Pomarance può essere definito il Comune Geotermico per eccellenza. Il Conte De Larderel prima, e il Principe Ginori Conti poi vi hanno lasciato una grande eredità. A distanza di 200 anni, quale bilancio si può trarre da questa esperienza?
Confermo che Pomarance è il comune geotermico per eccellenza perché è qui che si produce circa il 40% dell’energia geotermoelettrica italiana e qui si è sviluppata Enel Green Power, la più grande società di produzione energetica da fonti rinnovabili al mondo.
Siamo consapevoli che esistano, in alcune aree, delle perplessità sull’uso di questa risorsa, ma, per quanto ci riguarda, essa è quasi nel nostro DNA, fa parte della nostra storia a partire dalla presenza delle manifestazioni nell’area che poi sarebbe divenuta Larderello. Sono passati 200 anni dai primi esperimenti di De Larderel e circa 100 anni dalla prima centrale geotermoelettrica ed è chiaro come l’economia di queste zone sia stata influenzata e modellata su questa risorsa. Possiamo dire che un buon 50% del nostro sviluppo è legato proprio alla presenza geotermica, mentre il resto è grazie al turismo (complici le bellezze paesaggistiche del nostro territorio), ma anche dall’agricoltura e artigianato, attività complementari ad un sistema organizzato più complessivamente.
Come immagina il suo Comune senza la Geotermia?
La geotermia contraddistingue e caratterizza il nostro territorio. Oggi viviamo una condizione figlia di scelte che sono state fatte molto tempo fa. Forse 100 anni fa si poteva immaginare uno sviluppo diverso, oggi è impensabile e a noi spetta il compito usare al meglio la nostra principale materia prima, divenuta irrinunciabile. Siamo fortemente convinti di questo, e crediamo che il nostro know how possa consentirci di mantenere una posizione di avanguardia. Non vogliamo assumere un atteggiamento passivo nei confronti di questa straordinaria opportunità che è la geotermia.
Il contesto globale è in continuo mutamento, il mercato energetico e le stesse aziende del settore hanno subìto importanti trasformazioni. La stessa ENEL è cambiata, non è più statale, si è organizzata per essere competitiva sul piano internazionale, un processo che, per la nostra area, per i nostri territori non è stato affatto indolore: in 10 anni abbiamo registrato la perdita di quasi 1.000 posti di lavoro. Dobbiamo far si che questa fonte non venga accantonata, ma anzi coltivata e valorizzata al meglio per il nostro territorio e per l’Italia, investendo sempre più in innovazione e ricerca. Sulla moratoria appena decisa dalla Regione, auspico vivamente che si tratti di una scelta di carattere temporaneo e che tutti capiscano che questa è una opportunità, specialmente sull’alta entalpia, che non va abbandonata. Al contempo, credo sia necessaria una maggior partecipazione delle realtà locali in certe scelte, per valutare il principio dell’autodeterminazione del territorio.
Ripeto: occorre investire in ricerca e sviluppo. E questo investe anche l’inserimento paesaggistico e la sostenibilità ambientale delle nuove centrali. Da questo punto di vista non è un caso che negli ultimi anni si sia andati proprio in questa direzione, attraverso innovazioni tecnologiche ed architettoniche volte a ridurre gli impatti sia ambientali che paesaggistici.
A fine gennaio avete presentato, proprio al teatro De Larderel di Pomarance, alle aziende attive nel settore agro-alimentare dell’Alta Val di Cecina, la Comunità del Cibo ed Energie Rinnovabili, in virtù della prossima partecipazione a Expo 2015. Siete pronti a sfruttare questa grande vetrina internazionale?
La vocazione prevalentemente industriale e la morfologia del territorio hanno ostacolato la nascita di grandi aziende agricole capaci di competere a livello globale.
Abbiamo invece piccole aziende specializzate sui prodotti tipici di eccellenza e bisogna aiutarle a fare rete, a fare sistema. La Comunità del Cibo ed Energie Rinnovabili rappresenta sicuramente un ottimo strumento per aumentare la visibilità e le possibilità di ampliare il mercato. Stiamo cercando di far aderire il maggior numero di aziende per fare massa critica e sfruttare tutte le sinergie possibili. La partecipazione a Expo va in questo senso e noi come amministrazione facciamo la nostra parte di stimolo e di coordinamento, insieme al COSVIG e ci auguriamo che altre aziende possano presto unirsi alla Comunità.
La cooperazione con COSVIG è ormai consolidata da tempo su vari fronti: quali saranno i prossimi progetti che questa amministrazione intende sviluppare con le risorse umane e finanziarie che il Consorzio mette a disposizione?
È consolidata, è vero. In questi 5 anni passati assieme troviamo un’assonanza completa tra enti locali e Cosvig e lo dico come socio di riferimento. Però il Consorzio può rappresentare un’opportunità importantissima per tutti i comuni membri, per sfruttare al meglio la forza che esprime, visto che ogni singolo ente locale tra patto di stabilità e vincoli burocratici è spesso bloccato nel finanziare nuove attività e poter fungere da volano di sviluppo del proprio territorio.
In questo senso sono convinto che l’investimento fatto sul Laboratorio Sperimentale di Sesta e sul laboratorio di Energea a Larderello siano esempi di come si possa capitalizzare e progettare lo sviluppo del territorio, puntando sulla tecnologia e di conseguenza sul capitale umano. Cosvig è quindi di fondamentale aiuto nei confronti dei soci che hanno necessità di un sempre maggior sostegno, sia in campo di progettazione, ma anche economico e finanziario.
Posso citare altri due esempi concreti del ruolo del Cosvig: il primo riguarda il bando di aiuto alle imprese del territorio dove abbiamo allocato oltre 1.200.000 euro di risorse in grado di attivare 50 posti di lavoro. Il secondo riguarda la gestione del teleriscaldamento, che ovviamente va ricondotta in un’ottica di sistema.