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Lacre, a Livorno parte il progetto per la responsabilità sociale (e ambientale) di impresa

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L’impresa oggi non può essere l’unica responsabile del cambiamento delle modalità di comportamento e di consumo. Perché un processo verso lo sviluppo sostenibile non si può basare solo sul mercato e perché la crisi climatica ha bisogno di diversi attori. La co-responsabilità territoriale e la logica del valore dello scambio delle relazioni e della rete fra imprese, enti pubblici, università e consumatori può essere un modello – se non alternativo –valido per agevolare il cambiamento verso la sostenibilità. Ma come raggiungerlo? E quali gli strumenti?

Fonte: GreenReport

Autore: Eleonora Santucci

Di questo hanno discusso i partecipanti
alla tavola rotonda “Climate responsability: un’occcasione per il
rilancio della competitività” della conferenza di apertura
(“Climate responsabilità. Imprese ed enti locali alleati per una
nuova rivoluzione industriale”) del progetto europeo Lacre, che
ieri ha preso il via a Livorno.

Per un nuovo modello industriale che
punta alla sostenibilità tutti gli attori in campo devono fare la
loro parte: le istituzioni nazionali, locali, le università, le
imprese, i fornitori, la grande distribuzione e anche i consumatori.
E qualcosa già fanno – anche se ancora molto c’è da fare –
incentivi pubblici, elaborazione di strumenti di misurazione
condivisi, semplificazione amministrativa (anche se mancano istituti
pubblici nazionali preposti al controllo), innovazioni di processo
(poco) e di prodotto (molto di più) nelle imprese, formazione nelle
università (anche se nelle scuole dell’obbligo non compare nei
programmi formativi) e informazione per i consumatori e i cittadini.

«La pubblica amministrazione – ha
affermato Anna Rita Bramerini assessore all’ambiente della Regione
Toscana – deve dare il buon esempio, intervenire con le proprie
risorse sul territorio, fare una buona politica per raggiungere i
propri obiettivi programmatici affinché anche le imprese li vedano
come opportunità e non come limiti».

La Regione toscana rispetto ai
cambiamenti climatici si sta muovendo in questo senso con un Pier che
disegna – anche se è da capire se la Toscana riuscirà a
rispettarli (per esempio per le emissione di Co2, ad oggi, la regione
vede un aumento delle emissioni e non una riduzione dei gas a effetto
serra) – la Toscana di qui al 2020 rispettandoo gli obiettivi europei
delle tre 20 (20% riduzione della Co2, 20% di risparmio energetico e
20% incremento delle rinnovabili).

Per lo sviluppo delle fonti rinnovabili
e per il risparmio energetico infatti, farà partire i bandi
comunitari (budget di 54 milioni di euro poi trasferiti sottoforma di
cofinanziamento a progetti di imprese ed enti locali) per i progetti
di sviluppo in questo campo. Per il controllo e il monitoraggio della
Co2 la Regione sta per inaugurare il “pannello” di monitoraggio
sia delle emissioni, sia degli effetti positivi delle azioni messe in
campo dagli enti al fine di ridurre le stesse emissioni, (uno
strumento che potrebbe e dovrebbe diventare il riferimento per tutte
le amministrazioni locali, per le province e i comuni).

Ma anche l’educazione ambientale ha
la sua importanza nel percorso verso la sostenibilità e non solo nel
suo ruolo di materia di insegnamento nella scuola dell’obbligo fino
alle università, ma anche per la stessa pubblica amministrazione.

«E’fondamentale – afferma Giorgio
Kutufà presidente della Provincia – affinché l’ente possa dare
il buon esempio alla comunità e possa spingere ad esempio le imprese
ad ottenere le certificazioni ambientali. La Provincia di Livorno
infatti sta cercando di utilizzare i sui strumenti autorizzatori per
spingere le imprese verso la sostenibilità, oltre che incentivando
gli studi di settore delle piccole e medie imprese».