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L’Unione Geotermica Italiana è stata audita in Parlamento

«Semplificazioni apprezzabili ma ancora insufficienti, occorrono altre azioni di supporto per lo sviluppo delle applicazioni geotermiche»

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«Semplificazioni apprezzabili ma ancora insufficienti, occorrono altre azioni di supporto per lo sviluppo delle applicazioni geotermiche»


L’Unione Geotermica Italiana (UGI) è stata ascoltata la scorsa settimana in Parlamento dalle commissioni Affari Costituzionali e Ambiente, nel corso di un’audizione informale sul disegno di legge C. 3146, di conversione del decreto legge n. 77 del 2021 dedicato alla Governance del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure.

Nonostante la geotermia non sia esplicitamente inserita nel PNRR – dalla Regione Toscana informano però sulla volontà del ministro Cingolani di ricomprenderla all’interno di un fondo parallelo da 5 mld di euro l’anno –, il Piano dedicata molta attenzione a semplificare l’iter del permitting che riguarda tutti gli impianti alimentati da fonti rinnovabili: «Semplificazioni apprezzabili ma ancora insufficienti, occorrono altre azioni di supporto per lo sviluppo delle applicazioni geotermiche», osserva la presidente UGI e primo ricercatore al CNR di Pisa, Adele Manzella.

L’audizione è stata l’occasione per UGI di sottolineare al Parlamento «l’importanza di riconoscere appieno i punti di forza delle tecnologie geotermiche (continuità e programmabilità della produzione, elevata sostenibilità ambientale, filiera produttiva nazionale), che ne fanno un elemento fondamentale del mix energetico da fonte rinnovabile sia per la produzione elettrica che per le applicazioni termiche».

Riguardo in particolare alle lacune che ancora frenano lo sviluppo sostenibile di questa fonte rinnovabile, UGI ha ribadito che il PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima, ndr) è troppo poco ambizioso sulla produzione da geotermia, in considerazione del notevole potenziale delle risorse nazionali. La lentezza e complessità delle procedure – spiegano dall’Unione – è uno dei nodi cruciali che hanno immobilizzato il settore, ma vanno anche sbloccati i decreti che disciplinano e incentivano l’utilizzo di tecnologie geotermiche (“posa sonde” e FER2 per impianti a pompa di calore geotermica e geotermoelettrici, rispettivamente)».

Secondo UGI, dunque, «le procedure per le concessioni vanno centralizzate, ed occorre rendere perentori i tempi procedurali, ottimizzando le reiterate procedure per la VIA», la Valutazione d’Impatto Ambientale.

Dopo aver ribadito le proposte operative già presentate riguardo ai sistemi geotermici di riscaldamento e raffrescamento, l’Unione ha dunque concluso sottolineando l’importanza di «sviluppare sistemi finanziari innovativi specifici per il settore geotermico e favorire la formazione di tecnici, funzionari e responsabili amministrativi, atti a promuovere e agevolare l’adozione di sistemi geotermici garantendone la massima sostenibilità ambientale ed efficienza».