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L’energia cambia con la grande crisi

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Le regole dell’Autorità non bastano. La questione diventa riuscire a governare la rivoluzione in atto, traendone vantaggi reali per il sistema produttivo e i cittadini-consumatori.

Fonte: Corriere della Sera

Autore: Stefano Agnoli

Qualcuno (il Ceo dell’Eni Paolo Scaroni) l’ha definita una relazione «all’inglese». Questione di metodo. Ma nei fatti l’analisi del presidente dell’Autorità per l’energia, Guido Bortoni, è stata assai «italiana». Nel senso che ha messo tutti i suoi stakeholder – aziende, istituzioni, consumatori – di fronte alla rivoluzione in atto. Il mondo dell’energia ai tempi della Grande crisi è diventato un altro, anche in Italia. Nel gas il calo dei consumi e la sovrabbondanza di materia prima (dovuta anche al fenomeno dello «shale gas» americano) ha fatto scendere i prezzi e messo sotto pressione gli storici contratti con i Paesi fornitori, ormai troppo onerosi. Nell’elettricità la prepotente affermazione delle rinnovabili (con il solare fotovoltaico e l’eolico in testa) ha sconvolto il panorama preesistente, mettendo nell’angolo i produttori tradizionali e creando nuove esigenze, come quella di una rete più «smart».
Quanto queste novità possano incidere lo si può desumere da un paio di esempi: negli Usa il prezzo del gas è quattro volte inferiore a quello europeo, mentre in qualche (isolata) ora dello scorso periodo pasquale il prezzo dell’energia elettrica italiana è stato uguale a zero, pari cioè I al costo del sole e del vento.
Ora, però, la questione diventa riuscire a governare la rivoluzione in atto, traendone vantaggi reali per il sistema produttivo e i cittadini-consumatori. Nuove regole, come quelle che l’Autorità introduce, sono certamente necessarie (anche se qualcuno le critica ritenendolo troppo «teoriche»). Soprattutto in un contesto di mercato che fatica a fare concorrenza vera sui prezzi, e dove le offerte del mercato libero sono addirittura più costose di quelle della cosiddetta «maggior tutela».
Ma non con sole regole si fa una politica energetica. Il tema di una Strategia o Piano nazionale torna sempre più urgente, insieme al nodo della capacità di imporla come visione coerente sulle realtà locali e regionali, quasi sempre eccentriche. A meno di rimanere al vecchio vizio del passato: fare politica energetica con incentivi a pioggia, dal famigerato Cip6 fino alle rinnovabili e al «salva Alcoa».