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Le tre fasi della geotermia in Francia e il prossimo futuro

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Chistian Boissavy, Presidente dell’Associazione Francese dei Professionisti della Geotermia, intervenuto alle due giornate dedicate alla geotermia e ai teleriscaldamenti geotermici di Piancastagnaio, organizzati da CoSviG, ha tracciato un quadro lusinghiero per lo sviluppo di questa risorsa energetica, in particolare per il riscaldamento.

Fonte: GeotermiaNews

Autore: Redazione

Le tre aree di utilizzo della geotermia–alta media e bassa entalpia- mostrano uno sviluppo significativo negli ultimi anni: il potenziale geotermoelettrico è ancora in gran parte sottoutilizzato e anche con l’arrivo di progetti EGS (Enhanced Geothermal System) in molti paesi, i serbatoi idrotermali rappresentano ancora la maggior parte della capacità installata.

La filiera geotermoelettrica che utilizza i bacini a vapore geotermico, che è nata in Italia, si è potuta sviluppare solo nei paesi che hanno risorse geotermiche consistenti e bacini di acqua ad alta temperatura sotterranea. La recente tecnologia EGS non è ancora ben sviluppata ed ha bisogno di sostegno nell’immediato futuro per essere utilizzata per la produzione di energia elettrica .

«Avendo di fronte gli obiettivi 2030-2050, la tecnologia EGS per la produzione di energia elettrica rappresenta il futuro per un quarto del territorio europeo; -ha detto Boissavy- gli altri due settori -cioè l’utilizzo diretto dell’acqua calda e le pompe di calore geotermiche per produrre calore e / o freddo- sono in piena espansione».

L’acqua calda contenuta in serbatoi acquiferi profondi può essere utilizzata per il trasferimento di calore tramite un semplice scambiatore. Il teleriscaldamento geotermico può essere utilizzato da un grande numero di persone e già oggi la superficie dei bacini sedimentari interessata da questo tipo di applicazioni è circa il 25% della UE.

Così come le pompe di calore geotermiche possono supplire al riscaldamento domestico per oltre dieci milioni di cittadini.

«Rimane ancora molto lavoro da svolgere in metà dei paesi dell’UE –ha continuato- e queste tecniche non sono ancora ampiamente utilizzate, ma la comparsa della tecnologia delle sonde geotermiche a secco, che può essere installata sull’85% dei territori, può consentire a tutti i cittadini di Europa di dire "sì all’energia geotermica nel mio giardino"».

«La Francia -ha spiegato Boissavy- ha una tradizione importante sull’utilizzo diretto della geotermia nel riscaldamento: le zone più sfruttate sono il bacino di Parigi e il bacino Acquitano».

«Per descrivere l’andamento dell’utilizzo geotermico nel riscaldamento si possono individuare tre fasi temporali e tre diversi approcci amministrativi e finanziari: la prima fase, pionieristica è iniziata con la costruzione nel 1969 della rete Melun l’Almont tuttora funzionante; la seconda fase temporale (che inizia nel 1980 e termina nel 1987) corrisponde all’aumento del prezzo del petrolio; dopodiché si è avuta una fase di stallo di almeno quindici anni per i costi elevati delle perforazioni. A questo periodo di stasi è seguita una ripresa attorno al 2007 legata ad un provvedimento normativo che ha equiparato l’Iva sulla risorsa geotermica a quella del gas. Inoltre in vista degli obiettivi al 2020 sono stati introdotti incentivi che hanno permesso di vendere i Kwh geotermici ad un prezzo inferiore del 5% rispetto a quelli prodotti con il gas naturale».

I tre approcci che hanno caratterizzato lo sviluppo delle reti di calore in Francia hanno visto in una prima fase l’organizzazione dei Comuni attraverso un ente di Stato e un sindacato di committenti in loro rappresentanza per realizzare le reti di riscaldamento geotermico.

Nella seconda fase più recente, i Comuni in possesso di permessi di ricerca e di esplorazione, non avendo grandi disponibilità economiche, hanno ceduto le loro concessioni ai privati. In questo modo l’investimento è stato pari a zero per i Comuni ma gli abitanti hanno potuto ugualmente beneficiare del progetto.

Nella terza fase, quella attuale, si sono costituite utility pubblico-private che realizzano progetti più piccoli nei quartieri di circa 1000 abitanti: questo sta dando un impulso molto forte allo sviluppo geotermico con la nascita di una rete di mini-pompe di calore a bassa temperatura ma ad alta potenza.

«Per questi sistemi – ha concluso Boissavy- sono sufficienti pozzi meno profondi con minori costi e minori rischi geologici da parte degli investitori: in Francia si cercano quindi serbatoi con temperature tra 70 e 80 °C ».