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L’Italia ha presentato la propria proposta di Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima

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Adesso è prevista una «consultazione a tutti i livelli e soprattutto con le parti interessate, comprese le parti sociali»

Fonte: Rinnovabili&Territorio

Autore: Redazione

Come previsto dal regolamento del Parlamento e del Consiglio Europeo 2016/0375 sulla Governance dell’Unione dell’Energia, l’Italia ha inviato all’attenzione della Commissione UE la propria proposta di Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC).

Frutto di un lavoro congiunto da parte dei ministeri dello Sviluppo Economico, dell’Ambiente e dei Trasporti, il documento è strutturato in 5 differenti sezioni: decarbonizzazione, efficienza energetica, sicurezza energetica, mercato interno dell’energia, ricerca, innovazione e competitività.

Per il sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega all’Energia, Davide Crippa, si tratta di uno «strumento fondamentale per la politica energetica e ambientale del nostro Paese e dell’UE per i prossimi 10 anni, senza il quale continueremmo a navigare a vista e col pericolo di non raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti».

Per quanto riguarda la riduzione delle emissioni nazionali di gas serra, queste vengono previste in declino dalle 433 Mt CO2eq del 2015 alle 328 del 2030, con un calo complessivo (nel periodo 2005-2030) del 65% raggiunto dalle industrie energetiche, del 36% per i trasporti, del 39% per il settore residenziale e del 41% per l’industria.

Dati che, secondo Edo Ronchi – presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e già ministro dell’Ambiente – non sono ancora sufficienti: «Nel complesso, rispetto al 1990, con i due scenari stimati dal Governo si arriverebbe a una riduzione complessiva delle emissioni nazionali di gas serra del 37%. Si tratta di un valore inferiore di quello medio fissato a livello europeo al 40%, che sappiamo non essere in traiettoria con l’obiettivo di contenimento dell’innalzamento della temperatura globale al di sotto dei 2°C, stabilito dall’Accordo di Parigi».

Più ambiziosi gli obiettivi sul fronte dell’efficienza energetica: «Il Piano – riassume Crippa – prevede una riduzione dei consumi di energia primaria rispetto allo scenario Primes 2007 del 43% a fronte di un obiettivo UE del 32,5%, e la riduzione dei GHG (Gas ad effetto serra, ndr) vs 2005 per tutti i settori non Ets del 33%, obiettivo superiore del 3% rispetto a quello previsto da Bruxelles».

Per quanto riguarda invece le fonti rinnovabili, l’Italia – si legge nel Piano –  intende perseguire un obiettivo di copertura, nel 2030, del 30% del consumo finale lordo di energia da fonti rinnovabili (mentre il target fissato a livello comunitario dalla direttiva Red II è del 32%), un obiettivo così differenziato: 55,4% di rinnovabili nel settore elettrico, 33% in quello  termico e 21,6% nei trasporti.

«Sono molto soddisfatto – è il commento di Sergio Costa, ministro dellAmbiente – perché l’uscita dal carbone, al più tardi nel 2025, le rinnovabili al 30% nel 2030, la riduzione dei consumi energetici del 43% al 2030 sono degli impegni concreti e non un libro dei desideri. Nel 2024 gli obiettivi potranno essere revisionati solo al rialzo, ecco che il 30% delle rinnovabili potrà diventare il 32% e magari anche di più».

In ogni caso, adesso sul Piano si dovrà aprire «una consultazione a tutti i livelli e, soprattutto – sottolinea Crippa – con le parti interessate, comprese le parti sociali. Oltre alla consultazione tramite la VAS (Valutazione Ambientale Strategica) contiamo di realizzare un percorso strutturato di confronto attraverso tavoli tematici di lavoro che coinvolgeranno i diversi player. Inoltre, a breve, presenteremo in un evento pubblico il portale dedicato al PNIEC, pensato per essere uno spazio di informazione e di dialogo sulle principali tematiche oggetto del piano, integrando anche la dimensione sociale della transizione energetica che, molto spesso, rappresenta la principale barriera al cambiamento».