Salutato da un sold out e da lunghi e fragorosi applausi, «Pilade/Campo dei Rivoluzionari», creatura teatrale di Gianluca Guidotti ed Enrica Sangiovanni di Archivio Zeta, insegue la ricerca di una giustizia che non scenda più a patti con la massificazione. E’ la lucida parabola pasoliniana della trasformazione sociale partorita dal capitalismo, e che irrompe in una messinscena commovente e toccante che ha visto partecipare 150 attori non professionisti. Fra cumuli di sale e cascate di oro bianco, si scagliano le figure nere dei cittadini-attori. Poi la scena è tutta per loro: dietro al corteo della Dea Atena, arrivano, di nero vestiti e brandendo nelle mani maestose bandiere bianche, gli operai della Smith Bits, ai quali VolterraTeatro ha voluto fortemente dedicare l’ultima edizione del festival.
LE VESTI nere spariscono, ci si spoglia del proprio fardello e, all’apice della piéce, tutti i dipendenti mostrano le magliette-simbolo dell’eroica battaglia operaia portata avanti ormai da tre mesi esatti per riuscire a salvare i posti di lavoro che sono minacciati dalle convulsioni di un mercato globale, da quella illogica presunzione di calpestare, nel nome del profitto, diritti e dignità di ogni lavoratore. Da una marcia capitalistica spregiudicata, insomma, che prende la forma di un imperativo categorico, dove le persone si riducono a biechi conteggi numerici.
IL PROGETTO. Archivio Zeta, che già la scorsa estate aveva messo in piedi il miracolo teatrale de «La Ferita», spettacolo en plein air costruito su un’azione teatrale corale dopo i tremendi crolli delle porzioni murarie, ha portato avanti, durante lo scorso inverno, un lunghissimo laboratorio teatrale in quel di Volterra, tutto incentrato sull’opera di Pasolini.
PIÙ IN GENERALE, in un cammino artistico che in questi giorni si è in pratica snodato nei «luoghi sospesi e vicini all’infinito», il festival ha scelto di far battere il proprio cuore a Saline, di dar voce alla situazione «sospesa» dei lavoratori dello stabilimento di trivelle.