Dopo l’approvazione in commissione Ambiente del 23 gennaio, il 30 gennaio l’aula del Consiglio Regionale ha approvato con 20 voti a favore (PD e Art.1-Mdp), 6 contrari (M5S, Sì-Toscana a Sinistra e Gruppo misto-Tpt) e 6 astenuti (gli altri gruppi di opposizione) la proposta di legge n.313 “Disposizioni in materia di geotermia”.
Il provvedimento, nato da un lavoro congiunto della Giunta e del Consiglio – con l’approvazione del Consiglio delle autonomie locali – è volto a coniugare al meglio le esigenze ambientali e lo sviluppo socio-economico (e occupazionale) dei territori che coltivano la geotermia, risorsa rinnovabile e naturalmente presente nel sottosuolo.
Si tratta della cosiddetta “geotermia 2.0”, che si snoda attorno a dieci articoli e due allegati, che prevedono numerosi interventi in un’ottica di sviluppo sostenibile per i territori interessati, sotto il profilo della qualità dell’aria come degli impatti paesaggistici, dell’impiego dei contributi geotermici come dell’energia termica residua e della CO2 rilasciata dalle centrali geotermoelettriche.
Dettagliando il procedimento diretto al rilascio delle nuove concessioni e autorizzazioni, la proposta di legge impone ad esempio l’utilizzo delle migliori tecnologie e modalità di gestione disponibili, e la riduzione delle emissioni di gas inquinanti (con valori limite di emissioni per H2S, Hg, SO2 fissati nell’allegato B); l’implementazione di un ulteriore sistema di monitoraggio finalizzato a controllare i valori dell’acido solfidrico in continuo e, con campagne stagionali, il mercurio, l’arsenico, il boro, l’ammoniaca; il corretto inserimento paesaggistico delle nuove centrali, nel rispetto del PIT – Piano di Indirizzo Territoriale; l’acquisizione di un progetto industriale che individui le positive ricadute socio-economiche e occupazionali connesse alla realizzazione dell’impianto per cui è richiesta l’autorizzazione.
Ma non si tratta solo di nuovi impianti: attraverso l’articolo 3, la Regione stessa si fa infatti promotrice di accordi ai fini dell’ammodernamento degli impianti esistenti.
Importanti novità emergono anche sotto il profilo degli impieghi termici della geotermia, e per l’utilizzo della CO2 prodotta naturalmente nel sottosuolo geotermico e rilasciata in parte dalle centrali: «È necessario prevedere – si legge infatti all’interno del provvedimento – che tutti i concessionari delle risorse geotermiche assicurino l’impiego dell’energia termica residua derivante dall’attività dell’impianto nella misura di almeno il 50% di quella prodotta annualmente e non utilizzata per la produzione di energia elettrica, nonché l’utilizzo della CO2 in una percentuale di almeno il 10% di quella emessa dagli impianti».
Per quanto riguarda infine l’impiego dei contributi geotermici a favore dei territori interessati, la pdl prevede che il CoSviG – ovvero il Consorzio per lo Sviluppo delle Aree Geotermiche, la cui compagine societaria è totalmente pubblica, composta dagli enti locali e dalla Regione stessa – sia destinatario «anche delle risorse derivanti dai canoni geotermici di cui all’articolo 16, commi da 1 a 3 del d.lgs. 22/2010».
Utile ricordare, al proposito, che i Comuni geotermici sono già oggi i soggetti delegati dalla Regione a riscuotere i contributi derivanti dall’impiego delle risorse geotermiche (articolo 16, comma 4, lettera b) del d.lgs. 22/10): «Già da tempo – si sottolinea infatti nella relazione illustrativa a corredo – i Comuni delle aree geotermiche hanno effettuato la riscossione dei contributi tramite il CoSviG», che trovano poi concreta applicazione per lo sviluppo sostenibile del territorio.
Più in generale, rispetto al testo approvato dalla commissione Ambiente, quello licenziato dall’aula del Consiglio Regionale introduce ulteriori novità sotto forma di cinque diversi emendamenti, presentati in una nota stampa dallo stesso Consiglio.
Il primo, a firma di Tommaso Fattori (Sì-Toscana a Sinistra), Paolo Sarti (Sì-Toscana a Sinistra), Simone Bezzini (PD), Stefano Scaramelli (PD), Serena Spinelli (Art.1-Mdp), prevede «un monitoraggio in continuo, con possibilità in accesso remoto da parte di ASL e ARPAT, del funzionamento di tutti gli impianti con particolare riferimento alle emissioni in atmosfera».
Il secondo, presentato dal PD, specifica che «la convenzione che disciplina le iniziative volte all’impiego dell’energia termica residua, a favore del sistema economico locale o di progetti di teleriscaldamento, eventualmente realizzata da soggetti terzi, debba disciplinare anche le modalità di subentro dello stesso concessionario o di altro soggetto nelle attività, in caso di inadempimento del terzo. In caso di cessazione da parte del soggetto terzo, inoltre, il concessionario è tenuto a stipulare una nuova convenzione entro 18 mesi».
Via libera anche ad altri due emendamenti – sempre a firma Partito Democratico – «che sostituiscono il termine di 60 giorni con il termine di 90 per gli adempimenti e le verifiche da effettuare in relazione ai procedimenti in corso».
Infine, è stato approvato un emendamento a firma di Tommaso Fattori, Paolo Sarti, Simone Bezzini e Stefano Scaramelli nel quale si afferma che «i fluidi estratti dal territorio dell’Amiata hanno una composizione chimica, purtroppo ricca di inquinanti, diversa dagli altri estratti in Toscana e che “è necessario assumere, quale livello massimo da non superare, lo scenario attuale delle emissioni in atmosfera”».
A tale proposito Scaramelli chiarisce che «la legge sottolinea e riconosce per la prima volta le peculiarità della montagna dell’Amiata, quale ‘terra madre’. È stata inserita la tutela di fatto che il cumulo delle emissioni resterà inalterato rispetto al quadro attuale, elemento di principio non secondario che se raccolto spingerà i gestori ad ammodernizzare gli impianti esistenti laddove volessero fare nuovi sviluppi. Un principio di legge che consente di non aumentare l’attuale quadro di emissioni».
«Con questa legge la Regione Toscana trova il punto di equilibrio più alto tra le ragioni dello sviluppo e quelle dell’ambiente – conclude l’assessore regionale all’Ambiente, Federica Fratoni – La geotermia è a buon titolo annoverata tra le fonti rinnovabili e la sua coltivazione, grazie alla legge, avverrà con le massime ricadute economiche e occupazionali per i territori coinvolti e con la medesima attenzione per gli assetti ambientali e paesaggistici».
Sul fronte degli incentivi nazionali però «ancora oggi attendiamo da parte del sottosegretario Crippa la convocazione del tavolo promesso. Continueremo a batterci in sede nazionale affinché la geotermia, ad alta come a media entalpia, venga adeguatamente incentivata».