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L’Assessore Gianni Salvadori in visita alle aziende della filiera agro geotermica

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La geotermia toscana dunque non è solo energia rinnovabile, in grado di soddisfare il 26% del fabbisogno energetico regionale, ma è anche una risorsa per la filiera agroalimentare.

Fonte: Geotermia News

Autore: Redazione

Geotermia, biomasse e filiera agroalimentare: questi i temi della visita che l’Assessore all’agricoltura e foreste della Regione Toscana, Gianni Salvadori, ha effettuato nelle aree geotermiche di Radicondoli e Monterotondo Marittimo.

«E’ stata una visita molto utile –ha detto l’Assessore Salvadori– perché ha confermato che la geotermia ha un potenziale di sviluppo molto ampio, in grado di alimentare un indotto agricolo significativo per questo territorio. Anche sul fronte delle biomasse abbiamo trovato competenze. Il nostro obiettivo è di mettere in rete i soggetti che in Toscana operano nel campo agricolo, forestale ed energetico per fare della nostra regione una green&food Valley».

Obiettivo perseguito da tempo dal Consorzio per lo Sviluppo delle Aree Geotermiche (CoSviG), che su questo tema ha fatto nascere nel 2008, da un’idea condivisa con Slow Food Toscana, la Comunità del Cibo ad Energie Rinnovabili, la prima Comunità del Cibo a livello mondiale ad essere caratterizzata dai metodi di produzione anziché da un prodotto agroalimentare specifico.

L’Assessore all’Agricoltura e Foreste della Regione Toscana, Gianni Salvadori, aveva già avuto occasione di conoscere questa filiera alla presentazione fatta in occasione dell’incontro "La Toscana e la rete di Terra Madre", organizzata all’interno dello spazio della Casa della Biodiversità, ad Alberese, come preparazione della partecipazione al Salone del Gusto e Terra Madre di Torino in svolgimento dal 25 al 29 ottobre.

A quell’incontro erano presenti anche il Presidente e il Direttore di CoSviG che hanno presentato l’esperienza della Comunità del Cibo ad Energie Rinnovabili e le possibilità dell’utilizzo della geotermia nelle filiere agroalimentari.

Un’opportunità che offre notevoli vantaggi, economici ed ambientali, ai produttori che utilizzano il calore della terra nelle loro attività.

Fanno parte della Comunità del Cibo ad Energia Rinnovabile imprenditori che hanno come priorità la sostenibilità ambientale, che adottano il criterio della filiera corta, adoperandosi per il rilancio di forme di agricoltura sostenibile e per il recupero di produzioni tradizionali tipiche, di alta qualità o a rischio scomparsa.

Le aziende pioniere della Comunità del Cibo ad Energie Rinnovabili sono state quelle presenti nel Distretto delle Energie Rinnovabili, e che utilizzano come fonte rinnovabile la risorsa geotermica; il numero iniziale adesso è aumentato, allargandosi anche ad altre aree geografiche (sempre toscane). Requisito fondamentale è che all’interno del processo produttivo le energie rinnovabili siano utilizzate in maniera definita “rilevante”.

L’uso della geotermia come fonte di calore è utilizzato, ad oggi, da dodici aziende in cinque Comuni compresi nelle aree geotermiche toscane (area geotermica tradizionale e area del Monte Amiata).

Il calore viene utilizzato per riscaldare venticinque ettari di serre, per mantenere costante la temperatura nelle celle di stagionatura di caseifici e salumifici o per altri usi industriali, con un risparmio complessivo pari a circa 14300 TEP (Tonnellate Equivalenti di Petrolio), 19 milioni di metri cubi di metano e la mancata immissione di oltre 44mila tonnellate di C02 in atmosfera.

Solo per quanto riguarda le aziende della Comunità del Cibo i risparmi si quantificano in circa 1805 TEP (Tonnellate Equivalenti di Petrolio), oltre 2,4 milioni di metri cubi di metano (ipotizzando questa come fonte per produrre calore) e circa 5.620 tonnellate di CO2 evitate.

A questo si deve aggiungere il risparmio in termini economici per le aziende, che risulta significativo: basti pensare che, nel caso serricolo può essere quantificabile tra il 60 e il 70% rispetto ad un sistema di riscaldamento tradizionale.