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L’Italia “richiamata” dalla Commissione Europea per le energie rinnovabili

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Con un monito della Commissione Europea, Italia e Spagna sono state richiamate ad intervenire immediatamente per assicurare la piena conformità alle norme UE sulle energie rinnovabili (direttiva 2009/28/CE).

Fonte: Rinnovabili&Territorio

Autore: Redazione

Tra le 220 decisioni adottate il 26 settembre dalla Commissione Europea c’è anche l’avviso motivato inviato all’indirizzo di Italia e Spagna per la mancata comunicazione del recepimento completo della direttiva sulle energie rinnovabili (direttiva 2009/28/CE).
La direttiva europea prevedeva il recepimento da parte dagli Stati membri entro il termine del 5 dicembre 2010, ma l’Italia e la Spagna non hanno comunicato alla Commissione tutte le misure necessarie all’inserimento completo nella normativa nazionale.
I due Paesi avranno due mesi di tempo per adeguarsi all’obbligo giuridico, nel caso contrario la Commissione potrà avvalersi del diritto di affidare il caso direttamente alla Corte di Giustizia europea. La conseguenza potrebbe dunque essere una nuova procedura d’infrazione nei confronti.
La direttiva 2009/28/CE pone l’obbligo per ciascuno stato membro di raggiungere obiettivi individuali per concorrere alla quota complessiva del 20% di energia da fonti rinnovabili nel consumo energetico complessivo.
Per l’Italia l’obiettivo era fissato al 17% dei consumi energetici totali e per raggiungerlo, al pari degli altri Stati membri, dovevano essere adottate norme adeguate a migliorare l’accesso alla rete per l’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, a migliorare le procedure amministrative e la pianificazione, la formazione e l’informazione degli installatori.
Inoltre, nel settore dei trasporti tutti gli Stati membri devono raggiungere l’obiettivo comune di una quota del 10% di energia rinnovabile; anche i biocarburanti usati per conseguire questo obiettivo, secondo quanto previsto dalla Direttiva, devono soddisfare una serie di criteri di sostenibilità, ed essere inclusi nella normativa nazionale.
Adempimenti che l’Italia non ha eseguito nei tempi richiesti.
A marzo la Commissione Europea aveva adottato un Libro Verde per avviare una consultazione pubblica sui contenuti del quadro strategico per le politiche in materia di cambiamenti climatici ed energia, dallo stato attuale al 2030, adottando anche una relazione in cui venivano valutati «I progressi compiuti dagli Stati membri per conseguire i loro obiettivi in materia di energie rinnovabili entro il 2020».
Riguardo al raggiungimento degli obiettivi al 2020 si evidenziava che l’Unione europea e la maggior parte degli Stati membri erano sulla buona strada: nel 2010 la quota di energie rinnovabili nell’UE era del 12,7% e la maggior parte degli Stati membri aveva già raggiunto il rispettivo obiettivo intermedio 2011-2012 previsto dalla direttiva. Non altrettanto positiva veniva invece valutata l’attuazione del regime per i biocarburanti, per cui la relazione della Commissione Europea riteneva che gli Stati membri procedessero con troppa lentezza.
Ma se fino al 2010 sono stati compiuti importanti progressi, la Commissione esprimeva motivi di preoccupazione per il futuro: il recepimento della direttiva (che è del 2009) è risultato infatti più lento di quanto sperato, anche a causa della crisi economica.
Il percorso da seguire per raggiungere l’obiettivo finale –sottolineava la Commissione- diventa più impegnativo col trascorrere del tempo e le politiche attuali non sono sufficienti, da sole, ad assicurare la necessaria diffusione di energia da fonti rinnovabili nella maggior parte degli Stati membri: di conseguenza nei prossimi anni alla maggior parte di essi sarà richiesta una maggiore partecipazione e un ulteriore impegno per proseguire efficacemente il cammino intrapreso.
In pratica veniva sottolineato l’urgenza gli Stati membri portassero a termine il recepimento della direttiva sulle energie rinnovabili e che fossero intensificate le iniziative per superare gli ostacoli all’introduzione delle energie rinnovabili, prevedendo: l’adozione di misure volte a ridurre gli oneri amministrativi e i ritardi; lo sviluppo della rete elettrica e una migliore integrazione delle energie rinnovabili nel mercato; miglioramenti dei regimi di sostegno, a livello di stabilità e trasparenza, di sostenibilità economica e di orientamento al mercato.
E’ tutto questo che l’Italia non ha fatto in maniera adeguata, motivo per cui -assieme alla Spagna- ha ricevuto un richiamo ad intervenire immediatamente per recuperare il tempo perso ed evitare l’avvio del procedimento di infrazione previsto.