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Linee guida rinnovabili: Italia ancora indietro

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Le regioni sono ancora in ritardo nel recepimento delle linee guida nazionali per gli impianti da fonti rinnovabili

Fonte: Rinnovabili & Territorio

Autore: Redazione

La prospettiva sarebbe di arrivare a poter paragonare l’Italia alla Germania: con la rinuncia definitiva alle ipotesi di produzione energetica nucleare e di sviluppo consistente di energie rinnovabili.

«Prospettive rosee» le definisce Legambiente, che assieme a Anev (Associazione Nazionale Energia dal Vento) ha organizzato un convegno nell’ambito delle iniziative del Wind Day, la giornata mondiale dedicata all’energia eolica (15 giugno), promossa dall’Ewea, l’associazione europea dell’energia eolica e dal Gwec e il Global Wind Energy Council. Sottolineando però che per raggiungerle «è necessario recuperare i ritardi delle Regioni nel recepimento delle Linee Guida per gli impianti da fonti rinnovabili».

La situazione fotografata dal dossier “Rinnovabili e paesaggio”, presentato a Roma il 9 giugno scorso per fare il punto sulle linee guida per l’autorizzazione degli impianti da fonti rinnovabili nelle Regioni italiane e sugli obiettivi europei al 2020, mostra un paese costellato da migliaia di imprese che operano nel settore in grado di dare occupazione a oltre 100mila addetti tra diretti e indotto e in cui nel 94% dei comuni si fa ricorso (chi più chi meno) a fonti rinnovabili: eolico, solare, idroelettrico, biomasse, geotermia.

Ma ancora lontano dal quadro tedesco.

Gli impianti per le rinnovabili diffuse sul territorio e la continua crescita dell’efficienza, hanno garantito oltre il 22% dei consumi elettrici complessivi e la dimostrazione che le fonti rinnovabili sono oggi tecnologie affidabili, sulle quali è possibile costruire un modello energetico più moderno, efficiente e pulito.

Il corretto sviluppo delle rinnovabili può quindi permettere all’Italia di raggiungere gli obiettivi europei al 2020 e inaugurare una nuova fase di sviluppo. Ora però, è possibile andare oltre questa situazione non solo in termini quantitativi, come già ci siamo impegnati a fare in ambito europeo, ma soprattutto qualitativi, creando nuove opportunità per i territori e per i cittadini: lavoro di qualità e opportunità di risparmio in bolletta.

«Le prospettive sono rosee – ha dichiarato Edoardo Zanchini, responsabile Energia di Legambiente – ma per ottenere risultati vantaggiosi è necessario dare risposta ad alcune questioni fondamentali. Un primo significativo test è rappresentato proprio dal modo in cui sono state recepite le Linee Guida nazionali».

Sino ad oggi sono complessivamente 15 le Regioni che sono intervenute, per declinare le indicazioni nazionali rispetto ai territori, ma solo nel caso della Puglia e della Provincia di Bolzano è stato definito un quadro completo, ossia con indicazioni che riguardano tutti i tipi di impianto. Marche, Molise e Valle D’Aosta hanno introdotto indicazioni per eolico e fotovoltaico, mentre Emilia Romagna, Piemonte e Toscana solo per il fotovoltaico. Nelle altre regioni sono stati introdotti provvedimenti parziali, oppure di semplice recepimento o, come nel caso di Friuli, Liguria, Lombardia e Sicilia non è stato fatto ancora nulla.

In generale, va rilevato come l’approccio si sia limitato, nella maggior parte dei casi, a definire i vincoli per le rinnovabili – come del resto prevedevano le Linee Guida: aree "non idonee", criteri di progettazione, altri divieti – ma non ancora un progetto per accompagnare positivamente lo sviluppo nei territori, gestire i processi di confronto con imprese e Enti Locali sulle proposte, dare certezze a cittadini e imprenditori, tenendo assieme le ragioni dello sviluppo con quelle della tutela.

L’obiettivo per l’Italia è quello, in ambito Ue, di raggiungere il 17% dei consumi finali di energia soddisfatti attraverso fonti rinnovabili. Per riuscirci – secondo Legambiente – occorre un patto tra Governo e Regioni per approvare un sistema di burden sharing (previsto peraltro dalla Legge 13/2009), e cioè un piano per dividere e condividere impegni e responsabilità con obiettivi di sviluppo che ogni Regione articolerà rispetto alle proprie risorse e alle scelte energetiche più efficaci che vorrà assumere.

Dopo aver fissato obiettivi concreti, il secondo passaggio dovrà riguardare la garanzia di certezze per gli incentivi alle fonti rinnovabili con una riduzione progressiva verso la grid parity, cioè verso la parità dei costi in rete nei confronti delle energie fossili. Oggi il quadro è stato definito dal Decreto Romani per gli investimenti nel fotovoltaico, mentre per le altre fonti gli investimenti sono di fatto fermi in attesa che si definisca il nuovo sistema delle aste -complicato e a rischio di fallimento- introdotto con il Decreto del Governo.

Non è poi da trascurare, secondo l’associazione ambientalista l’obiettivo di definire regole semplici e trasparenti per l’approvazione dei progetti da fonti rinnovabili, che negli scorsi anni è stato questo il principale problema italiano con un sistema complesso a tal punto da aver reso felici solo giuristi e avvocati, ma non certo operatori del settore e cittadini comuni.