Concordare un pacchetto ambizioso di politiche per energia e clima per il 2030, riformare il mercato europeo delle emissioni (Ets) e assicurare che l’Ue sia in grado di offrire un target importante di riduzione di CO2 sul tavolo dei negoziati Onu sul clima del 2014: queste le tre priorità chiave del “manifesto” lanciato pochi giorni fa da tredici ministri dell’ambiente europei, fra cui l’italiano Andrea Orlando. Il blocco si firma come “Gruppo per la crescita verde” e oltre all’Italia include Gran Bretagna, Germania, Francia, Spagna, Olanda, Belgio, Portogallo, Svezia, Danimarca, Finlandia, Slovenia ed Estonia. Uniti per fissare politiche ambiziose per il 2030, ma divisi sul come raggiungere lo scopo. La Gran Bretagna preme per un unico obiettivo del 50% di riduzione di C02 rispetto al 1990, mentre la Danimarca vuole target anche per rinnovabili ed efficienza energetica, a cui il Portogallo ne aggiunge uno sulle infrastrutture energetiche. L’esecutivo Ue è già al lavoro: «La Commissione Ue sta finalizzando la sua proposta per i target su energia e clima per il 2030» ha spiegato il commissario Ue al clima, Connie Hedegaard. Bruxelles sta valutando l’impatto di un obiettivo di riduzione del 35%, 40% e 45% di riduzione di CO2 e la sua proposta è attesa all’inizio del 2014, in modo da poter essere discussa al vertice Ue di marzo, prima del summit Onu di settembre organizzato dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon, per spianare la strada verso l’accordo globale del 2015. Nel frattempo il mercato dell’Ets dell’Ue aspetta una riforma: il prezzo per tonnellata di carbonio è ormai sotto i cinque euro, troppo poco per promuovere una rotta decisa dell’Europa verso una “crescita verde”. Il rischio è perdere terreno su Cina e Usa.