Il documento, presentato a Milano il 5 e 6 dicembre scorsi alla conferenza annuale Geopower Europa, ha evidenziato il potenziale di crescita degli impianti che utilizzano il calore proveniente dal sottosuolo. Se nel 2010 l’Europa disponeva di 59 centrali geotermoelettriche, per una capacità installata totale di 1,6 GW e una produzione elettrica di 10,9 TWh, si stima che entro il prossimo decennio la poduzione crescerà ancora di oltre 3 GWe. L’EGEC rileva che questo sarà possibile grazie a un forte aumento degli impianti che utilizzano questa fonte di energia, soprattutto quelli di tecnologia EGS, c.d. "di terza generazione", che consente di "asportare" calore da oltre sette km di profondità della Terra attraverso un sistema di iniezione di acqua e relativo prelievo di vapore.
Come accennato, il Report dà conto dell’assoluto primato dell’Italia nel settore: 900 MWe di capacità installati nel 2011, 922,6 MWe stimati nei prossimi cinque anni. Dietro l’Italia i Paesi più "reattivi" sembrano essere Turchia e Islanda, che stimano di produrre rispettivamente 899,6 e 609,75 MWe entro il 2015. Anche la Germania è impegnata in un importante progetto per il 2015: la realizzazione di sedici nuovi impianti, con una potenza complessiva di 69,1 MWe. Il Report osserva inoltre come le reti di distribuzione della risorsa geotermica attualmente attive siano 212, per una capacità totale installata di 4,7 GW termici. Sono in fase di studio circa 200 progetti che, qualora diventassero operativi, farebbero sviluppare enormemente la rete geotermica ad alta entalpia in Europa.
In ogni caso, per quanto i dati siano incoraggianti, il Report auspica che i paesi europei compiano uno sforzo ancor maggiore sul fronte della geotermia. Burkhard Sanner, presidente EGEC, ammonisce che gli investimenti nel settore sono ben al di sotto di quanto sarebbe necessario, pur notando nuovi e positivi trend per questa fonte rinnovabile, che comunque gode di minor sostegno rispetto alle altre.
Per quanto riguarda il nostro paese, riportiamo due autorevoli contributi che accrescono ancor di più l’interesse per il settore e la necessità di azioni concrete. Il primo è un recente intervento di Carlo Rubbia. Il Premio Nobel, oltre ad evidenziare come la geotermia dia oggi nel mondo un contributo pari a cinque centrali nucleari, evidenzia come tra Toscana, Lazio e Campania vi sia un enorme potenziale, sfruttato in maniera finora molto parziale. Il Fisico nota come, sviluppando le capacità geotermiche di queste zone, si possa produrre l’energia fornita dalle quattro centrali nucleari previste dal primo step del piano nucleare, poi cassato dal corpo elettorale. Inoltre, il rapporto 2011 di Svimez, l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Sud Italia, sottolinea come lo sviluppo della geotermia sia un aspetto decisivo per il rilancio del Mezzogiorno. Campania stessa, Sicilia, isole Eolie, oltre a Sardegna e Puglia, rappresentano aree di grandissima ricchezza dal punto di vista dell’energia geotermica il cui sviluppo, osserva ancora la Svimez, consente una produzione più continua e costante rispetto alle altre fonti rinnovabili e una maggiore versatilità di dimensione di impianto.
Fatte queste premesse, c’è davvero da augurarsi che gli sforzi in termini di investimenti e politiche energetiche facciano la loro parte per favorire lo sviluppo di questa energia alternativa. Che peraltro, come visto, in Italia aspetta solo di essere sfruttata.