centrali di utenza, poste sotto ogni fabbricato, avviene tramite una rete di tubazioni interrate per il fluido caldo e freddo mentre il cuore dell’intervento è la nuova centrale di tri-generazione, suddivisa in tre blocchi di utenza: la centrale  per la produzione di energia termica, per un totale di potenza installata di circa 14,8 MW, suddivisa in tre generatori di calore, due da 5 MW e uno da 3 MW più 1,8 MW di recupero di energia termica dai circuiti interni del co-generatore e dalla caldaia recupero; un altro blocco è dato dal co-generatore per la produzione di 1,8 MW di energia elettrica e 1,8 MW di energia termica di recupero: il co-generatore alimenta un assorbitore per la produzione di energia frigorifera per la rete del tele raffreddamento. Il terzo blocco infine è quello per la produzione di energia frigorifera, posto sulla copertura della centrale, dove sono installati i cinque gruppi frigoriferi a condensazione ad aria con una potenza di 1175 kW l’uno.
La struttura progettata e realizzata dallo studio Renzo Piano Building Workshop gioca sul tema dell’acqua che in forma di canale attraversa da sud a nord l’intera area, per poi duplicare, come riflesse in uno specchio, le forme del museo. L’edificio è costituito da una successione di spazi e di volumi, di pieni e di vuoti, adagiati su un grande specchio d’acqua sul quale sembrano galleggiare.
Il profilo richiama le montagne circostanti e la stessa organizzazione su più piani del percorso di visita, è una sorta di metafora dell’ambiente montano. Il MUSE nasce anche all’interno di un contesto urbanistico e paesaggistico frutto di un’unica visione progettuale che ha l’ambizione di identificarsi come una rilevante riqualificazione urbana di queste parte della città, verso il suo fiume.
Il nuovo MUSE si sviluppa dal Museo Tridentino di Scienze Naturali, istituito verso la metà del 1800 in forma di museo civico, e si inserisce, all’inizio dello scorso decennio, nel progetto di rigenerazione dell’area industriale dismessa Michelin.
La concezione urbanistica dell’intero intervento si propone di ricreare un vero e proprio frammento di città, con le sue articolazioni, le sue gerarchie e la sua complessità funzionale.
Vi troveranno spazio funzioni commerciali, residenziali e di terziario, un parco pubblico di 5 ettari e il complesso museale vero e proprio.