Negli anni Sessanta era la produzione di materiale edile il core
business dell’azienda che, negli anni, ha ampliato la gamma dei propri
prodotti e ha creato il gruppo Pramac Spa, con stabilimenti in tutto il
mondo, quotato in Borsa dal 2007. Attivo nella produzione e
commercializzazione a livello mondiale di gruppi elettrogeni per la
generazione di energia elettrica, macchinari per la movimentazione
logistica interna, il gruppo oggi punta sulle rinnovabili per
garantirsi uno sviluppo concorrenziale. «Il prossimo 23 luglio sarà
inaugurato lo stabilimento svizzero di Riazzino – spiega Paolo
Campinoti, ad di Pramac – e daremo il via alla produzione e
distribuzione sul mercato dei nostri moduli fotovoltaici di ultima
generazione, a “film sottile”, denominati Pramac Luce Micromorph».
Una nuova tecnologia che permette di avere un prodotto a costi
inferiori e un rendimento maggiore: «I moduli producono il 15% in più
di energia su base annua rispetto ai pannelli tradizionali, hanno un
design raffinato e sono integrabili dal punto di vista architettonico
oltre ad essere eco-compatibili – spiega Campinoti -, solo con questa
nuova produzione stimiamo di raggiungere entro la fine dell’anno un
fatturato di circa 18 milioni di euro».
L’energia verde è stata una via per restare competitivi nonostante
la competitività dei Paesi del Far East per Solsonica, la società di
Cittaducale (Rieti) appartenente al gruppo Eems: «Dal 1970 produciamo
semiconduttori, ma la forte concorrenza della Cina ci ha spinti a
diversificare – spiega Giuseppe Scopigno, responsabile comunicazione
Solsonica -, nel 2005 la Eems ha così aperto due filiali in Cina e una
a Singapore per continuare la produzione di semiconduttori, mentre nel
2007 abbiamo costituito Solsonica nella sede italiana, che conta 200
dipendenti, per capitalizzare la nostra esperienza legata alla
lavorazione del silicio e sfruttare le opportunità rappresentate dallo
sviluppo del fotovoltaico». La scelta è ricaduta sul fotovoltaico: «È
un mercato con buone prospettive, dove potevamo sfruttare il nostro
know-how tecnologico – spiega Scopigno –, inoltre in Italia mancava una
filiera produttiva per sostenere la crescita del mercato fotovoltaico e
siamo stati tra i primi a produrre le celle e i pannelli».
L’80% della produzione è destinata al mercato nazionale, ma dallo
scorso anno è iniziata l’esportazione di moduli fotovoltaici anche in
Germania e Spagna: il primo anno di attività si è chiusto con un
fatturato di 20 milioni di euro, il 12% dei 154 milioni totali: «Si
tratta di un’attività collaterale che sta prendendo sempre più valore:
nel primo trimestre di quest’anno abbiamo già fatturato sei milioni, il
25% del totale». Dal Trentino alla Sicilia si trovano storie di qualche
visionario che ha visto nell’energia solare il futuro o di chi ha
delocalizzato attività poco competitive e si è concentrato su un futuro
verde. Il gruppo Moncada Energy Group di Agrigento è stato uno dei
primi: «Abbiamo sfruttato le nostre competenze ingegneristiche per
creare impianti eolici, poi abbiamo continuato con i pannelli solari e
abbiamo appena finito la realizzazione di tre impianti a biomasse –
racconta Salvatore Moncada, ad del gruppo – all’inizio sembravamo solo
dei sognatori, ma puntare sulle rinnovabili ha permesso una crescita
notevole e adesso costituisce la metà del nostro fatturato». La sede
siciliana conta 220 addetti e un fatturato di 70 milioni di euro: «Per
il 2010 prevediamo di arrivare a 500 dipendenti e 200 milioni di
fatturato, di cui 120 milioni provenienti dal settore energia».
Nuovi
posti di lavoro, con ripercussioni positive sull’indotto, investimenti
all’estero per acquistare terreni, come quelli in California dove nei
prossimi mesi verrà creato un nuovo impianto solare: «Nell’idea di
Barack Obama la green economy comporta nuovi posti di lavoro su tutta
la filiera, ma in Italia non è così – lamenta Moncada – non è una
strada in discesa, purtroppo, anzi le difficoltà burocratiche aumentano
ogni giorno e manca una sana competitività, mentre è molto più facile
lavorare all’estero».