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Monitoraggio Arpat della qualità dell’aria delle aree geotermiche: tutti sotto i limiti di riferimento i valori degli inquinanti

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Il monitoraggio di Arpat ha inoltre messo in evidenza anche un generale miglioramento dell’inquinamento olfattivo provocato dall’acido solfidrico

Fonte: Geotermia News

Autore: Redazione

Dopo i risultati dello studio epidemiologico sulle popolazioni delle aree interessate dallo sfruttamento geotermico che restituiscono una situazione della qualità salute paragonabile al resto della regione, anche il monitoraggio della qualità dell’aria rispetto ai due inquinanti tipici, acido solfidrico e mercurio, in aggiunta alle Pm10 e al biossido di zolfo, nei territori che ospitano impianti nell’area geotermica tradizionale e sull’Amiata, conferma una situazione sotto controllo.

Tutte le emissioni delle aree che ospitano centrali geotermiche sono, infatti, risultate sotto i valori limite di riferimento.

I territori interessati da fenomeni geotermici in Toscana si trovano nella parte sud delle province di Pisa e Siena e nella parte orientale della provincia di Grosseto; specificatamente le zone corrispondono alle Colline Metallifere e al massiccio dell’Amiata.

Un territorio che è stato sede, fin dall’antichità, di attività minerarie e che a partire dall’ottocento ha visto insediarsi a Larderello, il primo nucleo industriale per l’estrazione dell’acido borico dalle acque dei lagoni di Montecerboli.

Larderello deve, infatti, il nome a Francesco De Lardel, imprenditore di origine francese che lo creò.

Sempre a Larderello, già dal secondo decennio del ‘900, iniziò l’utilizzo dei fluidi geotermici per la produzione industriale di energia elettrica; un processo che si è esteso in seguito anche ai territori amiatini.

Attualmente nelle due aree geotermiche sono in esercizio 33 centrali geotermoelettriche che con una produzione di 5.520 Gwh/anno coprono il 28% del fabbisogno elettrico della Toscana.

La zona è quindi sempre stata interessata da fenomeni di emissioni naturali di vapore, con concentrazioni apprezzabili di acido solfidrico dal caratteristico odore di uova marce, a questo si associano un fondo emissivo diffuso e quello dovuto alle emissioni per la produzione elettrica, che Arpat nell’ambito di un progetto specifico di monitoraggio ambientale di queste aree tiene costantemente sotto controllo.

Il monitoraggio relativo al 2009 effettuato da Arpat su 8 centrali di cui 7 dotate di Amis, cioè dell’impianto di abbattimento del mercurio e dell’idrogeno solforato «non hanno evidenziato superamenti dei valori limite di emissione previsti dalla normativa vigente o dalle specifiche autorizzazioni rilasciate ai singoli impianti»

Le centrali controllate sono state: PC3 e PC5 nel comune di Piancastagnaio (Si), Bagnore 3 nel comune di Santa Fiora (Gr), Nuova Gabbro e Nuova Larderello nel comune di Pomarance (Pi), Pianacce nel comune di Radicondoli, Carboli 2 e Nuova San Martino a Monterotondo marittimo (Gr).

Rispetto al monitoraggio effettuato nel passato si aggiungono quindi tre nuove centrali: Nuova Gabbro, Pianacce e Carboli 2 e dunque a oggi, considerate anche le precedenti campagne di monitoraggio, il complesso delle centrali controllate è salito a 28 su un totale di 33.

Il monitoraggio ha anche reso evidente che non vi sono differenze sostanziali tra l’area tradizionale geotermica di Larderello e quella dell’Amiata.

Il quadro delle emissioni risulta, infatti, simile nelle due aree per la presenza delle medesime sostanze, mentre l’unica differenza rilevata è sotto il profilo quantitativo: l’area dell’Amiata ha fattori di emissione maggiori per la quasi totalità delle sostanze a causa del più alto contenuto di gas nel fluido geotermico ma l’entità complessiva delle emissioni è comunque superiore nell’area tradizionale perché maggiore è la potenza installata.

Nelle 8 postazioni oggetto del monitoraggio, quattro nel grossetano, due nel pisano e due nel senese, i risultati hanno mostrato che le concentrazioni del PM10 e del biossido di zolfo sono ampiamente inferiori ai valori limite, confermando le analoghe rilevazioni eseguite nel monitoraggio di qualità dell’aria nel 2007-2008.

Per quanto riguarda il mercurio e l’acido solfidrico, la normativa europea e italiana non stabiliscono valori limite, e come valori di riferimento l’Arpat utilizza i valori guida per la tutela sanitaria proposti da organismi internazionali quali Organizzazione Mondiale Sanità (OMS), OMS-International Classification Patient Safety (ICPS) e Agency for Toxic Substances & Disease Registry (ATSDR). Facendo riferimento a questi valori anche le concentrazioni di mercurio e di acido solfidrico, sono risultate sotto i limiti.

Il monitoraggio di Arpat ha inoltre messo in evidenza anche un generale miglioramento dell’impatto olfattivo provocato dall’acido solfidrico.

Un risultato da imputare all’introduzione e all’attivazione dei filtri Amis che abbattono le emissioni di acido solfidrico e mercurio.

In particolare per le emissioni di mercurio la diminuzione è stata proporzionalmente più consistente nell’area dell’Amiata, dove i valori di concentrazione nel fluido geotermico sono più alti.

Oltre al controllo della qualità dell’aria l’Arpat ha effettuato anche un monitoraggio della concentrazione di arsenico e boro nell’acquifero del monte Amiata relativo al primo quadrimestre del 2010.

I risultati di Arpat evidenziano un andamento stazionario nei 10 anni di attività di monitoraggio di queste due sostanze negli acquiferi dell’Amiata.

Gli 8 punti monitorati alle acque alla sorgente (quindi prima del trattamento di abbattimento dell’arsenico e dell’immissione in rete), disposti indicativamente sul perimetro del cono vulcanico, mostrano che l’arsenico supera il valore medio consentito dalla legge dei 10 μg/L al pozzo Acqua Gialla (la concentrazione media maggiore si attesta sui 33 μg/L) alla sorgente Ente e al pozzo Pian dei Renai (in entrambe la concentrazione media maggiore si attesta sui 11-12 μg/L). Mentre tutti gli altri punti di monitoraggio hanno evidenziato valori medi inferiori al limite previsto per il consumo umano.