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La Svizzera studia il suo potenziale geotermico

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Il Consiglio Nazionale Federale ha approvato una mozione che chiede al Governo di sviluppare misure idonee alla promozione dell’energia geotermica.

Fonte: GeotermiaNews

Autore: Redazione

La Svizzera è il Paese numero uno al mondo per l’impiego delle sonde geotermiche nel settore del riscaldamento: da nessuna’altra parte, infatti, sono installati più impianti di sonde geotermiche per chilometro quadrato di superficie.
Purtuttavia nella federazione elvetica non si produce elettricità da fonti geotermiche, nonostante gli esperti ritengano il potenziale del calore del sottosuolo molto elevato.
Per questo motivo, quando nel 2011 il parlamento federale votò una legge che metteva la parola fine alla produzione elettrica nucleare entro 2034, una delle fonti su cui fu posta molta attenzione per coprire una parte consistente del fabbisogno elettrico svizzero era proprio la geotermia. 
Nel programma energetico al 2050, infatti, il governo svizzero vorrebbe aumentare al 7% la parte di elettricità fornita dalla geotermia.
Sino ad oggi, però, i vari progetti avviati prima a Basilea, poi Zurigo e infine in San Gallo, hanno tentato di sviluppare la tecnologia del cosiddetto “sistema geotermico potenziato” (Enhanced Geothermal System, EGS), un metodo che prevede di scavare in profondità -4000 metri o più- per raggiungere gli strati in cui la roccia ha una temperatura di 200 °C. A quel punto il procedimento prevede la fratturazione delle rocce attraverso l’iniezione di acqua ad alta pressione e, successivamente, il ripompaggio in superficie per la produzione di elettricità.
Tali progetti si sono tuttavia arenati, sinora, di fronte ad alcuni problemi di natura geologica.
Pochi giorni fa, infatti, il Consiglio Nazionale ha approvato una mozione presentata dalla consigliera della zurighese Kathy Ricklin, che chiede al Governo di sviluppare misure idonee alla promozione dell’energia geotermica.
Il testo approvato chiede, in particolare, al Governo di attivarsi nell’ambito della ricerca di siti idonei allo sviluppo della geotermia, e la messa a punto di linee direttrici a livello nazionale.
Saranno invece direttamente i Cantoni a definire una mappa dei siti idonei su cui compiere le ricerche.
Il Cantone dei Grigioni si è già messo in tal senso e ha dato vita ad uno studio di fattibilità per esaminare il potenziale geotermico presente nel sottosuolo, nella valle del Reno e nella Bassa Prettigovia.
L’approccio seguito dai Grigioni è comunque molto prudente e teso soprattutto a studiare le caratteristiche del sottosuolo, senza ricorrere a perforazioni.
«Vogliamo verificare -ha spiegato Eric Büsser dell’Ufficio dell’energia grigionese- se c’è acqua calda nel sottosuolo e qual è il potenziale geotermico nel nostro Cantone oltre a verificare se ci sono dei clienti che potrebbero acquistarla».
Eric Büsser  sottolinea poi la differenza di impostazione rispetto ai precedenti progetti avviati in altre aree della Svizzera : «non saranno investiti milioni ma 180’000 franchi».
Un approccio che ha convinto anche il consigliere retico Martin Schmid che ritiene corretto puntare sulla ricerca guardando ad un futuro relativamente lontano: «l’orizzonte da considerare –ha detto Schmid– è il 2050, data in cui anche i Grigioni vorrebbero farsi trovare pronti con dati e certezze alla mano».