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Le Province sono vive: rinnovati i consigli

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Grosseto a Forza Italia. Hanno votato solo gli eletti nei Comuni del territorio M5S non ha partecipato, percentuali “bulgare” al Pd

Fonte: La Repubblica – Firenze

Autore: Massimo Vanni

Forza Italia esulta per la conquista di Grosseto. «Prima provincia toscana azzurra, se si esclude la parentesi di Lucca nel ‘94», rivendica il coordinatore regionale Stefano Mugnai. Che lancia fin dora la campagna di primavera per la riconquista di Lucca. Il Pd invece gongola per le percentuali «bulgare »: 71% di eletti ottenuti dal centrosinistra, il 29% dal centrodestra. Mentre i 5 Stelle né piangono né ridono: non hanno partecipato. Ma quanti si sono accorti che domenica scorsa a Pisa, Livorno, Pistoia, Siena, Prato e Grosseto si è votato per le Province?
Ancora esistono, del resto. Province o Aree vaste che dir si voglia. Anzi, Province visto che il referendum è fallito e la parola Province è ancora nella Costituzione. Che poi lottino anche insieme a noi è un’altra faccenda: hanno votato solo gli eletti, solo i consiglieri dei Comuni che ricadono nel territorio provinciale. Ma non è solo questione di democrazia ristretta, perché a rendere queste elezioni un vero rompicapo è che solo uno dei sei presidenti provinciali è stato rinnovato. Solo il presidente della provincia di Grosseto. Tutti gli altri sono gli stessi di prima. Motivo?
Con una logica singolare, il presidente si elegge ogni 4 anni, ma i consigli provinciali si eleggono ogni 2. E a Grosseto il cambio di maggioranza ha portato in Provincia il sindaco del capoluogo Antonfrancesco Vivarelli Colonna: «Un risultato storico, il segno inequivocabile che la buona amministrazione viene riconosciuta e premiata», dicono Mugnai e il coordinatore grossetano del partito Sandro Marrini. Ma soprattutto tiene a dire Mugnai: «Questo voto dimostra che chi manda a casa il centrosinistra è il centrodestra, l’alternativa in Toscana siamo noi». Ovvero, i 5 Stelle non s’illudano.
Il Pd ribatte sbandierando i totali degli eletti nelle sei Province dove si è votato: 44 del centrosinistra e 18 del centrodestra. E anche a Livorno, complice l’astensione dal voto dei 5 Stelle, il Pd mantiene una solida maggioranza: «Chi s’illude è proprio il centrodestra», replicano perciò a Mugnai. Osservando che anche le due elezioni precedenti non sono poi andate così male per il Pd: quella di Massa Carrara e soprattutto quella di Arezzo. Dove, neppure la presenza di un sindaco di centrodestra come Alessandro Ghinelli, è bastata a Forza Italia: la gara è finita con 6 consiglieri per il centrosinistra e 6 per il centrodestra (il presidente resta del Pd).
Il coordinatore regionale di Forza Italia controreplica che il numero degli eletti del centrodestra, nelle elezioni di domenica scorsa, è comunque aumentato. Che un «centrodestra unito è adesso in grado di contendere Lucca al Pd».
Ma quello che resta irrisolto, al di là delle opposte valutazioni in vista delle amministrative di primavera, è il senso e il futuro stesso delle Province, che non si sa più a questo punto cosa siano e, soprattutto, a cosa debbano servire. La legge Delrio che le ha trasformate in enti di secondo grado, elette solo dagli eletti e non più dai cittadini, in attesa che la riforma costituzionale Renzi- Boschi le cancellasse una volta per tutte dalla Costituzione, è rimasta in mezzo al guado. Restano alle Province e alla Città metropolitana le competenze sull’edilizia scolastica e sulle strade. Ma con risorse ridottissime. E con un governo di sindaci e assessori senza stipendio che si occupano della Provincia quando possono. Col risultato che i dirigenti che sono rimasti attendono le indicazioni e l’attività marcia a ritmo ridotto.