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L’Europa verso il risparmio energetico con obiettivi vincolanti

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Approvato lo schema di direttiva sull’efficienza energetica in Commissione europarlamentare Industria

Fonte: Rinnovabili&Territorio

Autore: Redazione

La Commissione Industria e Energia del Parlamento Europeo ha approvato con 51 voti a favore, 6 contrari e 13 astenuti, la proposta di direttiva sull’efficienza energetica e l’avvio dei negoziati con il Consiglio. Il testo introduce una serie di misure e di target vincolanti in vista dell’obiettivo comunitario di ridurre del 20% i consumi di energia nell’Unione entro il 2020.

«Con questo voto -ha detto il commissario Ue all’Energia, Gunther Oettinger saremo in grado di raggiungere l’obiettivo del 20% di riduzione di energia per il 2020».

Al momento, quello relativo al risparmio energetico è, infatti, l’unico target del “pacchetto 20-20-20” a non essere legalmente vincolante, a differenza degli obiettivi in materia di riduzione delle emissioni (-20% entro il 2020) e incremento delle rinnovabili (20% del consumo energetico totale sempre nel 2020). Se il Consiglio UE ratificasse la proposta approvata dalla Commissione industria dell’Europarlamento, però, le cose potrebbero cambiare.

Alla proposta di direttiva il Parlamento è arrivato dopo la constatazione che senza obiettivi vincolanti, con i provvedimenti sino ad ora adottati, l’Unione potrebbe raggiungere solo la metà di quanto prefissato per il 2020.

Quando, soprattutto in un periodo di crisi come quello che ormai l’Europa vive da alcuni anni, lavorare per raggiungere l’efficienza energetica può costituire un driver per l’economia europea, riducendo la dipendenza dalle importazioni, creando nuovi posti di lavoro, liberando risorse finanziarie, favorendo la competitività e riducendo le emissioni di gas serra.

Una molteplicità di benefici raggiungibile con unica strategia che ha portato alla definizione di una proposta di direttiva in cui si chiedono nuovi impegni ai paesi dell’Ue in tema di efficienza e risparmio energetico rendendoli vincolanti.

Lo schema della direttiva, approvata in Commissione Industria chiede, infatti, esplicitamente obiettivi vincolanti nazionali in materia di efficienza energetica da definire in base ai valori di riferimento specifici per ciascun paese.

Che, rapportati agli obiettivi 20-20-20, significa una riduzione di 368 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio per raggiungere la soglia di 1.474 milioni di tep di fabbisogno energetico generale. Per l’Italia l’obiettivo di risparmio è stato fissato in 159,8 milioni di TEP che comporterebbe in totale una riduzione di 49 milioni di tonnellate di petrolio equivalente.

Per ogni stato membro sono stati fissati dei target intermedi di riduzione con step biennali, che vanno dal -25% del totale previsto nel 2014 al -50% nel 2016, al -75% nel 2018.

Per raggiungere questi traguardi ciascuno Stato dovrà preparare, entro il gennaio 2015, una roadmap e istituire meccanismi di finanziamento per agevolare gli investimenti finalizzati al risparmio energetico.

Nel giugno 2013 la Commissione farà poi una prima verifica sugli obiettivi fissati, ed entro giugno 2014, dovrà presentare una proposta per nuovi target di risparmio energetico da attuare entro il 2030.

Come già accade per i target di riduzione della CO2 e crescita delle rinnovabili, i Governi inadempienti saranno sottoposti a sanzioni amministrative.

Per raggiungere gli obiettivi, le pubbliche amministrazioni dovranno obbligatoriamente ristrutturare il 2,5% (era il 3% nella precedente bozza) della superficie totale degli edifici pubblici con una superficie totale utilizzabile di oltre 250 metri quadrati entro gennaio 2014, o trovare vie alternative per conseguire risparmi energetici equivalenti.

Gli enti pubblici che acquistano o affittano prodotti, servizi, sistemi e edifici devono stabilire i requisiti delle prestazioni energetiche specifiche, tenendo conto del rapporto costi-efficacia basato sull’analisi dell’intero ciclo di vita e quindi orientare le proprie scelte verso beni con un rendimento, in termini di risparmio energetico, elevato.

Anche le società energetiche hanno degli obiettivi: realizzare “cumulativi annuali di risparmio pari almeno all’1,5% delle loro vendite medie, in volume, degli ultimi tre anni” intervenendo sui clienti finali, inducendoli, di conseguenza, a risparmiare energia.

Da luglio 2014 poi tutte le grandi imprese sarebbero tenute a sottoporsi ad un audit energetico ogni 4 anni, a carico di esperti qualificati e accreditati.

Il relatore, l’eurodeputato lussemburghese Claude Turmes, ha dichiarato che grazie alla direttiva «l’Ue sarà in grado di controllare i costi dell’energia, in un periodo in cui i costi di petrolio e gas sono in crescita».

«Se non abbiamo i mezzi per controllare questi prezzi-ha aggiunto Turmes- dobbiamo concentrarci sulla stabilizzazione della domanda e investire i soldi risparmiati per l’industria e i posti di lavoro. L’efficienza offre la possibilità di creare posti di lavoro, in particolare nel settore edilizio. Ora i governi hanno una scelta: proteggere i cittadini dalla “povertà energetica” e creare molte opportunità di lavoro o consentire alle multinazionali dell’energia a ottenere profitti sempre maggiori».

La proposta di direttiva, per divenire legge, dopo aver ricevuto il placet della Commissione Europarlamentare dovrà passare al Consiglio Europeo che, tuttavia, negli ultimi mesi ne ha bocciato già due precedenti versioni.

La Commissione Industria del parlamento ha però votato anche l’avvio della negoziazione con il Consiglio, prima della discussione plenaria.

Sarà, infatti, solo in quest’ultima fase che le misure saranno discusse alla presenza delle lobby industriali e alle imprese energetiche, che si sono sino ad ora opposte all’approvazione del provvedimento.