I settori dell’elettricità e delle rinnovabili stanno vivendo un periodo di grande fermento. Dopo una tradizionale separazione di interessi, spesso convergenti, dal 27 aprile 2017 è accaduto un evento probabilmente impensabile anche solo qualche anno fa: la maggior associazione dell’industria elettrica nazionale, Assoelettrica, e la principale dei produttori da fonte rinnovabile, assoRinnovabili, si sono fuse in una unica realtà dal nome particolarmente ambizioso: Elettricità Futura.
E di ambizioni questa giovanissima associazione ne ha da vendere a giudicare dai propositi – ma anche dai risultati – ottenuti nei suoi primi mesi di vita. Per capire meglio cosa sta accadendo nel sistema baricentrico della transizione energetica nazionale, abbiamo incontrato Simone Mori, Direttore Affari europei di Enel e presidente, appunto, della associazione Elettricità Futura.
Presidente Mori, per quale esigenza è nato questo matrimonio?
L’operazione ha seguito una logica, per me, molto forte: il superamento di barriere tra il cosiddetto settore convenzionale e quello nuovo delle rinnovabili. Barriere che a mio giudizio non avevano più ragione di esistere. Io credo che la candidatura di Enel a presiedere, per la prima volta, un’associazione così importante sia finalizzata proprio a questo cambiamento. E l’Enel ha il ruolo riconosciuto di azienda che sta gestendo, con grande impegno, un percorso di transizione. Non esistono più motivazioni per una dicotomia del nostro asset e dobbiamo lavorare per un settore elettrico nel quale le fonti convenzionali e quelle rinnovabili si integrino in modo armonico, in cui gli obiettivi di decarbonizzazione e di sviluppo sostenibile siano raggiunti attraverso investimenti che rendano le fonti rinnovabili sempre più competitive e, con il progressivo sviluppo delle tecnologie, le fonti convenzionali il supporto al processo di transizione.
Come hanno accolto la fusione i vostri associati?
Direi molto bene. La nostra missione è proprio quella di integrare questi due mondi che non sono più dicotomici, ma totalmente integrati. Gran parte degli associati di Assoelettrica, prima della fusione, aveva investimenti sulle rinnovabili e non pochi di loro facevano parte già delle due associazioni. Quindi iniziamo a costruire un sistema che non sia per l’una o l’altra parte del settore, ma un meccanismo che integri entrambe le componenti e che sia coerente con l’obiettivo che abbiamo tutti: lo sviluppo sostenibile attraverso le rinnovabili e l’elettricità.
Lei recentemente ha dichiarato “il vettore principale per il processo di decarbonizzazione è il settore elettrico”. Cosa significa in concreto?
Facciamo una piccola premessa. Abbiamo un punto di partenza che ritengo molto avanzato: il settore elettrico, negli ultimi anni, è stato senza dubbi la componente più incisiva nel processo di decarbonizzazione. In Italia, in Europa e nel mondo. Crediamo quindi che lo sviluppo di questo settore sia la naturale conseguenza del fatto che esso costituisca la componente che ha maggior e più rapida capacità di decarbonizzazione. (continua)