Home Cosvig La Strategia Energetica Nazionale fa discutere

La Strategia Energetica Nazionale fa discutere

445
0
CONDIVIDI
APER, l’Associazione dei produttori di energie rinnovabili e il Comitato IFI, che raccoglie la maggior parte delle industrie fotovoltaiche italiane, intervengono sulla SEN

Fonte: Rinnovabili&Territorio

Autore: Redazione

Il 30 novembre scadranno i termini per la presentazione delle osservazioni alla bozza di Strategia Energetica Nazionale 2013–2020, pubblicata sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico lo scorso 16 ottobre.

Il documento sarà quindi sottoposto a consultazione nei prossimi mesi, con l’intenzione di giungere ad una sua approvazione definitiva entro la fine dell’anno e per il prossimo giovedì è prevista un’audizione del ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, alle commissioni Ambiente Lavori Pubblici e Attività Produttive della Camera dei Deputati sulla Strategia Energetica Nazionale.

Molte sono già le prese di posizione da parte delle associazioni del settore e, se è piuttosto unanime l’apprezzamento sul metodo consultivo avviato, non mancano le critiche nel merito dei contenuti.

Sono passati quasi venticinque anni dall’ultimo Piano Energetico Nazionale e
“nonostante questa lunga attesa –dicono da APER, l’Associazione dei Produttori di Energie Rinnovabili- il documento pone degli obiettivi piuttosto limitati, visto che non si va oltre il 2020. In un momento in cui la Commissione Europea sta identificando per le rinnovabili ulteriori obiettivi al 2030 ed esiste già una roadmap al 2050, limitare lo sguardo al 2020 appare davvero di corto respiro, anche perché l’orizzonte temporale degli investimenti del settore è mediamente molto più lungo”.

Nel merito APER sostiene che le priorità enunciate sono “ampiamente condivisibili: dalla promozione dell’efficienza energetica, indicata come la priorità principale, allo sviluppo sostenibile delle energie rinnovabili, fino allo sviluppo di un mercato elettrico pienamente integrato con quello europeo e in cui la produzione rinnovabile possa partecipare a pieno titolo”.

Non altrettanto condivisibili gli strumenti attuativi per il raggiungimento degli obiettivi, in cui si rileva -secondo APER- “una notevole dissonanza tra buone intenzioni e la possibile realizzazione. Sembra si dia per scontata la piena competitività delle fonti rinnovabili con quelle fossili e che non siano più richieste misure di sostegno adeguate oltre i decreti ministeriali di luglio sulle rinnovabili“. Viene considerato insufficiente, infatti, il supporto dato alle fonti rinnovabili nella fase di transizione post-incentivi, non chiara la modalità con cui perseguire l’obiettivo della semplificazione delle procedure autorizzative, non coerenti i tempi tra i vantaggi fiscali previsti e la realizzazione effettiva degli impianti.

Infine –scrive APER si ventila una revisione del meccanismo dello scambio sul posto, un incentivo implicito che coniuga semplicità ad efficacia, in modo da estenderne l’applicazione, ma al tempo stesso rendendo partecipi i produttori di buona parte degli oneri di sistema”.

La SEN non prevede inoltre nulla in merito ai “Sistemi Efficienti di Utenza (SEU), che attendono una regolazione da più di quattro anni, che potrebbero rappresentare, per la generazione distribuita e la vendita diretta di energia, un nuovo paradigma di sviluppo, che non aumenterebbe i costi per il sistema elettrico nel suo complesso”.

Quale che sia il documento che uscirà dal processo di consultazione dei prossimi mesi -per APER Aper- è innegabile, però, che occorrerà istituire dei periodici momenti di monitoraggio dell’attuazione della SEN. Non si deve correre il rischio che il documento venga ‘dimenticato’ dai governi che succederanno all’attuale o che vengano stravolte ancora una volta le regole a partita in corso”.

Per IFI, l’associazione che raccoglie oltre l’80% delle industrie nazionali della produzione di celle e moduli fotovoltaici, nella SEN “manca un piano di sviluppo reale del comparto, mentre il contatore del Quinto Conto Energia dà segnali oggettivi di paralisi del mercato.

Nella Strategia Energetica Nazionale varata dal governo «è drammatica l’assenza di indicazioni sulla politica di sviluppo industriale del comparto fotovoltaico: le misure programmatiche indicate a beneficio del mercato sono già vecchie, mentre quelle a sostegno dell’industria nazionale delle componenti sono del tutto inesistenti- ha affermato il presidente dell’associazione, Alessandro Cremonesi.

Secondo IFI servirebbero alcune misure quali detrazioni fiscali con estensione del beneficio alle aziende, un innalzamento del limite per il meccanismo di "scambio sul posto" dell’energia prodotta e consumata, una dilazione sui debiti a medio e lungo termine che le industrie italiane hanno contratto per l’ingresso nel settore, la creazione di un fondo di garanzia governativo, per agevolare l’accesso al credito da parte delle industrie manifatturiere del comparto che investono in tecnologia.