Abbiamo intervistato il dott. Roberto Gori, Direttore Tecnico di ARPAT sul rapporto " Monitoraggio 2007-2008 delle Zone Geotermiche"
Dottor Gori, da da quanto tempo ARPAT tiene “sotto controllo” questa zona?
L’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente nasce ufficialmente nel 1996, ed è dal 1997, ovvero già da subito che controlliamo la qualità dell’aria. Per quanto riguarda le emissioni geotermiche siamo partiti dal 2002, ma più che altro per esigenze di organizzazione interna della struttura e anche perché la predisposizione dell’insieme delle risorse tecniche atte a queste rilevazioni ha richiesto tempo. Non dimentichiamo che si tratta di rilevazioni nuove, e che in ogni caso, non essendo così diffusa la geotermia nel mondo (in Italia possiamo dire che c’è solo la Toscana per quanto riguarda lo sfruttamento industriale a fini elettrici) è stato necessario in alcuni casi ripensare gli strumenti e le procedure esistenti o addirittura crearne di nuovi. Inoltre occorre capire che si tratta non solo di avere gli strumenti giusti, ma individuare anche il punto giusto dove effettuare le rilevazioni: ovvero il luogo dove quella misurazione risulterà maggiormente attendibile. E non è una cosa semplice, anche considerando la complessità degli impianti di produzione geotermoelettrica.
Torniamo allo studio appena presentato. Secondo i dati in suo possesso, dal punto di vista ambientale come definirebbe la situazione delle aree geotermiche in un quadro globale toscano?
È molto difficile dare un giudizio. Prima di tutto perché, in effetti, non compete ad ARPAT dare giudizi. Noi controlliamo, misuriamo, e cerchiamo di fornire una lettura tecnica dei dati. In questo senso possiamo dire che i dati indicano da un lato il rispetto dei limiti di legge per quanto concerne le emissioni degli impianti e dall’altro, in assenza di limiti di legge per gli inquinanti tipici della geotermia (idrogeno solforato, mercurio, ammoniaca, ecc.) l’esistenza di alcune criticità (relative all’idrogeno solforato) connesse alla qualità dell’aria, che non sono considerate dalla normativa di legge specifica, ma che sono comunque oggetto di rilevazione e di risposta nell’ambito dell’attività amministrativa, come testimoniato dal documento illustrato oggi dai colleghi della Regione.
Questo controllo e monitoraggio, ci pare di aver capito, non si fermerà qui, ma è destinato a continuare nei prossimi anni. Quali dovrebbero essere, secondo lei, i primi passi e provvedimenti per migliorare la situazione esistente?
Sicuramente, per quanto ci riguarda, dobbiamo continuare nell’opera di controllo e monitoraggio, visto che una buona base conoscitiva è l’elemento essenziale perché i vari soggetti possano prendere decisioni efficaci. Per quanto riguarda invece il gestore, ci aspettiamo la dismissione degli impianti con le peggiori prestazioni ambientali, una estensione dell’installazione degli AMIS a tutti gli impianti, un miglioramento sul fronte della affidabilità e manutenzione degli impianti produttivi e di abbattimento (riduzione delle emissioni libere), un impegno verso la sperimentazione e l’utilizzo di nuove tecnologie per la riduzione delle emissioni inquinanti e climalteranti. Sull’altro fronte anche le Amministrazioni devono continuare a fare la loro parte per avere una normativa più coerente con i bisogni di tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini. Mi sembra che anche il già citato documento presentato dai colleghi della Regione Toscana vada in questa direzione.
DALLA REDAZIONE 12/10/2009