Il decreto Romani sulle limitazioni alla produzione di energia rinnovabile, dopo la firma di ieri da parte del Capo dello Stato, sarà presto vigente. Da domani, quindi, migliaia di aziende, come denunciano le associazioni di settore, rischiano di scomparire e cessare la loro attività. Da domani, inoltre, saremo ancora più dipendenti dalle fonti tradizionali, a partire dal petrolio.
Questo proprio mentre gli italiani vedono salire il prezzo della benzina a livelli record e assistono a una situazione internazionale di grande incertezza e instabilità di alcuni paesi esportatori. Non c’è che dire, bel capolavoro.
Ci chiediamo se non sia il caso di fare autocritica: era meglio non sollecitare Berlusconi a coprire il posto vacante da mesi di ministro dello sviluppo economico. Sì, perché Romani sta riuscendo nella difficile impresa di fare peggio del suo predecessore Claudio Scajola e, molto probabilmente, passerà alla storia come il ministro del blocco dello sviluppo.
Ci chiediamo se non sia il caso di fare autocritica: era meglio non sollecitare Berlusconi a coprire il posto vacante da mesi di ministro dello sviluppo economico. Sì, perché Romani sta riuscendo nella difficile impresa di fare peggio del suo predecessore Claudio Scajola e, molto probabilmente, passerà alla storia come il ministro del blocco dello sviluppo.
Si ferma, infatti, con decreto, uno dei pochi settori innovativi della nostra economia, capace di essere al tempo stesso foriero di nuovi posti di lavoro e volano per altri comparti, come l’edilizia. E, tutto questo, passando ancora una volta sulla testa delle Regioni, che avevano espresso parere contrario al decreto e che, in maggioranza, si oppongono al ritorno al nucleare.
In Toscana la situazione è davvero seria, ma pochi mostrano di averne la consapevolezza. Stiamo parlando di una stima di circa diecimila lavoratori in decine di aziende più o meno colpite dai limiti imposti dal decreto e dal taglio degli incentivi. Parliamo, quindi, di posti di lavoro reali messi in discussione. Ogni giorno arrivano notizie di aziende che si vedono tornare indietro commesse e ordinativi per decine di milioni di euro. Ora, molto probabilmente, si passerà a una battaglia legale per contestare la costituzionalità del decreto Romani e c’è chi ha minacciato ricorsi alla Corte dell’Unione europea.
Noi, qui in Toscana, crediamo si debba ancora ricercare una strada per costringere il governo a tornare sui suoi passi e per questo insisteremo per spingere, in sede politica e istituzionale, in questa direzione.