Home Cosvig L’ultrageotermia che piace all’Europa (e non solo)

L’ultrageotermia che piace all’Europa (e non solo)

I fluidi ad alta temperatura e pressione possono, al contempo, aumentare la produttività geotermica e diminuire gli impatti ambientali con la riduzione del numero dei pozzi e l’aumento dell’efficienza. Una sfida che l’UE sta affrontando ormai da anni con progetti di ricerca e sviluppo.

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I fluidi ad alta temperatura e pressione possono, al contempo, aumentare la produttività geotermica e diminuire gli impatti ambientali con la riduzione del numero dei pozzi e l’aumento dell’efficienza. Una sfida che l’UE sta affrontando ormai da anni con progetti di ricerca e sviluppo.


Secondo alcuni recenti studi di Alta Rock Energy (facente parte del progetto statunitense ARPA-E Advanced Research Projects Agency-Energy), raccogliere solo lo 0,1% del calore del pianeta potrebbe soddisfare la fame di energia del mondo per 2 milioni di anni.

Di per sé questo fa comprendere come, sotto i nostri piedi si nasconda una fonte di energia virtualmente inesauribile.

E proprio queste grandi potenzialità della geotermia, ancora poco valorizzate, hanno indotto la Commissione Europea a finanziare progetti (in particolar modo nell’ambito dei programmi Horizon per la Ricerca e l’Innovazione) tesi ad ampliare in maniera sostenibile il ricorso a questa risorsa rinnovabile.

Fra gli obiettivi di molte di queste linee di attività si colloca la rimozione delle barriere che impediscono a questa fonte di energia di essere adeguatamente rappresentata nel portafoglio a disposizione delle nostre società. Si parla di ostacoli collegati alla disponibilità o all’efficacia delle tecnologie esistenti – e qui la ricerca e lo sviluppo tecnologico potranno fornire risposte -, oppure di barriere di tipo socio-economico che, a fronte di soluzioni tecniche non vedono il settore sfondare i mercati come ci si attenderebbe. Quello dei costi connessi alla produzione e all’utilizzo del calore del sottosuolo è sicuramente uno dei temi più importanti e urgenti.

Non va dimenticato, infatti, che, ad oggi, proprio i costi di perforazione e ricerca costituiscono circa il 40% del costo iniziale di un impianto geotermico.

Ridurre il numero di pozzi, ad esempio, mantenendo la stessa produzione o, addirittura aumentandola, sarebbe come trovare la formula della pietra filosofale.

Ma com’è possibile? Che cosa sono questi fluidi ad altissima temperatura e pressione, e perché sono così importanti?

Secondo la definizione di Andrea Brogi, della SGI (Società Geologica Italiana), questo tipo di fluido geotermico “(…) è una sostanza che si trova in condizioni di temperatura e pressione superiori al punto critico del fluido stesso, cioè a quella condizione di temperatura e pressione oltre la quale non è possibile distinguere tra la fase liquida e quella gassosa del fluido”.

Questa particolare caratteristica fa sì che il trasferimento di calore dal sottosuolo alla superficie avvenga in maniera molto più efficiente, arrivando ad ottenere una resa che potrebbe arrivare anche a superare di 10 volte la media attuale.

Ne deriverebbe una sensibile diminuzione del numero di pozzi necessari ad alimentare una singola centrale geotermoelettrica, ridotti impatti ambientali nonché, ovviamente, costi e rischi economici iniziali sensibilmente più bassi.

Anche la tecnologia legata alle perforazioni e gestione dei pozzi dovrebbe, in questo tipo di contesti, compiere un balzo in avanti, in maniera da rendere superabili alcune problematiche: resistenza dei materiali agli ambienti corrosivi tipici per – questi fluidi estremamente caldi e con una composizione chimica molto aggressiva -, usura, resistenza al calore e meccanica.

Ritornando al ruolo che sta svolgendo l’UE, la miniera di opportunità finanziarie messe in campo potrà contribuire a ridurre il gap che ci separa ancora dalla fase di teorizzazione e sperimentazione per passare finalmente alla fase di realizzazione. Un buon esempio di tale strategia è proprio il progetto Horizon Europe COMPASS (Grant Agreement n. 101084623), attualmente in corso, che si propone di sviluppare, testare e verificare migliori ed innovative tecniche di perforazione riducendo così, al contempo, quei costi di esplorazione e perforazione che potrebbero costituire un ostacolo soprattutto nelle prime fasi di applicazione e ricerca.

Possiamo anche guardare al recente passato e al progetto Horizon 2020 DESCRAMBLE conclusosi nell’Aprile 2018 che si proponeva di condurre una serie di indagini e test qualitativi nell’ambito dei fluidi ad altissima temperatura e pressione sui materiali e le condizioni operative su un pozzo già perforato nei dintorni di Larderello.

Quando si parla di innovazione e di risorse energetiche, non possiamo tuttavia, trascurare la sensibilità che tutti noi, come cittadini mostriamo nei confronti della tutela della nostra salute e della conservazione ambientale. È importante che ogni iniziativa che coinvolge il nostro territorio e la qualità della vita delle comunità possa prestare la dovuta attenzione al coinvolgimento e all’informazione delle persone coinvolte, anche solo potenzialmente.

In quest’ottica si muove CoSviG che, nell’ambito di COMPASS, svolgerà un’azione focalizzata sulla diffusione di una corretta e rigorosa informazione sulla geotermia, sui suoi utilizzi e sulle sue implicazioni; infatti, nell’ambito di questo progetto soprattutto, il Consorzio perseguirà l’obiettivo di contribuire ad aumentare ad la consapevolezza e il coinvolgimento dei cittadini e delle comunità locali interessate.


Per maggiori informazioni sul progetto COMPASS: