Home Cosvig Le città «sostenibile» decollano a quota 855

Le città «sostenibile» decollano a quota 855

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Per il rapporto On-Re realizzato da Cresme e Legambiente sono i Comuni che impongono o agevolano pratiche di efficienza

Fonte: Il Sole24ore

Autore: Cristiano Dell’Oste – Emilano Sgambato

Case con i doppi vetri, pareti coi­bentate e pannelli solari sul tetto. E ancora: sistemi per il recupero del­le acque piovane, pompe di calore ad alta efficienza e schermature per filtrare il calore del sole. Fantascienza? Città ideali? Non sempre: in tutta Italia sono 855 i Comuni che hanno adottato regolamenti edilizi per incentivare (o imporre) tecniche di efficienza energetica o sostenibilità ambientale.
Il dato è contenuto nell’edizione 2012 del Rapporto On-Re, realizza­to da Cresme e Legambiente, che sarà presentato oggi e che Casa24 Plus è in grado di anticipare. Solo un paio d’anni fa – per avere un ter­mine di paragone – il totale non ar­rivava a 600, e comunque a tutti i Comuni che hanno varato regole nuove di zecca vanno aggiunti quel­li che avevano già adottato "prescri­zioni verdi" e le hanno potenziate.
Il Rapporto On- Re sfata anche al­cuni falsi miti sull’edilizia verde. Spesso si crede, ad esempio, che certi regolamenti siano applicabili sono nei centri minori, magari ri­cordando che l’apripista è stato Ca­rugate, in provincia di Milano. «Or­mai il 30% della popolazione italia­na vive in Comuni che hanno vara­to regolamenti edilizi improntati all’efficienza enegertica, e c’è alme­no un esempio virtuoso per ogni re­gione. Non è vero che si tratta di sempre di paesini di campagna, e non è neppure una questione di co­lore politico», spiega Edoardo Zan­chini, vicepresidente e responsabile energia di Legambiente, che ha curato il rapporto insieme al diret­tore del Cresme, Lorenzo Bellicini.
Un’altra leggenda metropolita­na è quella secondo cui i costrutto­ri e i progettisti sarebbero sempre contrari alla sostenibilità ambien­tale: «Molte norme – prosegue Zan­chini – non fanno altro che sistema­tizzare tecnologie già rodate o uti­lizzate da tempo, come il solare ter­mico per l’acqua calda; e comun­que, se le regole sono ben struttura­te, non c’è opposizione da parte dei tecnici: anzi, si tratta di una solu­zione in più per creare vantaggi economici».
Proprio quello economico é uno degli aspetti più importanti: per scaldare con il metano un alloggio di 80 metri quadrati in classe B ba­stano poco meno di 400 euro all’an­no; in classe G, invece, ne servono più di 1.300. E il co­sto di costruzione – almeno quan­do si parla di edifici nuovi – varia di pochi punti percentuali, a patto di partire da una buona progettazione. Ecco perché tanti regolamenti comunali sono così "severi" con le nuove costruzioni.
Il vero problema, però, è la riqua­lificazione del patrimonio edilizio esistente. Per rendersene conto, ba­I sta effettuare una ricerca sui siti che pubblicano annunci immobilia­ri. Dal 1 o gennaio 2012 è obbligato­rio indicare la classe energetica del­le abitazioni in vendita: la media delle prestazioni si colloca decisa mente più vicino alla classe G che alla classe A.
Non è difficile, allora, intuire la posta in gioco. Un Comune che riu­scisse a diffondere efficienza e so­stenibilità ambientale sul proprio territorio potrebbe innescare un piccolo circolo virtuoso: più lavoro per i costruttori, dinamica positiva dei prezzi immobiliari e una più ge­nerale riqualificazione delle città. Dopotutto, si tratta solo di giocare d’anticipo sulla direttiva europea 31/2010, che a partire dal 1° genna­io 2021 impone di costruire solo nuovi edifici neutrali dal punto di vista energetico, cioè a consumi "quasi zero". In un quadro di regole ancora troppo diversificate sul territorio, il Rapporto On-Re cita ad esempio la normativa dell’Emilia Romagna, che ha anticipato al 2015 gli obblighi previsti dal 2017 dal decreto legislativo sulle fonti rinnovibili (Dlgs28/2011).